I veri padroni del calcio: incontro con Marco Bellinazzo

I veri padroni del calcio: incontro con Marco Bellinazzo

Il giornalista del Sole 24 ore ha presentato il suo ultimo libro parlando di calciomercato e Napoli


CASERTA – In questo lunedì mascherato da giovedì la voglia di parlare di calcio è palpabile, accecati come siamo dalla magia di Mertens contro la Lazio. Tuttavia prodezze del genere ormai non possono distrarci che per qualche ora da quello che il football è diventato negli ultimi anni: una cosa terribilmente seria. Piaccia o no, incombe l’obbligo di convivere con questo cambiamento. Ma per fortuna non siamo abbandonati al nostro destino. Esiste uno strumento che ci mette nelle condizioni di affiancare all’aspetto emozionale una (necessaria) lettura geopolitica di questo meraviglioso (ex) gioco. Stiamo parlando de I Veri padroni del calcio, terzo libro di Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 Ore ed esperto di finanza applicata allo sport. A Caserta, nella suggestiva location del Vovo Pacomio Drink and Food in via Mazzini, l’autore ha parlato del suo ultimo lavoro davanti a un nutrito numero di appassionati accorsi per l’occasione e in compagnia dei relatori Veronica Riefolo (SportItalia), Francesco De Luca (Il Mattino) e Raffaele Auriemma (Mediaset Premium).

Diversi gli spunti di interesse emersi dalla discussione. A cominciare dal “tempismo perfetto” che De Luca riconosce al libro, uscito poche settimane prima dell’operazione che ha incendiato il calciomercato estivo: l’affare Neymar. Bellinazzo raccoglie l’assist spiegando con chiarezza le implicazioni geopolitiche, con al centro il Qatar, che hanno spostato questa esorbitante quantità di denaro. L’obiettivo dell’emirato di ripulirsi, assumendo (attraverso il Qatar Sports Investments, fondo proprietario del PSG) l’asso brasiliano come testimonial del mondiale 2022 (assegnazione più che discussa), l’immagine sporcata dalle accuse di vicinanza al terrorismo e uscire dall’isolamento cui è stato costretto dagli altri paesi del Golfo, su tutti l’Arabia Saudita (peraltro spesso e volentieri finanziatrice lei stessa del terrorismo). Basta già questo passaggio per comprendere come il calcio venga utilizzato per orientare il consenso, il cosiddetto soft power, una delle espressioni più ricorrenti nel libro anche a proposito della politica di Xi Jinping.

E’ chiaro che dinamiche di tale complessità, caratterizzate da simili esborsi di denaro pongono degli interrogativi sul futuro del calcio in Italia, un paese non esattamente tra i più influenti a livello geopolitico. Nello specifico, Raffaele Auriemma concentra l’attenzione sulle sorti del Calcio Napoli, una delle poche società ancora in mano a una famiglia. Con una Juventus sempre più ricca, le milanesi rivitalizzate dai contanti cinesi e una Roma che ha sbloccato la questione stadio, l’attuale competitività del club di De Laurentiis rischia di essere quasi un’anomalia. Bisogna correre ai ripari in fretta per allungare questo ciclo il più possibile. Urgono investimenti infrastrutturali: stadio e centro sportivo. Il coro è unanime in tal senso. Bellinazzo elenca tutta una serie di vantaggi legati alla costruzione di un impianto di qualità (50000 posti, costo di 350 milioni di euro, tempi di realizzazione 5 anni), che potrebbe fruttare dai 15 ai 50 milioni all’anno. Si ricordi che Il fatturato attuale del Napoli è di circa 130 milioni, quello della Juve è di 400, mentre superano i 600 i fatturati di Real Madrid e Barcellona. Già, il Barcellona. Secondo Bellinazzo è un modello alla portata del Napoli, che proprio come i catalani ha nella bellezza del gioco un elemento ormai identitario. Ma per realizzarlo occorre un centro sportivo all’avanguardia, una vera e propria Hub del calcio del Mezzogiorno. Un altro punto su cui si raggiunge l’unanimità è la permanenza a tempo indeterminato di Sarri, un allenatore che dovrebbe essere per il Napoli quello che Ferguson ha rappresentato per il Manchester United, uno dei quattro club più ricchi del mondo. La presenza nel contratto di una clausola rescissoria da 8 milioni lascia sullo sfondo un’incertezza nemica della programmazione a lungo termine. De Laurentiis dovrebbe fare di tutto per sostenere e trattenere il maestro toscano, un autentico valore aggiunto, così come dovrebbe impegnarsi, come detto, a patrimonializzare la società. Sempre se si vuole ambire a lottare davvero per lo scudetto e in maniera costante, non episodica. Ma De Laurentiis vuole?