Speciale Cinema, Falchi: combattere il crimine violando la legge

Speciale Cinema, Falchi: combattere il crimine violando la legge

Protagonisti dell’opera scritta e diretta da Toni D’Angelo sono Fortunato Cerlino e Michele Riondino


SPECIALE CINEMA – Se pensate di avere ben distinti nella vostra mente i concetti di bene e male, la visione di Falchi non sortirà l’effetto di consolidare le vostre certezze. Anzi. Le mescolerà a tal punto che per due ore accarezzerete l’ebbrezza del dubbio.

Scritto e diretto da Toni D’Angelo, il film racconta la storia di Peppe (Fortunato Cerlino) e Francesco (Michele Riondino), due ‘falchi’ (denominazione di una speciale sezione della Squadra Mobile di Napoli) che, in borghese e in sella a una moto, serpeggiano a tutta velocità tra i vicoli della città per combattere la criminalità. La strada si trasforma in uno sfogatoio delle proprie intime frustrazioni, oppure è vero il contrario, e cioè che la loro vita privata è irrimediabilmente compromessa dal contatto diretto con la realtà nuda e cruda e pericolosa.

Per questo motivo, complice anche l’umana fallibilità, quella che dovrebbe essere una lotta al male degenera quasi in un assist perverso allo stesso. Che porta Peppe ad addestrare i cani per i combattimenti clandestini organizzati dalla criminalità cinese, e Francesco a vestire i panni del giustiziere che deliberatamente travalica i limiti della legalità, anche per porre un freno al divorante senso di colpa legato a un drammatico incidente passato che ha visto il suo coinvolgimento. Ma proprio mentre la misura sembra essere irrimediabilmente colma, arriverà per entrambi un incontro che risulterà decisivo per le loro vite.

Eccellenti le prove attoriali di Cerlino e Riondino. Si può dire superato a pieni voti una sorta di “esame di maturità” che li affranca dalla ‘serialità’, per così dire, con cui avevano conquistato il grande pubblico interpretando, rispettivamente, Pietro Savastano in “Gomorra” e il commissario Montalbano ne “Il giovane Montalbano”. Assolutamente convincenti sia nelle scene di pura azione sia nei frequenti silenzi, che fanno delle concessioni solo alle musiche di Nino D’Angelo, il padre del regista. Regista che – va detto – ha confezionato davvero un bel film poliziesco-drammatico che tiene lo spettatore col fiato sospeso fino all’ultima scena.