A Giugliano i personalismi hanno la meglio sul bene comune, anche in piena emergenza pandemica

A Giugliano i personalismi hanno la meglio sul bene comune, anche in piena emergenza pandemica

“Siamo in guerra”, lo ripetono in tanti. In città questa affermazione pare essere stata fraintesa, dalla politica e non solo


GIUGLIANO – Noi e loro, amici e nemici, vecchi e giovani, la contrapposizione è parte della natura umana, a Giugliano però ogni tanto si esagera. E la memoria va agli anni delle scuole primarie, a quell’esercizio di critica che obbligava l’alunno di turno a dividere la classe in buoni e cattivi. Decidendo chissà su quali parametri.

Se in tempi di pace questa indole personalistica può far sorridere e al massimo provocare un leggero fastidio, in un inedito periodo di pandemia la cosa si fa preoccupante. Nel pieno di quello che il Governo ci dice essere lo sforzo finale verso l’uscita dal tunnel – al momento non abbiamo elementi per smentire questa affermazione – in città si assiste ad estenuanti lotte senza quartiere tra fazioni opposte combattute a colpi di polemiche ed accuse, spesso a mezzo social.

Uno contro l’altro, eppure nella guerra che stiamo combattendo il nemico è comune ed ha la subdola forma invisibile del virus. La politica locale ha importanti responsabilità, non ha senso, oggi,  proseguire un gioco delle parti fine a se stesso in cui chi prende le decisioni viene attaccato da chi sta all’opposizione.

Se ognuno di quelli che hanno attaccato i provvedimenti restrittivi della “zona rossa rafforzata” chiedesse pubblicamente ai propri elettori di restare a casa il più possibile, forse avremmo meno persone in giro senza motivo e meno contagi. Di appelli in tal senso, però, se ne contano pochissimi, mentre fioccano le critiche e i botta e risposta sulle misure restrittive anti-covid ma non solo: sui buoni spesa e altro ancora, tutto pur di soddisfare la propria sete di personalismo. Di proposte, infatti, ne sono arrivate poche. C’è qualcuno che addirittura – visti i contenuti poco efficaci – dà l’impressione di scrivere tutti i giorni solo per essere presente quotidianamente sulla scena politica. E allora è facile scadere nel pretestuosismo.

In tempi di guerra è necessario prendere decisioni forti e lavorare insieme, torneranno i tempi della dialettica e del confronto/scontro necessario al processo democratico.

In politica, infatti, l’alternanza non solo garantisce la democrazia, ma qualifica un processo culturale che però a Giugliano appare ancora da compiere. Vale tra politici, certo, ma anche tra associazioni, commercianti, cittadini tutti. Noi e loro. Proprio quando sarebbe necessario sospendere le ostilità per salvaguardare la pubblica salute, i contrasti si esasperano e si punta il dito pensando a salvaguardare il proprio tornaconto piuttosto che mettere al centro del dibattito il bene comune.

Emblematico è il caso della Protezione Civile di Giugliano, il cui responsabile (o il delegato a sedersi al tavolo del COC), in piena terza ondata della Pandemia e con una amministrazione costretta a serrare le fila ed a predisporre altri provvedimenti, abbandona il tavolo del Centro Operativo Comunale, quel tavolo dove si stabiliscono le decisioni per ridurre il contagio. Alla base dell’abbandono, in un comunicato, vengono esposti una serie di motivi che appaiono agli occhi di quelli più attenti, un po’ pretestuosi. Pretestuosi anche alla luce del post del delegato della Protezione Civile – tra l’altro candidato non eletto al consiglio comunale in una coalizione avversa all’attuale sindaco – pubblicato subito dopo l’ufficialità dell’arrivo della caserma dei Vigili del Fuoco a Giugliano, un risultato che dovrebbe far contenti senza distinzione di colore politico. Ma invece, nella sua missiva lasciata ai social, neanche troppo velatamente, critica la scelta dell’amministrazione. Perché, secondo lui, sarebbe stata la Protezione Civile ad avere precedenza e maggiore esigenza di un nuovo posto fisico, piuttosto che i pompieri.

E allora, ci auguriamo che si mettano da parte tutti i personalismi e, se serve, si faccia anche un passo indietro. Per ora. Chissà che poi, a guerra finita, non serva per ritrovare il senso del bene comune e impegnarsi ognuno nel proprio ruolo per la città.

 

Foto dell'articolo di : Andrea Matacena PH