Napoli, la storia di 2 genitori eroi e della piccola guerriera Christine: 7 operazioni in 5 anni

Napoli, la storia di 2 genitori eroi e della piccola guerriera Christine: 7 operazioni in 5 anni

La bimba, che è stata benedetta da Papa Francesco, è diventata la mascotte di tutto il quartiere. Anche la Polizia, quando la incontra, si ferma a salutarla


NAPOLI – Una storia di eroismo di due giovani genitori, del personale medico, di speranza e fede. Siamo a Napoli, nella zona flegrea. I protagonisti sono Eugenio, Marcella e la piccola Christine. I genitori sono rispettivamente originari del Rione Traiano e di Bagnoli. La famiglia vive proprio in questo quartiere, lo stesso di Edoardo Bennato. La piccola Christine, nata nel 2016, ha subito ben 7 operazioni a causa di un’emorragia cerebrale massiva ma le vicende che hanno preceduto la sua storia hanno dell’incredibile e a tratti del miracoloso. Facciamo un passo indietro. Circa 10 anni fa, Marcella, la mamma della piccola, ha subito un grave incidente stradale. Aveva solo 18 anni all’epoca e la sua condizione è, purtroppo, irreversibile. Dopo due anni dall’incidente Marcella ed Eugenio si conoscono e decidono di stare insieme. Nel 2016, dopo 3 anni di convivenza della coppia, la lieta notizia: è in arrivo un bambino! Anzi, una bambina, la piccola Christine.

Subito sorge un problema. Marcella, vista la sua condizione di paraplegica, non può partorire nè normalmente nè con un taglio cesareo. E’ quindi necessario effettuare un’anestesia. Locale o totale? E qual è la quantità di anestetico giusta.? Trasportata in ospedale, questi i primi dubbi, le prime discussioni con una parte del personale medico. Poi, dopo un accurato e concitato studio della situazione, arriva la decisione non facile: l’anestesia viene effettuata. E’ locale e la dose di farmaco impiegato è lieve.

Dopo 10 giorni di vita, la piccola Christine accusa un malore e viene trasportata all’ospedale San Paolo, da qui viene indirizzata all’ospedale dell’Annunziata ed infine alla neurochirurgia dell’A.O.R.N. Santobono-Pausilipon, dove i medici diagnosticano una emorragia cerebrale massiva. La sua vita è legata ad un filo. Ma la piccola leonessa supera l’intervento e viene trasferita al reparto di Terapia Intensiva Neonatale. Dopo quasi 5 mesi di degenza viene dimessa con terapia medica e messa in follow up. Durante la degenza, Christine ha rischiato di non farcela più volte, ma, grazie alla tecnologia ed all’umanità di tutto il personale, ne è venuta fuori.

Nel 2018, la bambina fu anche benedetta da Papa Francesco. Tra poco la piccola compirà cinque anni ed annovera ben sette interventi di neurochirurgia, soprattutto per ridurre il conseguente idrocefalo post-emorragico. E’ una bambina meravigliosa, intelligente e con sufficiente dialettica. E’ diventata la mascotte del quartiere di Bagnoli. Quando la Polizia di Bagnoli la incontra, le fanno il saluto e lei ride. Ancora oggi Christine ha degli episodi convulsivi ed Eugenio e Marcella anche in piena notte sono costretti a correre al pronto soccorso del Santobono.

I protagonisti di questa eroica storia

Marcella è una donna bellissima, che trasuda bontà e che ha dovuto affrontare, all’improvviso, nonostante la giovane età, la mancanza della sua indipendenza. Eugenio ha provato a gestire un negozio, ma questo impegno lo avrebbe tenuto troppo lontano dalla sua famiglia, quindi ha deciso di dedicare tutto il suo tempo alla moglie ed alla figlia. Christine è un angioletto biondo “buccoloso” con dei guanciotti da morso, ha una femminilità innata ed è molto vanitosa. Ancora oggi la mamma ed il papà intrattengono rapporti di amicizia e di gratitudine col personale medico ed infermieristico del Santobono.

“Questi eroi – racconta in esclusiva alla nostra redazione uno dei medici che si è occupato della piccola Christine – vivono con euro 900 mensili, che è la pensione d’invalidità di Marcella, non hanno altri sostegni economici. Molti farmaci e prodotti specialistici sono a loro carico, così come indagini laboratoristiche e strumentali. La dignità, il pudore e la sofferenza sono il quotidiano di questi nostri eroi.

Io – aggiunge il dottore, che preferisce rimanere l’anonimato – mi sento come se avessi adottato la piccola. Mi sento quasi come un secondo padre. La seguo costantemente ed incontro sempre con piacere lei e i suoi genitori, è un rapporto che va ben al di là di quello consueto tra medico e paziente”.

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