Focolaio Covid nel carcere campano, muore ispettore della Penitenziaria a 50 anni

Focolaio Covid nel carcere campano, muore ispettore della Penitenziaria a 50 anni

La denuncia della moglie: “Nella struttura non è stato fatto nulla per prevenire il contagio. Mio marito non ha mai fatto un tampone da quando è iniziata la pandemia”


CARINOLA (CE) – Il focolaio di Coronavirus registrato nei giorni scorsi nel carcere campano di Carinola miete la prima vittima. Si tratta di un ispettore della Polizia Penitenziaria, Giuseppe Matano, 50enne di Sessa Aurunca. Questa la nota della Cgil, che ha diffuso la notizi:

“Apprendiamo con forte dispiacere che nella notte è deceduto per Covid, l’ispettore Giuseppe Matano in forza alla C.R. di Carinola. L’ispettore, sposato, aveva compito 50 anni pochi giorni fa. Siamo a conoscenza che anche altri poliziotti versano in condizioni critiche. Siamo all’epilogo di quello che la FP CGIL come livello provinciale e regionale ha, da subito, evidenziato.

Qualcosa nell’applicazione dei protocolli di sicurezza per la prevenzione del contagio non ha funzionato – ha dichiarato il coordinatore regionale FP Cgil Polizia Penitenziaria Orlando Scocca – Già dalla sottoscrizione del Protocollo avevamo sottolineato l’inefficacia di predisporre come strumento di prevenzione i test sierologici e non i tamponi. Se aggiungiamo che per far fronte all’elevato numero di contagiati si istituiva un ulteriore reparto Covid non previsto nel protocollo, senza tutte le prescrizioni previste, il risultato è lampante”.

In totale sono oltre trenta gli agenti contagiati nella struttura e ad oggi, ci sono due decessi. “Siamo vicini alle famiglie delle vittime ed andremo avanti affinché emergano le responsabilità di chi ha determinato tutto ciò” – ha detto Carmela Ciamillo, coordinatore FP Cgil Funzioni Centrali per la provincia di Caserta.

LA DENUNCIA DELLA MOGLIE:

Barbara Greco, moglie di Matano, ha denunciato, con un post sui social, le circostanze che hanno portato alla morte del marito. Ha evidenziato, in particolare, il fatto che, a suo dire, non siano stati fatti tamponi nè ci siano state protezioni dal contagio. Giuseppe Matano aveva compiuto 50 anni lo scorso 23 febbraio.

“Voglio raccontare a tutti quello che è successo, voglio che tutti sappiano il dramma assurdo che ha colpito la mia famiglia, che ha ucciso Pino e che, si badi bene, non è una casualità. Mio marito da quando è iniziata la pandemia non ha mai fatto tamponi nell’istituto penitenziario presso cui lavora. Non ha mai ricevuto adeguate protezioni dal contagio sul posto di lavoro. Non è stato mai tutelato. Lo Stato lo ha fatto morire…”.

“Il Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute – scrive ancora Barbara Greco nel messaggio – il 7 aprile ha pubblicato un bollettino. Anche qui solo parole per i detenuti. Leggo altri articoli… si parla solo di detenuti. E del personale della Polizia Penitenziaria chi ne parla? Chi mi spiega come mai nel carcere di Carinola, dove mio marito lavorava, il 6 febbraio 2021 sono risultati positivi contemporaneamente 17 tra agenti e ispettori di Polizia Penitenziaria (di cui uno deceduto 2 giorni dopo, seguito ieri da mio marito), un infermiere ed un operatore sanitario, mentre le centinaia di detenuti sono risultati (a seguito di tamponi effettuati a tappeto) tutti negativi? Come mai l’Amministrazione Penitenziaria si è precipitata a sottoporre a tampone molecolare l’intera popolazione di detenuti del carcere dopo la scoperta di questo cluster tra agenti?”. Il post si chiude con una promessa: “non avrò pace finchè lo Stato non risponderà alle mie domande e, se come immagino, le risposte non saranno soddisfacenti, non mi fermerò e chiederò giustizia per l’omicidio (perché questo sarebbe) di mio marito”.