La ragazza nella nebbia: niente è come sembra

La ragazza nella nebbia: niente è come sembra

Toni Servillo, Jean Reno e Alessio Boni contribuiscono al buon esordio registico di Donato Carrisi. La ragazza nella nebbia è un thriller che spiazza di continuo lo spettatore


Il fatto che Donato Carrisi abbia diretto la trasposizione cinematografica del suo romanzo La ragazza nella nebbia è un’ulteriore riprova del superamento della retorica “il libro è meglio del film” o viceversa. Sono due forme espressive completamente differenti, e per questo non paragonabili. Del resto, se fossero la stessa cosa non avrebbe molto senso per un artista creare un “doppione”. Ciò detto, se c’era uno scrittore naturalmente portato per l’esperienza registica lasciando pressoché inalterato il grado di emozionalità questo era proprio l’autore pugliese. La sua scrittura asciutta e “per immagini” è infatti già di per sé una sceneggiatura “mascherata”. Forse è anche per questo che la produzione congiunta Medusa-Colorado ha scommesso sul progetto accordando a Carrisi un cast di attori di prim’ordine.

L’agente speciale Vogel (Toni Servillo) a colloquio con lo psichiatra Flores (Jean Reno).

Nella storia ambientata ad Avechot, cittadina immaginaria incastrata tra le Alpi, coerentemente con il romanzo l’azione si svolge secondo la tecnica del flashback. L’agente speciale Vogel (Toni Servillo) viene chiamato per indagare sulla scomparsa di Anna Lou, una sedicenne dai capelli rossi appartenente ad una confraternita religiosa. Un po’ per la necessità di reperire risorse per le indagini e un po’ per vanità, l’ispettore in pochi giorni riesce a montare ad arte un caso mediatico di portata nazionale. La piccola comunità, abituata all’anonimato e a un naturale distacco dal mondo, verrà assediata dalla stampa e dalla morbosità del pubblico. Ma soprattutto scoprirà suo malgrado che le Alpi e la fede non sono sufficienti a preservarla dal male. Ecco che allora l’urgenza di trovare un colpevole assume un significato che va ben al di là del desiderio di giustizia. E’ in gioco la tenuta morale del villaggio montano. Loris Martini (Alessio Boni), un insegnante di liceo da poco trasferitosi nel paesino con la famiglia (e dunque non ancora del tutto integrato), sembra avere il profilo giusto. Vogel si industrierà per far convergere su di lui i sospetti offrendo così in pasto al suo pubblico e alla cittadina stessa il mostro che tanto bramavano. Ma la nebbia impedisce di vedere che il male è molto più magmatico di quel che appare.

La storia è uscita quasi indenne dalle amputazioni imposte dal linguaggio filmico. E nonostante qualche sequenza didascalica e rimandi forzati a Twin Peaks, il film conserva un buon ritmo fino alla fine, riuscendo a depistare lo spettatore con un susseguirsi di colpi di scena. Decisive le eccellenti performance attoriali di Toni Servillo e Jean Reno. Ma soprattutto di un grandissimo Alessio Boni.