#ammazzacaffé: ‘O fuocarazzo ‘e Sant’Antonio

#ammazzacaffé: ‘O fuocarazzo ‘e Sant’Antonio

“Sant’Antonio, o’ nemico d’o’ Demonio.” Ripete una rapida nenia popolare nostrana, riferendosi alle gesta di Sant’Antonio di Padova



“Sant’Antonio, o’ nemico d’o’ Demonio,

Sant’Antonio, o’ nemico d’o’ Demonio,

Sant’Antonio, o’ nemico d’o’ Demonio.”

ripete una rapida nenia popolare nostrana, riferendosi alle gesta di Sant’Antonio di Padova che avrebbe conteso tra le fiamme, al Diavolo, le anime dei peccatori. 

Il fuoco, per altro, è da sempre emblema della purificazione ed è per questo che nel giorno di Sant’Antonio, che tra l’altro cade all’inizio dell’anno, si era soliti incendiare le vecchie cose come rimedio farmacologico e buon auspicio per il nuovo corso. 

Per questi motivi, una delle più popolari abitudini meridionali è di accendere la notte del 17 Gennaio di ogni anno il “fuocarazzo” per borghi e stradine dei centri cittadini di mezza Italia.

In onore di Sant’Antonio Abate, dunque, esponente importante dell’ascetismo egiziano del III secolo d. C., v’è un culto antico e radicato. Antonio di Padova viene visto dalla collettività cristiana come uno strenuo oppositore delle tentazioni e delle fiamme dell’inferno. La leggenda, per la precisione, infatti, racconta che Sant’Antonio avrebbe rubato una favilla incandescente dagli Inferi per regalarla all’umanità, dotandola, così, del fuoco.

La notte del 16 gennaio si chiedono al Santo grazie e miracoli in un contesto quasi magico, dominato dall’imponente falò che consuma enormi cataste di legna. Questo rito, che mescola devozione cristiana ad antiche tradizioni pagane, è documentato fin dalla metà del XIX secolo, ma le sue origini sono sicuramente più remote. Dopo i riti liturgici e la benedizione del fuoco, i partecipanti stazionano di fronte ad esso, intenti ad intessere conversazioni, cantare, gustare dolci ed assaporare vini offerti dalla comunità. Il fuoco arde tutta la notte: sarà il disegno del fumo emanato a suggerire auspici e profezie.