Crisi rifiuti a Giugliano, assolto l’ex commissario Catenacci. Non fu disastro ambientale

Crisi rifiuti a Giugliano, assolto l’ex commissario Catenacci. Non fu disastro ambientale

La Corte dei Conti: “Nessun danno, né patrimoniale né di immagine, per la raccolta differenziata nel Comune” NAPOLI – Assoluzione per l’ex


La Corte dei Conti: “Nessun danno, né patrimoniale né di immagine, per la raccolta differenziata nel Comune”

NAPOLI – Assoluzione per l’ex commissario, e prefetto, cittadino e assessore dell’amministrazione De Lucia a Positano in Costiera amalfitana. Nessun danno, né patrimoniale né di immagine, per la raccolta differenziata nel Comune di Giugliano: si chiude con una assoluzione il procedimento istruito dinanzi alla Corte dei Conti per presunti danni da oltre sette milioni e mezzo di euro legati alla gestione della differenziata tra il 2003 e il 2006. I magistrati contabili hanno assolto Giulio Facchi, ex subcommissario di governo per l’emergenza rifiuti in Campania, Corrado Catenacci, ex commissario straordinario per i rifiuti, Francesco Taglialatela, ex sindaco di Giugliano, e gli ex assessori Emanuele D’Alterio, Giuseppe Di Girolamo, Armando Di Nardo, oltre alla Igica nella persona del legale rappresentante.

In venti pagine sono racchiuse le motivazioni del verdetto depositate in questi giorni. Le questioni affrontate hanno riguardato il merito delle contestazioni e aspetti procedurali. Tutto ruotava attorno alla gestione della raccolta differenziata nel Comune di Giugliano nel periodo clou della crisi che affliggeva la Campania tutta. La magistratura contabile aveva puntato i riflettori su amministratori comunali e vertici della gestione commissariale dell’epoca, ipotizzando danni per il mancato raggiungimento dei livelli di raccolta differenziata stabiliti dalla normativa. Secondo gli inquirenti, il fatto che il servizio di raccolta differenziata fosse a carico del Consorzio Napoli 1 non avrebbe escluso le presunte responsabilità degli amministratori del Comune di Giugliano, in particolare gli allora sindaco e assessori (Taglialatela, D’Alterio, Di Girolamo, Di Nardo) per assenza di controllo e coordinamento. E per quanto riguarda la gestione commissariale (Catenacci e Facchi), la Procura contestava l’affidamento alla società Igica (allora partecipata del Comune di Caivano e poi fallita) e il mancato controllo sull’attività del Consorzio.

Per il 2003 la responsabilità sarebbe stata addebitabile agli amministratori comunali e del consorzio che non avrebbero verificato che venisse attuata la raccolta differenziata. Accuse ampiamente contrastate dalla difesa (avvocato Andrea Amatucci per Catenacci, avvocati Michele Costagliola e Michele D’Alterio per D’Alterio, avvocato Luciano Pennacchio per Di Nardo, avvocato Bruno Cantone per Taglialatela e Di Girolamo, avvocati Massimo Gentile e Enzo Napolano per la Igica) sia nel merito che sotto il profilo procedurale, come per la società Igica che secondo i difensori non poteva essere oggetto di contestazione perché appaltatore e non concessionario di pubblico servizio. I difensori hanno anche evidenziato che una percentuale di raccolta differenziata fu comunque raggiunta e hanno chiesto di respingere la richiesta di risarcimento dei danni. Teoria condivisa dai giudici della Corte dei Conti che hanno dichiarato inammissibile il danno di immagine e assolto i convenuti da ogni responsabilità.

«Ho sempre avuto fiducia nella magistratura – ha commentato l’ex commissario Catenacci – Piano piano si stanno chiudendo con assoluzioni tutti i procedimenti legati alla gestione dei rifiuti in Campania, una gestione particolarmente impegnativa che durò dagli inizi del 2004 alla fine del 2006 e che mi ha visto affrontare in prima persona questioni non facili, come l’apertura del termovalorizzatore di Acerra che annovero tra i miei meriti». L’emergenza rifiuti e le misure controverse: «Per ogni iniziativa che si adottava si avviava un procedimento giudiziario – ricorda Catenacci – perché la gente si lamentava, i partiti tutti e alcune istituzioni protestavano e contestavano. Anche questo procedimento dinanzi alla Corte dei Conti nasceva da una denuncia e dopo quasi otto anni si è accertato che non furono commesse irregolarità».

FONTE: Viviana Lanza – Il Mattino