In Senza Fiato si insegue la vita

In Senza Fiato si insegue la vita

Girata interamente nel casertano, tra Santa Maria Capua Vetere e Caserta, la pellicola di Raffaele Virzillo fotografa la precarietà dell’esistenza figlia di una società che offre ben poche possibilità. Nel cast Fortunato Cerlino e Francesca Neri


Purtroppo è difficile non identificarsi in qualcuno dei personaggi di Senza Fiato. Il film di Raffaele Verzillo fotografa il periodo nefasto in cui è piombata la società che abitiamo da qualche decennio a questa parte. Privi di slanci, sogni, e possibilità, siamo costretti a muoverci all’interno di una realtà incolore. O meglio bianco e nera. Come il formato della pellicola, esaltato dalla splendida fotografia di Rocco Marra. Ma soprattutto come l’anima spenta che alberga nelle esistenze precarie protagoniste della storia. Ambientata sì nel casertano, tra Santa Maria Capua Vetere, Capua, San Leucio e Caserta, ma che ben avrebbe potuto svolgersi in qualunque contesto nazionale e non. Perché eccettuati pochi privilegiati la crisi esistenziale riguarda tutti. Tutti abbiamo paura del futuro.

La conferenza stampa tenutasi venerdì 6 ottobre al Duel Village di Caserta prima della proiezione di Senza Fiato. Da sinistra: Antonio Friello, lo sceneggiatore Pier Francesco Corona, la montatrice Maria Iovine, il regista Raffaele Verzillo, Fortunato Cerlino e Antonio Milo

Proprio come Michele (Fortunato Cerlino) e Anna (Antonia Truppo). Una coppia che non riesce a godere appieno del sogno che sta vivendo, mettere al mondo una bambina, perché frustrata dalla preoccupazione che l’ondata di licenziamenti in atto in azienda travolga anche Michele. Non se la passano meglio Alessandro (Vincenzo Alfieri) e Livia (Giuliana Vigogna), due fidanzati impossibilitati a costruirsi un avvenire. Entrambi disoccupati, con il primo plurititolato e insieme inascoltato ai colloqui di lavoro, e la seconda costretta a fronteggiare la madre Luciana (Francesca Neri), tuffatasi nell’alcol da quando è stata abbandonata dal marito. C’è poi Carla (Chiara Baffi), chiamata ad accudire il padre (Nicola Di Pinto) cardiopatico ricoverato in un ospedale che tutto sembra offrire tranne che assistenza.

Ma mentre all’interno di queste vicende dolorose, il cui incastro crescente è ben raccontato dal montaggio di Maria Iovine, i personaggi comunque lottano per uscire da quell’impasse attraverso un sostegno reciproco, la storia di Matteo (Antonio Friello), fratello di Michele, fa eccezione. Matteo è un matematico quarantenne e disadattato che si chiama fuori dalla lotta. Si convince che l’unica soluzione è il suicidio, e chiede a parenti e conoscenti un motivo per non procedere. Un atteggiamento scorretto, immaturo ed egoista, ovvero uno dei possibili prodotti di una società che cerca di compensare la mancanza di possibilità con la sovrabbondanza di giustificazioni a basso costo. Ma l’ultimo incastro, il ritorno di Enrico (Antonio Milo), marito di Luciana, in maniera indiretta gli donerà il senso.

La proiezione del film è stata preceduta da una stimolante conferenza stampa al Duel Village di Caserta, dove sono intervenuti il regista Verzillo, lo sceneggiatore Pier Francesco Corona, la montatrice Maria Iovine, e gli attori Cerlino, Friello e Milo. Innescati dalle domande dei giornalisti, gli autori dell’opera hanno manifestato la loro soddisfazione per aver realizzato un film low budget nel nostro territorio, sottolineando al tempo stesso che le tematiche affrontate travalicano i confini regionali, e anche nazionali. L’opera in questo senso si pone come una critica alla società complessivamente considerata.

Il film è denso di verità, ma non offre soluzioni. Nessuna opera deve avere questa ambizione. Però riesce in qualcosa di più importante: farci porre delle domande. Ci richiama a un maggiore senso di responsabilità verso noi stessi e verso gli altri. Ma soprattutto verso la vita stessa.