La matematica, la musica e l’amore

La matematica, la musica e l’amore

il gioco espresso dalla squadra sembra essere frutto della fusione di matematica, musica e arte. Il Bologna incassa una delle sue peggiori sconfitte di sempre mentre gli azzurri superano momentaneamente la Roma, posizionandosi al secondo posto, alle spalle della Juve

@Saverio Nappo

NAPOLI – Diceva Renato Caccioppoli, illustre matematico partenopeo del ‘900, che «per tre cose vale la pena vivere: la matematica, la musica e l’amore». Sono certo che il Caccioppoli non pensasse affatto alle sorti del calcio – e nello specifico, a quelle del Napoli – quando pronunciò queste sue famose parole, però, a distanza di qualche decennio, esse sono in grado di spiegare perfettamente ciò che il Napoli effettivamente esprime e ciò che è. Il Napoli è matematica, quella di Maurizio Sarri, cultore della precisione raggiunta attraverso il lavoro e il sacrificio umano tipico degli anni ’60 e ’70. Il Napoli è allegoricamente musica: in che altro modo si potrebbe spiegare sinteticamente l’azione che, al Dall’Ara, si è conclusa con il destro al volo di poco a lato di Josè Callejon se non con la parola “sinfonia”? Ma soprattutto, il Napoli è amore, irrazionale ma preciso, inspiegabile ma reale, come un assioma matematico, come un brano che ti entra nella testa e non esce più, nemmeno se provi a dimenticarlo. Se, come diceva il Caccioppoli, è per la matematica, la musica e l’amore che vale la pena vivere, il tifoso partenopeo deve ritenersi alquanto fortunato.

16 goal in campionato, uno ogni 90 minuti giocati, e 6 assist

L’irrazionalità, a dire il vero, tende ad allontanare il calcio da quello che è matematicamente spiegabile e scientificamente dimostrabile. Prendete, ad esempio, Napoli-Palermo terminata col punteggio di 1-1, dopo un dominio totale – tecnico, tattico e fisico – da parte degli azzurri. Com’è possibile che sia finita in quel modo, nonostante l’impressionante mole di gioco prodotta dall’undici di Mister Sarri? Eppure, i numeri che descrivono quella partita non differiscono così tanto da quelli di altre partite conclusesi con vittorie abbastanza nette del Napoli. Quindi, giù con la paura, lo sconforto, la disperazione figlie dell’incomprensibile, di ciò che non si capisce. Poi, mentre ancora si cerca di dare un senso a qualcosa che sembra non averne, sette giorni dopo, a Bologna si manifesta un altro paradosso. A differenza del Palermo, chiuso a riccio a protezione di Posavez – in insolita serata di grazia –, il Bologna non rinuncia a giocare. Anzi, prova a mettere in difficoltà l’avversario, incurante dei rischi che nascono nel mostrare il fianco a chi va in giro col coltello tra i denti. È solo una metafora, per carità, ma se al posto del coltello ci mettete i numeri – la matematica calcistica sarriana – allora vi sembrerà tutto più chiaro.

 

7 goal e 5 assist in stagione

Vi sembrerà chiaro il perché di tutta quell’enfasi inesauribile, anche a risultato ampiamente acquisito, se, con la mente ritornate a Bologna-Napoli del 6 dicembre 2015. Finì 3-2 per i padroni di casa, dopo una partita maledetta, complicata da un arbitro fantasioso, nonostante due perle di colui che, qualche mese più tardi, avrebbe scritto il suo nome sopra quello di Nils Gunnar Nordahl. Non ci fu musica, allora, nonostante l’ultimo sole dell’inverno bolognese. Anzi, si ebbe la percezione della dimensione del Napoli, con i confini tracciati e invalicabili, anche se comunque apprezzabilissimi. La vendetta fu servita nella partita di ritorno, al San Paolo, con un piatto d’argento sul quale furono ammucchiati sei palloni. Ma Sarri, il professore, quel 6 dicembre probabilmente non lo ha dimenticato. Non solo! Può darsi che cerchiò di rosso la scritta ‘Bologna’ sulla sua Moleskine nera. Un anno e un mese più tardi, non c’è spazio per errori o tentennamenti. La matematica, la musica e l’amore conducono tutte ad un risultato: la vittoria.

9 goal e 7 assit in stagione

Si vince quando si dimostra un teorema, risolvendo interminabili e vertiginose equazioni. Si vince quando una nota entra in quella successiva, generano alchimia che attraverso il suono arriva al cuore. Si vince quando il cuore batte, poderoso, inarrestabile, regolare. Maurizio Sarri, intervistato da Paolo Condò – una luce nella notte del giornalismo sportivo italiano – ha detto che «una squadra triste può essere una squadra ordinata, ma alla fine perde 1-0». Ecco, vedete, queste parole sono direttamente collegate a quelle di Renato Caccioppoli, perché attraverso l’ordine della matematica applicata al gioco del calcio, si produce musica sotto forma di manovra corale che, a sua volta genera amore, per il gioco e per chi gioca. E l’amore è gioia. Sette volte gioia, come quella di Dries Mertens che diventa capocannoniere del campionato, come quella di Lorenzo Insigne che disegna calcio, come quella di Marek Hamsik che è ad un passo dalla storia. Gioia matematica, gioia musicale, gioia pura.