Giugliano, una città senza stadio. La struttura, abbandonata è in balia dei vandali

Giugliano, una città senza stadio. La struttura, abbandonata è in balia dei vandali

Nel nostro video le condizioni attuali del De Cristofaro. C’è bisogno di un progetto serio, il prima possibile

@Saverio Nappo

Giugliano, una città senza stadio

GIUGLIANO – Giugliano, una città senza stadio. Cos’è una città senza uno stadio? Si, ok, non c’è neanche un cinema e di locali ce ne sono ancora pochi in questa provincia troppo grande. Ma, mi chiedo, cos’è una città senza uno stadio? Un posto incolore, forse anonimo. Oserei dire triste.

Lo stadio è un punto importante di aggregazione popolare. Lo stadio rappresenta il primo sogno per i bambini di ogni generazione. Percorri distrattamente una strada che ti porterà al tuo prossimo impegno e ti ritrovi a guardare le altissime torri dei riflettori che annunciano, da lontano, che lo stadio è lì. Ci passi vicino, vieni rapito dall’inconfondibile alternarsi dei gradoni, resti incuriosito dal corpi spalti semplice e imponente. Lo guardi, ti si mozza il fiato e ti accorgi che è Venerdì e che manca poco al giorno del pallone. Non vedi l’ora!

Ma lo sconforto arriva veloce e cinico a smorzare la tuo gioia sul nascere. Non c’è più una squadra che calchi quel campo. Non c’è più il Giugliano. Non ci saranno ne curiosi, ne tifosi, ne ultras a rendere vivi quegli spalti. Non c’è neanche più lo stadio, in un certo senso. Non c’è niente.

Il manto erboso è ridotto ad una selva. Probabile che all’altezza del centrocampo ci sia qualche cane randagio che abbia deciso di allevare la sua cucciolata al sicuro, lontano dalle auto che lambiscono impassibili gli ampi e vuoti parcheggi. La pista di atletica, mai usata per rassegne di atletica leggera, sta cambiando lentamente colore sfumando dal rosso al verde. Non chiedetemi come, non saprei spiegarvelo.

Le tribune sono diventate il parco giochi privato di giovani vandali che di pallone non sanno niente e che pare trovino divertente lanciare pietre alle vetrate di separazione dei settori. Quello che una volta era il settore ospiti, ora, ospita una collezione di bombolette arrugginite dall’umidità e dalla pioggia. Paradossalmente l’unica cosa che rende ancora belli i muri di cinta sono proprio i murales che spuntano nella notte e colorano il giorno. Se vedeste in che stato sono ridotti gli spogliatoi, le infermerie, gli uffici, le sale stampa, le sale d’attesa, vi verrebbero prima le lacrime, poi dalla rabbia vi verrebbero i conati di vomito. Cosi come è successo a me.

Iniziereste a chiedervi come è stato possibile che uno stadio inaugurato il 31 Agosto 2000, con un’amichevole contro il Napoli, con una capienza di 12000 persone, più volte riempito negli anni successivi, sia finito in quello stato. Com’è possibile che una cosa così grande, sotto gli occhi di tutti, vanto per i tifosi e appassionati, sia stato pugnalato più volte alle spalle fino a diventare un letamaio, un colabrodo, un qualcosa che non è né stadio né discarica?

Cos’è una città senza uno stadio? Dov’è l’aggregazione? Dove sono le promesse mai mantenute? Non importa. La storia è sempre quella. Questa città reclama con rabbia un pezzo di se lasciato marcire. Non ci sono scusanti per chi ha permesso tutto ciò. Ma è tempo di ridare alla città di Giugliano quello che è della città di Giugliano. Il passato sta a zero, come le chiacchiere. Bisogna fare quadrato, tifosi-cittadini-politici-imprenditori. Questa città ha bisogno di bellezza.