Giugliano, odissea in ospedale ai tempi del Covid: “Mio nonno costretto al trasferimento a pagamento”

Giugliano, odissea in ospedale ai tempi del Covid: “Mio nonno costretto al trasferimento a pagamento”

“Aveva un’emorragia cerebrale e ci hanno fatto sapere dopo ben sei ore d’attesa che non potevano fare nulla perché non avevano il reparto di neurologia”


GIUGLIANO – A raccontare la vicenda è stata la nipote di G.D.G., 81enne residente a Mugnano (Na), che nella giornata del 16 febbraio scorso è stato colpito da un’emorragia cerebrale. G.D.G. ha iniziato ad accusare il malessere intorno ad ora di pranzo, in particolare nei momenti successivi al pasto, quando improvvisamente, e da lì sempre più evidentemente ed in maniera progressiva, ha cominciato ad avere comportamenti giudicati come “preoccupanti” dai familiari stretti.

Ciao C., vuoi raccontarci cosa è successo a tuo nonno?
“D’un tratto non era più capace di rispondere alle domande, fissava il vuoto, diceva cose senza senso. Da lì in casa ha iniziato ad esserci un clima teso, di preoccupazione. Sapevamo tutti la situazione di caos negli ospedali dato il Covid, ma i suoi atteggiamenti ad un certo punto non ci hanno lasciato altra scelta”, ha esordito la ragazza.

E poi cosa è successo?
“Alle 16 precise la mia famiglia ha deciso di accompagnarlo al Pronto Soccorso più vicino, quello del San Giuliano di Giugliano. Il nonno è stato preso in carico mezz’ora dopo dell’arrivo, ossia alle 16:30. Chiaramente è stato fatto entrare da solo data la pandemia, mentre i miei familiari attendevano in auto. La prima cosa che gli è stata fatta è stata il tampone, che ha dato esito negativo. E fin qui tutto bene. Il risultato del tampone è arrivato subito”.

“Fin qui”, perché dopo le cosa hanno iniziato ad andar male?
“Proprio così. Da lì passano le prime due ore di attesa. Nel frattempo mia mamma e mia zia erano state mandate a casa. Quando ritornano, esattamente 2 ore e 45 minuti dopo, ossia alle 18:45, hanno il primo colloquio con il cardiologo. Lui gli dice che gli avevano fatto solo l’elettrocardiogramma, gli esami erano andati bene e che dunque avrebbe dovuto fare una tac per capire cosa non andasse. Da lì sono rimasti in attesa dell’esito della tac, e delle decisioni dei medici ad esso relative fino alle 22”.

Più di tre ore dopo, dunque…
“Esattamente. Più di tre ore. Ma il problema non è stata solo l’attesa, bensì anche il cambio di turno. Quando alle 22 i miei familiari hanno avuto un nuovo colloquio con i medici, questi ultimi non erano gli stessi con cui avevano parlato ore prima. E parlando con loro sono venute fuori incongruenze rispetto a ciò che c’era stato detto: la tac, a detta dei medici subentrati nel turno successivo, non era mai stata fatta. Contrariamente a ciò che i medici precedenti ci avevano detto. Una volta capita la situazione di disagio, quindi, il medico ha assicurato ai miei che si occuperà personalmente di far fare quanto prima la tac a mio nonno”.

Il risultato poi è arrivato?
“Sì, per fortuna sì. Dopo un’altra mezz’ora, quindi alle 22:30, arriva il risultato. Un’emorragia cerebrale. Dunque contraddiceva le ipotesi iniziali dei “primi medici”, che avevano pensato potesse essere un’ischemia cerebrale o un leggero attacco d’ictus. Nel frattempo mio nonno ha passato lì quelle ore, ossia le ore più pericolose nei casi di problemi cerebrali”.

E da qui?
“Da qui pensavamo di aver individuato il problema così da poter risolvere, finalmente, dopo quasi 6 ore di attesa. E invece no. Il medico a questo punto ci dice di non poter comunque procedere perché il risultato doveva essere mandato all’ospedale “La Schiana” di Pozzuoli, dato che lì al San Giuliano non avevano neurologia. Dopo ore e ore, in cui era stato capito che il problema riguardasse dunque l’ambito cerebrale, loro ci dicono che lì non hanno neurologia. E non solo, se avessimo voluto trasferirlo in una struttura adeguata alla problematica, o aspettavamo questo scambio di mail, oppure se non volevamo aspettare avremmo dovuto pagare privatamente l’ambulanza”.

Cosa che immagino via siate trovati costretti a fare…
“Proprio così. 110 euro per trasferire nonno al Cardarelli. Dove gli hanno rifatto il tampone, la tac, constatato che si trattasse di emorragia cerebrale, e dove ci hanno che per fortuna era stata lieve e non particolarmente problematica, altrimenti con tutta probabilità nonno dopo tutte quelle ore non sarebbe stato più tra noi. E ormai si erano fatte le 23.”

Adesso come sta?
“Ora è ricoverato ancora lì, stanno cercando di monitorare la cosa dato che non è operabile. Spero solo che sorti simili possano non capitare più a nessuno perché a noi stavolta, malgrado la situazione di disagio che ci hanno costretto a vivere, è andata bene. Ma se così non fosse stato adesso staremmo parlando di una vera e propria tragedia. E di chi sarebbe stata, a quel punto, la colpa?”