Fiorentina-Napoli, il nuovo calcio all’italiana

Fiorentina-Napoli, il nuovo calcio all’italiana

Marcos Alonso e Higuain firmano il pari al Franchi di Firenze. Le due squadre confermano le loro capacità giocando una bellissima partita. Il Napoli, stanco, sale in cattedra solo nella ripresa provando a sfruttare il calo fisico dei padroni di casa.

@Saverio Nappo

settore outNAPOLI- Ci siamo. Arriva il crocevia della stagione per entrambe le formazioni che non attraversano un buon momento di forma. Paradossalmente, quella che dovrebbe essere (ed effettivamente è) la rappresentazione del miglior calcio moderno all’italiana, è una partita vittima del calcio-spezzatino strettamente dipendente dalle iniezioni monetarie effettuate da televisioni e sponsor. Nel fine settimana non c’è stato spazio per questo classico del calcio: bisognava dare il “giusto” risalto all’altro big match che, francamente di “big”, ora come ora, ha ben poco. A Torino, la Juve liquida una timida Inter e allunga a +4 sul Napoli, in attesa dello scontro ad altissimo coefficiente di difficoltà del Franchi, di lunedì sera. Un monday night per calciofili dal palato fine. Lo sanno a Torino, lo sanno a Milano, lo capiscono i tifosi di casa ma anche quelli provenienti dalla città del sole. Alla fine, saranno circa in 5000 da Napoli, all’Artemio Franchi. Di lunedì sera. Chapeau!

tello-ghoulamNella nuova era del calcio italiano si osserva un noioso distacco tra chi solitamente vince e chi è costretto a rincorrere, mangiandosi le mani o magari anche le sue stesse ambizioni. Tuttavia l’andazzo è grosso modo un back to the primitive calcistico, un ritorno alle origini, agli anni ’70 o al massimo agli anni ’80. Si affronta la partita con grinta ma col timore, reverenziale e non, che ti costringe a difendere la tua area di rigore prima ancora di pensare ad attaccare quella avversaria. Assistiamo, quindi, alla solita routine di poche emozioni e di fegati spappolati, sulle gradinate degli stadi o sui divani predisposti a mo’ di tribuna d’onore. Poche occasioni, poche emozioni, tanti condizionali, poche esclamazioni. Ma non è tutta melma quella che puzza. Rivisitazioni di modi di dire a parte, c’è una speranza tutta italiana di tornare a vedere il pallone rotolare veloce sul rettangolo verde, tanto da ricaricare gli animi degli spettatori neanche fosse una dinamo. Fiorentina e Napoli sono la più apprezzabile e cristallina rappresentazione del nuovo calcio all’italiana fatta di attacco e tiki-taka, di copertura totale del campo e fiducia nei propri mezzi, di “stringere i denti” e “correre fino al novantesimo e oltre”.

higuainCosì come quella del girone d’andata al San Paolo (2-1 per il Napoli, ndr), la partita vista al Franchi di Firenze lascia di stucco chi la guarda, neanche fosse un’ inaspettata opera d’arte spuntataci avanti di sorpresa appena voltato l’angolo d’ingresso di un museo. Non so se vi è mai capitato ma a me è successo a Madrid al Reina Sofia, quando mi è letteralmente esploso avanti la Guernica di Picasso. È una digressione artistica pericolosa ma rende l’idea di cosa possa provare chi, dopo un weekend calcistico grigio e uggioso, si trovi davanti Fiorentina-Napoli. Le squadre si affrontano a viso aperto sin da subito, senza paura, spinte dalle rispettive tifoserie ma anche, forse, dalle delusioni europee, troppo pesanti da poter essere già state digerite. La viola va in vantaggio sfruttando uno dei pochi punti deboli dei bianco azzurri: il calcio d’angolo. Cross dalla bandierina, blocchi sui saltatori, Marcos Alonso di testa in mischia, rete. Facile facile. Se siete la Fiorentina, però. Palla al centro, subito azione d’attacco, manovra avvolgente, pressing sul portatore di palla ancora in debito d’ossigeno per l’esultanza, errore indotto, Higuain come una iena, rete. 1-1. Tutto sistemato, facile facile. Se siete il Napoli, però.

insigne tataIl primo tempo, però, è di marca viola, con una traversa e un incrocio dei pali colpiti prima del duplice fischio con il Napoli a provarci di contropiede senza trovare il corridoio giusto. La sensazione è che tra le due deluse d’Europa, la Fiorentina sia quella con più ossigeno nei polmoni. Sarà l’aria di casa o l’odore di erba umida o magari il profumo dell’Arno che ti fa dimenticare la salsedine del mare, ma i padroni di casa spingono fortissimo sull’acceleratore sfiorando più volte il vantaggio che però non arriva. Il calcio totale fatto di attacco e corsa, tuttavia, ha un costo salato da pagare, soprattutto se il giovedì anziché allenarti al centro sportivo dietro casa sei andato a qualche migliaio di chilometri a prendere tre palloni da undici sbarbatelli che si stanno giocando la Premier League con il Leicester delle meraviglie. Difatti il secondo tempo è tutto (o quasi) in apnea. L’apnea non è semplice mancanza di ossigeno ma è crisi fisica, mancanza di lucidità. È anche ansia o qualcosa simile alla sensazione che provate ascoltando una canzone che sembra andare a chiudersi ma che non finisce mai. Ne avrei da suggerirvi, ma sono certo che abbiate capito perfettamente a quale tipo di canzoni mi riferisco. Il Napoli sale in cattedra stringendo i denti e aggrappandosi all’immenso talento dei suoi top player. In maniera del tutto inedita, muta la sua manovra e prova più volte la penetrazione centrale con lancio a mezza altezza sul contropiedista. Ci provano Callejon, Higuain, Insigne, più tardi anche Mertens. Il vantaggio non arriva. Al minuto 93 la divina provvidenza arriva sotto forma di pallone bianco materializzatosi a 3 metri e mezzo dalla porta. La fortuna è una dea bendata, lo sapete: il pallone della vittoria all’ultimo secondo capita sul piede sbagliato dell’uomo sbagliato. Insigne calcia di sinistro, Tătărușanu riesce ad opporsi. Niente da fare. Triplice fischio.

settore inLa Juventus, alla fine del giro, è a +3 sul Napoli, secondo. Al terzo posto Fiorentina e Roma a -5 dai partenopei. A seguire, ma diversi anni luce dietro Inter a 48 e Milan a 47. Il miglior calcio italiano occupa un posto e mezzo utile per la qualificazione alla prossima Champions League, e viaggia con tre punti di ritardo da chi detiene il primato più per deformazione professionale che per innovazione. Al Franchi, dopo il triplice fischio, c’è stata una valanga di applausi, dalle tribune, dalle curve, dal settore ospiti, per la battaglia vista in campo nel segno della bellezza e del volto nuovo del calcio italiano che non ne può più di pullman parcheggiati avanti le porte di 7 metri e 32. Si svuotano le tribune, sabato si scende di nuovo in campo.