Covid, la storia di Stefano, 34enne di Mugnano: “Fuori dall’incubo grazie all’amore di medici e infermieri”

Covid, la storia di Stefano, 34enne di Mugnano: “Fuori dall’incubo grazie all’amore di medici e infermieri”

Il 34enne ha trascorso giorni in rianimazione dopo aver contratto il virus


MUGNANO – Lui è Stefano Cangiano, ha 34 anni, ed è il Presidente del Nucleo di Protezione Civile di Mugnano. Ha vissuto sulla sua pelle l’incubo del Covid ad ottobre scorso arrivando nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Frattamaggiore.

Con l’aiuto concreto e psicologico di medici e infermieri è però riuscito a sconfiggere il virus ed oggi può raccontare la sua storia. Lo fa con una lettera che è un ringraziamento a chi gli ha permesso di venire fuori dall’inferno del Covid.

Queste le sue parole:

“Mi chiamo Stefano Cangiano, sono stato colpito dal Covid con conseguente Broncopolmonite a focolai multipli che mi ha portato notevoli sofferenze, sia per me che per la mia famiglia ed i miei amici. La sera del 23 ottobre 2020 sono stato trasportato d’urgenza al P.O. Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli dove sono stato sottoposto ai primi accertamenti, ma la situazione iniziava a complicarsi e quindi sono stato prontamente trasportato al P.O.

San Giovanni di Dio e devo dire che non appena sono arrivato nella rianimazione del nosocomio ho potuto subito apprezzare la cortesia e la disponibilità del personale sanitario che mi ha accolto come se fossi un loro fratello; l’anestetista di turno mi ha applicato l’accesso arterioso senza che sentissi il minimo fastidio o dolore, con la dolcezza e l’amore che possiede una madre per il figlio.

Nei giorni successivi ho avuto modo di conoscere il Responsabile della Rianimazione, Dott. Umberto Di Vincenzo, che ha rassicurato la mia famiglia in pena per le mie condizioni, nonostante i suoi numerosi impegni, trovava sempre un momento per passare a trovarmi e notiziare la mia famiglia.

Tutti gli infermieri ed il personale oss mi ha fatto sentire al sicuro, proteggendomi e rassicurandomi giorno dopo giorno, sono riusciti ad alleviarmi le sofferenze, la solitudine e l’angoscia che regnavano nel mio stato d’animo, con piccoli gesti d’amore come provare a farmi ascoltare la musica dal computer della rianimazione, mentre facevo i cicli di C-PAP, quel dannato casco…

Durante le mie notti di insonnia passava a trovarmi, a stringermi la mano e darmi forza la dottoressa Rita, mentre intorno a me vedevo pazienti intubati e salme. La mattina ho avuto il piacere di conoscere una persona speciale, Giovanni Severino, che con la sua simpatia mi trasmetteva la giusta forza per sconfiggere questa malattia, si è preso cura di me come se fossimo amici di vecchia data e tali siamo rimasti tutt’oggi.

Nei giorni a seguire ho avuto modo di conoscere Giovanni, un infermiere dall’apparenza burbero, ma invece è la persona più buona che abbia mai conosciuto, ricordo ancora quando per sistemarmi l’accesso arterioso ha messo in campo tutta la sua pazienza, dedizione e professionalità e con l’amore che un padre ha per il figlio, mi ha sistemato l’accesso arterioso che stavo perdendo, permettendomi così di evitare inutili sofferenze dovute al prelievo EGA.

Finalmente il 30 ottobre arriva la notizia che tanto avevo atteso… sono guarito!! Ma positivo e quindi verrò trasferito in reparto, ma non ci sono posti disponibili e nuovamente l’impegno del Dott. Di Vincenzo ha fatto sì che sia trasferito dopo solo due giorni.

Non appena arrivo in reparto trovo ad accogliermi un giovane dottore che, nonostante il suo infinito turno sia ampiamente terminato, ha perso ulteriormente tempo a sistemarmi, accudirmi ed accogliermi come un parente che non vedeva da tempo. Successivamente ho riscontrato la disponibilità del primario Dott. Sergio Romano, che ha costantemente aggiornato la mia famiglia sulle mie condizioni ormai migliorate.Sicuramente ho superato la malattia grazie alle cure, ma soprattutto grazie all’amore, l’affetto e la forza che meravigliose persone, anzi angeli, mi hanno trasmesso durante la mia degenza…Saranno sempre nel mio cuore…”