It: un film vietato ai maggiori di 18 anni

It: un film vietato ai maggiori di 18 anni

27 anni dopo la miniserie tv firmata da Tommy Lee Wallace, Andrés Muschietti traspone sul grande schermo il celebre romanzo di Stephen King. Il risultato è un film in cui la componente “formativa” prevale sulla tensione che ci si aspettava


La disputa sul se considerare “It: capitolo uno” un remake o meno ci vede iscritti con convinzione al partito del “no”. Probabilmente la miniserie televisiva del 1990 diretta da Tommy Lee Wallace ha depistato un po’ gli appassionati del genere circa l’esatto inquadramento della pellicola di Andrés Muschietti; tuttavia, a nostro avviso sarebbe più corretto considerare il lavoro del regista argentino come un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Stephen King del 1986 e non un rifacimento del precedente televisivo (parimenti tratto dal romanzo).

Ma al di là delle diversità di linguaggio – romanzo, serie tv e film sono forme espressive molto differenti tra loro – e della questione definitoria, il vero problema è sostanziale. It non mette paura. E per essere un film appartenente al genere horror il dato non ci sembra trascurabile. Va però detto a parziale giustificazione che quella che viviamo non è un’epoca particolarmente fertile per questo genere di emozioni artificiali. In un mondo dominato dalla paura, in cui la finzione esce sempre sconfitta dal confronto con la realtà, l’offerta di terrore, quello reale, purtroppo è ampissima e a bassissimo costo. Risulta perciò arduo anche illudersi che la paura possa essere circoscritta in due ore di pellicola.

I sette amici alle prese con It, ossia con i loro incubi

Ciò non toglie che si potesse fare di meglio. A cominciare dalla credibilità di Pennywise/It (Bill Skarsgard), il quale più che incutere timore strappa grasse risate. In molti momenti sembra davvero di essere al cospetto di un Jerry Calà in preda ad isterismi. Per non parlare dello sbilanciato dosaggio del trucco e degli effetti speciali, che passano dal rudimentale al sofisticato con estrema disinvoltura, acuendo così la delusione nello spettatore adulto. Ma le peripezie del clown assassino e dei bambini protagonisti della storia – a differenza di quanto avviene nella serie tv Muschietti non fa ricorso alla tecnica del flashback e colloca temporalmente l’azione negli anni ’80 – hanno incontrato evidentemente il gradimento del pubblico giovanile. In effetti se ci si sgancia dall’aspettativa horror il film può avere una sua dignità di “genere di formazione”. Adatto perciò a ragazzi desiderosi di vedere trasposte sul grande schermo le proprie paure per poi esorcizzarle attraverso l’amicizia. Tanto più che It ricorda alla lontana (!) il capolavoro Stand by me di Rob Reiner, tratto dal racconto Il corpo (sempre di Stephen King).

Tra sghignazzi, spaventi e applausi per il lieto fine le sale si sono comunque riempite, e questo di per sé è una buona notizia. Aver distribuito il film in Italia a ridosso di Halloween si è dimostrata una trovata commerciale vincente, a giudicare dagli eccellenti incassi. Nel 2019 è prevista la chiusura del cerchio: l’uscita del sequel vedrà i protagonisti adulti alle prese con il ritorno di It e con il rispetto del patto di sangue che li lega. Nella speranza che stavolta il film venga vietato ai maggiori di 18 anni.