Giornalista minacciato, inchiesta vietata al mercato delle pulci

Giornalista minacciato, inchiesta vietata al mercato delle pulci

GIUGLIANO – Prendete un mercato delle pulci,  di quelli carichi di romanticherie e carabattole, dove si mescolano stoffe e dialetti come in un grande suk mediorientale. Poi prendete un giornalista un po’ sprovveduto, povero di esperienza, uno di quegli scribacchini come me che decide di tuffarsi in un mondo che gli è estraneo dopo anni passati a consumare riviste letterarie. Ci siete? Bene. Mescolate questi due ingredienti e aggiungeteci un condimento che fa un po’ a cazzotti con l’impasto: Via Santa Maria a Cubito, zona di confine fra Giugliano e Villa Literno. Camorra e criminalità. 

@Armando Di Nardo

Il risultato sarà questo: un giornalista minacciato in un grande mercato delle pulci dove circola di tutto e di più fuori da ogni regola e dove le uniche pulci sono quelle che cerco di mettere io nell’orecchio del lettore. Perché è più o meno quello che mi è successo ieri, domenica mattina, quando ho deciso di fare una capatina al mercato su segnalazione di un amico ambulante. L’idea è nata da ciò che mi era stato raccontato: ingresso per qualunque venditore, provvisto o meno di licenza, dietro corrispettivo di 30 o 40 euro da versare nelle casse delle oscure entità che gestiscono il mercato (la camorra? Gli alieni? Semplici concessionari?). Niente contratti di affitto, niente licenze, niente autorizzazioni. Chiunque può decidere di caricarsi l’automobile di cianfrusaglie e venderle nel mercato domenicale di Via Santa Maria a Cubito.

Quanto avevo raccolto mi bastava per sapere che qualcosa sotto puzzava. Così, armato di videofonino e curiosità, ho deciso di addentrarmi nel labirinto di bancarelle che occupa un’area vasta 10mila metri quadri a ridosso del Mog. Traffico in tilt, auto fuori posto, ingorghi. Tutto sotto gli occhi di tutti.

All’inizio mi è andata liscia. Io e la mia collega abbiamo scattato foto, curiosato fra i banconi, girato video. Si vendeva ogni cosa a prezzi stracciati: dalle sciabole di San Marino alle tazze del water, passando per fumetti e magliette a due euro. Pubblico multietnico: nordafricani, Rom, albanesi, nigeriani. Ce n’era per tutti i gusti.

Poi è bastato rivolgere qualche domanda ai venditori per infrangere un codice di regole segreto. Il primo degli ambulanti si è tappato la bocca. Ma l’errore più grande è stato riprovarci col secondo. Dopo averlo ammorbidito con l’acquisto di un dvd da tre euro (“I Guardiani del Destino”, tratto da un racconto di Philip Dick che racconta di oscuri burattinai metafisici che gestiscono le nostre vite. Profetico), ha cominciato a raccontarci qualcosa. Come si entra, quanto si paga, quanti sono gli abusivi. Troppe notizie, insomma. Tanto che la conversazione è stata interrotta da un energumeno di circa trent’anni piovuto da chissà dove alle mie spalle. La prima cosa che il tizio fa è schiacciarmi la sua faccia contro la mia. Poi mi urla cosa facessi lì, chi fossi e quali domande avevo fatto. Vi confesso che non sono un campione di coraggio. Così, preso alla sprovvista, ho cominciato a balbettare qualcosa, mostrando il dvd a discolpa della mia curiosità: “Sono venuto a comprare…”. Il dvd, ahimé, è stato afferrato e scaraventato sul bancone. Non avevo più uno scudo. “Tu sul giornale non puoi scrivere nulla, hai capito? Se scrivi ti appoggio le palle in bocca”. Questo, ovviamente, proferito nel più flautato dei dialetti napoletani.

Quando è andato via, dopo la minaccia a sfondo scrotale, ho tirato un sospiro di sollievo. Mi sono cucito la bocca per paura di fellatio indesiderate e sono andato via consolandomi con l’acquisto di una vecchia macchina da scrivere “Olympia”, esposta sola soletta su un bancone a pochi passi dall’uscita. “Non potrò fare domande”, mi sono detto. “Ma, palle in bocca o meno, potrò almeno scrivere le risposte”.