Tragica lite familiare a Giugliano, uomo muore dopo scontro col cognato. Per i giudici non è stato omicidio

Tragica lite familiare a Giugliano, uomo muore dopo scontro col cognato. Per i giudici non è stato omicidio

Centrale, secondo la difesa, era la consulenza medico legale dell’esperto nominato dalla Procura


GIUGLIANO – A seguito di una lite familiare in Vico Gambozzi a Giugliano veniva arrestato per omicidio il sig. Gargiulo Salvatore, cognato della vittima Rossi Salvatore. Il Gargiulo era accusato di essere tornato a casa ubriaco la notte tra il 10 e l’11 agosto 2018 e di aver innescato un litigio con il fratello della moglie, per motivi di salute già tracheostomizzato.

Il litigio proseguiva con la moglie e con l’intervento del Rossi a proteggere la sorella. Con il sopraggiungere in loco di due ambulanze e dei Carabinieri gli animi si accendevano ulteriormente. Il Gargiulo ed il Rossi si rendevano protagonisti di scontri anche innanzi le Forze dell’Ordine, tanto che dalle dichiarazioni emergeva l’uso di una spatola “americana” e di un’asta di un ventilatore quali oggetti utilizzati per offendere.

Dal racconto delle parti il Rossi aveva colpito il Gargiulo per difendere la sorella, offesa e aggredita dal marito. Il colpo veniva sferrato alla testa del Gargiulo mentre questi era di spalle e trattenuto ai due lati dai Carabinieri operanti. Il Gargiulo, ricevuto il colpo, si girava e spingeva via il Rossi colpendolo al petto ed al collo, ove vi era l’impianto tracheostomico.

Il Rossi cadeva e moriva di lì a poco con lo staccamento della cannula per la respirazione.
A seguito dei fatti il Gargiulo veniva tratto in arresto per omicidio preterintenzionale e tradotto a Poggioreale.
Ne scaturiva un processo penale che si instaurava innanzi alla seconda sezione della Corte di Assise di Napoli e che ha visto oggi, 3 marzo 2021, la conclusione delle parti e l’emissione della sentenza.

L’Uffico di Procura di Napoli Nord ha presentato richiesta per la condanna ad anni 10 di reclusione.
Il quadro accusatorio si è fondato sull’analisi dell’intero arco del periodo temporale dell’aggressione. In effetti, secondo l’accusa, il Rossi sarebbe morto per una serie di concause che avrebbero prodotto uno sforzo ed uno stress tale da fargli pervenire un problema cardiaco, causa accertata di decesso. Non sarebbe morto per soffocamento, ma per shock cardiaco collegato al distacco della cannula e alla serie di litigi dei minuti precedenti. Individuando nel Gargiulo al causa scatenante dei litigi ne riconosceva la responsabilità per omicidio preterintenzionale.

La difesa, rappresentata dall’Avv. Gennaro Caracciolo dello Studio Forensis di Caserta, chiedeva invece l’assoluzione perchè il fatto non sussisteva o per legittima difesa.

In effetti centrale, secondo la difesa, era la consulenza medico legale dell’esperto nominato dalla Procura. Il Dottore spiegava che il Rossi aveva un cuore particolarmente più grande della norma, quasi 1/4 più grande, e che presentava talmente tanti problemi che era candidato a morte improvvisa tanto per stress quanto durante il sonno. Circostanza poco esplorata dall’accusa. La difesa in più spiegava che con l’arrivo dei Carabinieri il Gargiulo si era calmato ed era pronto ad andare via. Era il Rossi che aveva deciso di aggradire il cognato per ben 2 volte, di cui la seconda, con l’asta del ventilatore a segno sul capo da dietro del Gargiulo. Quest’ultimo, quindi, vistosi aggredito aveva risposto con una spinta portata avanti solo per difesa.

A seguito delle discussioni la Corte, formata da 2 Giudici togati e 6 Giudici popolari, si riservava in camera di consiglio ed emetteva sentenza di assoluzione ex art. 530 co. 1 con la formula:
“perchè il fatto non sussiste”.

CLICCA QUI PER LEGGERE IL PRIMO ARTICOLO SULLA VICENDA