Il capolavoro tattico di Gattuso annienta Sarri e CR7. La firma del mister sul trionfo azzurro

Il capolavoro tattico di Gattuso annienta Sarri e CR7. La firma del mister sul trionfo azzurro

Gli azzurri conquistano ai rigori la terza coppa Italia negli ultimi dieci anni. Grande prova del Napoli che, alla distanza, mette alle corde una Juventus non all’altezza


Il Napoli festeggia la vittoria della coppa Italia 2019-2020

ROMA – E sono tre! Tre coppe Italia negli ultimi dieci anni. Napoli festeggia, il Napoli trionfa contro la rivale di sempre, la Juventus, contro l’allenatore con il quale ha bramato sogni di Scudetto per tre anni e che oggi se lo è ritrovato contro, in una finale secca, battendolo, seppure ai calci di rigore. Ma vale solo per la statistica. Per il resto, a chi importa?

E’ il trionfo personale di Gattuso, autore di un capolavoro tattico ma, prima ancora, un capolavoro di umanità. Giunto in punta di piedi a Napoli, quasi in silenzio, ritrovatosi ad ereditare da Ancelotti una situazione pesantissima in un ambiente disastrato, è riuscito a trasformare una stagione potenzialmente fallimentare in una stagione addirittura vincente.

Alzi la mano chi pensava, a Gennaio, che quel Napoli avrebbe potuto alzare al cielo di Roma, a Giugno, il trofeo nazionale, dovendo affrontare in tabellone, in ordine sparso, le prime tre dell’attuale classifica. Crediamo quasi nessuno. Eppure, mister Gattuso da Schiavonea è riuscito in un’impresa quasi miracolosa, riportando compattezza in un ambiente completamente sgretolato, agendo non solo sul campo e sulla tattica, ma soprattutto sulla mente dei suoi ragazzi.

La coppa Italia è il giusto premio per questo Napoli che, ieri sera, non ha mai dato la sensazione di voler recitare la parte della vittima sacrificale e, nonostante un avvio stentato, dove la squadra sembra contratta, nervosa ed incapace di tessere un abbozzo di manovra, ha cambiato registro dopo quaranta minuti, uscendo alla distanza sul piano atletico e sfiorando il gol in molte occasioni. Due pali (Insigne e Elmas) ed almeno altre tre limpide occasioni (Demme, Milik, Maksimovic) sbugiardano lo 0:0 finale: il Napoli avrebbe meritato la vittoria nei tempi regolamentari, per fortuna i calci di rigore hanno premiato la freddezza e la precisione dei tiratori scelti partenopei.

Sarebbe stato oltremodo ingiusto un altro risultato: la Juventus vista all’Olimpico non è apparsa squadra trascendentale, confermando la brutta prestazione offerta all’Allianz Stadium contro il Milan. Poche volte pericolosa al tiro e con il cortese contributo di madornali errori in fase di palleggio da parte del Napoli; la squadra di Sarri è stata avvolta da un buio pesto nel quale neppure un fenomeno come Cristiano Ronaldo è riuscito a trovare uno spiraglio di luce.

Merito soprattutto della brillante organizzazione di gioco impartita da Gattuso autore, come detto, di un vero e proprio capolavoro tattico, almeno circoscrivendo il concetto alla fase difensiva laddove il Napoli è stato praticamente perfetto. Koulibaly e Maksimovic praticamente invalicabili; Mario Rui e Di Lorenzo bravi a non lasciare vuoti sulle fasce com’era accaduto contro l’Inter; la sicurezza tra i pali di Meret, al posto dello squalificato Ospina, dopo un periodo delicato, ha fatto la differenza durante la lotteria dei rigori, parando quello di Dybala. A condire il tutto, una condizione atletica che ha permesso ai ragazzi di reggere contro gli attacchi juventini prima e di venir fuori alla distanza poi.

Ma nel trionfo dell’Olimpico tutti hanno fatto la loro parte. In una serata così particolare sarebbe ingiusto ed ingeneroso soppesare l’apporto offerto dal singolo. Non sarebbe stato possibile vincere se non vi fosse stato quello spirito di abnegazione e quella voglia di sacrificarsi che albergava in ognuno dei ragazzi, che si è visto contro la Juventus così come contro l’Inter. Tutti promossi, anche Callejon spento come non mai, Mertens che, nel giorno del rinnovo, ha giocato male anche per colpe non sue e un centrocampo talvolta macchinoso nell’elaborazione della manovra. E’ stato il trionfo del collettivo, di una squadra intera che si è stretta attorno al suo allenatore, regalandogli una serata speciale nella quale, almeno per un attimo, il dolore di una tragedia familiare ha lasciato spazio alla gioia, effimera come mai può esserla se non in giorni duri come quelli che sta affrontando il mister partenopeo.

Napoli però festeggia, come giusto che sia, cercando nello sport un modo per mettersi alle spalle un periodo storico estremamente duro sul piano economico, sociale e sanitario e prendersi soddisfazioni, assaporare il gusto della vittoria fa sempre piacere, in particolar modo quando si festeggia a scapito dei bianconeri (rivali da sempre) e del loro mister (da questa stagione). Così come festeggia il presidente De Laurentiis, che arricchisce la bacheca azzurra con il quarto trofeo sotto la sua gestione (tre coppe Italia e una supercoppa italiana), forse il più importante in virtù del fatto di essere arrivato al culmine di una stagione tra le più turbolente del nuovo millennio.

Verrebbe da dire “tutto è bene ciò che finisce bene”, ma la coppa Italia non era che un antipasto della seconda parte del campionato pronto a ripartire, nel quale il Napoli, a questo punto, potrà dedicarsi con più tranquillità al raggiungimento di un (quasi) irraggiungibile piazzamento in Champions League, avendo centrato l’obiettivo Europa grazie alla vittoria della coppa Italia. SEmbra un controsenso, ma ipotesi paradossalmente verosimile.

Siamo sicuri che Gattuso saprà tenere alta la tensione in gruppo, che da domani dovrà guardare già al prossimo impegno: la trasferta al Bentegodi di Verona, per la ripresa delle operazioni in Serie A. Sicuramente non calerà la soglia della concentrazione di Dries Mertens che, come detto, nella giornata di ieri ha ufficializzato il rinnovo per altri due anni con il Napoli. Come a dire che il buongiorno si vedeva dal mattino.
E in giornate così vorremmo non venisse mai sera.

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