Minacciato dai Bidognetti con una bomba carta: li denuncia e li fa arrestare

Minacciato dai Bidognetti con una bomba carta: li denuncia e li fa arrestare

“Devi fare un regalo ai carcerati” gli dicevano i quattro, di Villaricca, Marano e Parete


NAPOLI – Hanno tentato di far pagare il pizzo ad un imprenditore edile di Parete: tutti condannati. Autori delle estorsioni  quattro emissari del clan Bidognetti di Casal di Principe (Caserta) denunciati dall’uomo, che per il suo rifiuto di pagare il pizzo ha subito anche un attentato dinamitardo; oggi, nel corso dell’udienza tenutasi con rito abbreviato, l’uomo, un trentenne, si è costituito parte civile insieme al Comune di Parete. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, Francesca Ferri, ha disposto pene severe, tenendo conto che si trattava di una tentata estorsione, sia pure aggravata dal metodo mafioso: sette anni di reclusione- come riporta ilmattino.it- sono stati inflitti ad Ernesto De Felice, di Villaricca, a Luigi Cilindro, 47 anni e Domenico Gargiulo, 44 anni, entrambi di Parete; per loro il pm della Dda di Napoli Sandro D’Alessio aveva richiesto una pena di otto anni. Il più giovane tra gli imputati, il 23enne Gianni junior Buonocore, di Marano, è stato invece condannato a sei anni di carcere. I quattro non rispondevano dell’attentato subito dall’imprenditore.

Inoltre, il Gip ha disposto anche il risarcimento del danno che sarà quantificato in sede civile e una provvisionale di 10mila euro per gli imputati. La vicenda risale a poco meno di un anno fa, quando il 30enne imprenditore di Parete, titolare di un’impresa di materiale edile, si trovò gli estorsori in azienda. «Devi fare un regalo per i carcerati» gli intimarono i quattro, per poi essere via via più espliciti. «Bidognetti ti vuole parlare». L’imprenditore si rifiutò di pagare e denunciò il fatto i carabinieri; intanto il clan piazzò una bomba carta al cancello dell’azienda. Il 30enne si rivolse all’amministrazione comunale di Parete e alla locale associazione antiracket, che fa parte della rete che compone la Fai (Federazione associazioni antiracket). Dopo l’attentato, gli emissari del clan sono ritornati, senza sapere che intanto l’imprenditore aveva concordato con i carabinieri il modo per incastrarli; finse infatti di voler trattare per il pagamento della tangente. «Vi do 500 euro» la sua offerta; «ehh, ci compriamo la droga con 500 euro», la risposta quasi offesa. Forse erano tornati nuovamente alla carica, prima che scattasse l’arresto da parte dei carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa.