Brutti e cattivi, ovvero normali

Brutti e cattivi, ovvero normali

Nel film di Cosimo Gomez portatori di handicap inseguono la normalità attraverso cattiveria e perversioni. Tra i protagonisti anche Claudio Santamaria e Marco D’Amore


E’ sempre una buona notizia quando il cinema italiano devia da se stesso, ovvero dai binari dell’esasperato realismo, per provare delle nuove esperienze. Per fortuna recentemente sta accadendo spesso, basti pensare a Lo chiamavano Jeeg Robot, Indivisibili, Ammore e Malavita e, da ultimo, Brutti e cattivi. Quattro titoli che sottolineano come la creatività dei registi nostrani sia colta da un apprezzabile aggiornamento. Sulla scia di quanto realizzato da Gabriele Mainetti, Edoardo De Angelis e dai Manetti Bros, anche Cosimo Gomez ha scelto la strada dell’azzardo per esprimere la sua vena artistica. Brutti e cattivi è un film che non può lasciare indifferenti. Una pellicola che è un inno alla vita, segnatamente alla normalità. Normalità fatta anche di cattiveria, un ingrediente più o meno presente in ognuno di noi e che non può essere soffocato dalla presenza di un handicap fisico.

Ecco allora che l’idea di creare una banda criminale composta da un paraplegico (Claudio Santamaria), una donna senza braccia (Sara Serraiocco), un tossico rastaman (Marco D’Amore) e un nano rapper (Simoncino Martucci) risulta vincente proprio perché paradossale. I protagonisti riescono ad attuare il piano di rapinare la banca dove sono nascosti i proventi illeciti di un clan cinese, ma le divergenze circa la gestione del bottino seminerà all’interno del gruppo delle conflittualità insanabili.

In questo viaggio improntato al rispetto vero dell’uomo, Gomez rifugge da pietismo, ipocrisia e retorica, e conferisce a personaggi improbabili l’attitudine a inseguire la normalità attraverso malvagità e perversioni. Film di questo tipo devono essere per forza di cose eccessivi, se vogliono colpire lo spettatore e farlo divertire e riflettere allo stesso tempo. E in tal senso è assolutamente appropriata la voracità sessuale di cui è intrisa la commedia nelle battute iniziali. L’unico difetto forse è proprio la concentrazione di tutti o quasi gli elementi di interesse nella parte iniziale della pellicola. Che col passare dei minuti effettivamente perde smalto, un po’ come se avesse sempre meno cose da dire. Aspetto tuttavia che non intacca la riuscita del film.