The Place è la coscienza

The Place è la coscienza

Il nuovo film di Paolo Genovese è un viaggio introspettivo. All’interno di un ristorante un uomo misterioso offre soluzioni concrete a persone che intendono risolvere i loro problemi. Ad un costo altissimo. Nel cast, tra gli altri, Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Rocco Papaleo, Alessandro Borghi e Sabrina Ferilli


Con The Place Paolo Genovese porta in scena la coscienza. All’interno di un ristorante, un uomo senza nome (interpretato da un superbo Valerio Mastandrea) riceve quotidianamente persone cui offre soluzioni concrete per realizzare i loro desideri. In cambio non chiede denaro, bensì il compimento di un’azione contraria ai principi etici. Si tratta di una prova di forza volta a misurare quanto individui “bisognosi” siano disposti ad assecondare la propensione al male più o meno presente in ognuno di loro pur di ottenere ciò che vogliono. “Test” di questo tipo non possono che essere condotti attraverso la conversazione. E infatti il film è interamente incentrato sui dialoghi, che insieme agli apporti recitativi di tutti gli attori coinvolti ne rappresentano il punto di forza. Nell’aprirsi con questo “sconosciuto con l’agenda” tutti i personaggi sono chiamati a conoscere meglio se stessi. Faranno i conti con il loro egoismo, con l’incapacità di afferrare il buono che comunque è già presente nelle loro vite, e soprattutto con la libertà.

Su quest’ultimo aspetto Genovese indugia particolarmente. L’uomo misterioso infatti non costringe nessuno a compiere il male. Ciò che propone sono solo soluzioni alternative al problema. Eppure i “clienti” si sentono vittime di una costrizione. La tentazione di ricevere una “ricompensa” certa e tempestiva ne altera le capacità di giudizio. Ai primi rimorsi non esitano a puntare il dito contro l’immoralità del patto sottoscritto, rifiutando l’idea di essere stati loro stessi ad accettarne le insane condizioni. Cionondimeno spesso si tratterà solo di ipocrite e momentanee ribellioni che non esiteranno in una interruzione del meccanismo perverso messosi in moto. Se in Perfetti Sconosciuti la lente d’ingrandimento era orientata verso l’esterno, mettendo a nudo l’impossibilità di conoscere davvero gli altri, con The Place Genovese sceglie un approccio introspettivo. Facendo dialogare liberamente con la propria coscienza tanto i personaggi quanto gli spettatori. Lasciando a quest’ultimi l’ulteriore libertà di colorare il finale del film.