Focus Napoli – Lazio. Non c’è trippa per Sarri. Gli azzurri ritrovano vittoria e testa della classifica in solitaria

Focus Napoli – Lazio. Non c’è trippa per Sarri. Gli azzurri ritrovano vittoria e testa della classifica in solitaria

Non c’è storia tra Napoli e Lazio, con i padroni di casa che dominano in lungo ed in largo contro la squadra del grande ex, mister Sarri. Finisce con il poker azzurro rifilato ai biancocelesti, grazie alle prodezze di Zielinski, la strepitosa doppietta di Mertens ed il sinistro di Fabian, Tre punti che regalano agli azzurri il comando solitario della classifica.


NAPOLI – Non c’è storia nel posticipo serale che chiude la quattordicesima giornata. Il Napoli travolge la Lazio del grande ex, mister Sarri, battendolo con la armi che lo hanno reso celebre: pressing, giro palla e Mertens. Al “Maradona”, davanti alla statua di Diego, inaugurata per l’anniversario della tragica scomparsa dell’argentino, il Napoli sfoggia una prestazione di livello assoluto, devastando i capitolini coun un roboante 4-0. Si decide tutto nella prima mezz’ora, con il gol di Zielinski (7′) e la splendida doppietta di Mertens (10′; 29′) e la gemma finale di Fabian (80′) con il suo mancino da fuori area. Partita mai in discussione, con gli azzurri, ora primi da soli in classifica, in completo dominio nel primo tempo, in tranquilla gestione del punteggio, del secondo.

COSA E’ PIACIUTO

Primo tempo che rasenta la perfezione. Tre gol in mezz’ora per annichilire la Lazio ed andare in scioltezza. Fa impressione come gli azzurri entrino in percussione nel cuore della difesa laziale e facciano male ogni qual volta inquadrino Reina e la sua porta. Zielinski apre le danze, poi Mertens entra in modalità “Sarri” e dimostra a colui che, in un certo qual modo, gli ha creato una nuova carriera, che l’abitudine al bel gioco ed ai grandi gol non l’ha persa. Ma non è solo Mertens il fattore decisivo: quando il Napoli è in palla ed ha spazio per operare col giro-palla, la sensazione di dominio è netta.

Vittoria di personalità, approfittando del capitombolo casalingo del Milan, ma respingendo l’assalto dell’Inter rinfrancata dalla vittoria nello scontro diretto contro i partenopei e la qualificazione agli ottavi di Champions. Il Napoli vince con una partenza sprint, sciorinando spettacolo e macinando gioco come spesso accade. Una vittoria resa ancora più importante perchè ottenuta contro una squadra di livello, come la Lazio, e spuntata dalle assenze (Anguissa, Osimhen su tutte). E sono, soprattutto, tre punti vitali per trovare la testa solitaria della classifica ed il morale un po’ basso dopo due sconfitte consecutive (tra campionato e coppa), anche se non totalmente meritate.

Dicevamo del buon Dries Mertens, che carbura nel momento più importante, ossia quanco, con l’assenza di Osimhen, il Napoli doveva trovare una scialuppa di salvataggio che lo accompagni fino al ritorno del centravanti nigeriano. Ma un Mertens in forma non è un rimpiazzo per nessuno, soprattutto quando decide di estrarre dal cilindro le sue gemme balistiche: una al Meazza, purtroppo sprecata, due stasera, per ricordare che il belga non è una zavorra a stipendio altissimo, ma uno sul quale ci si può contare, se viene messo in condizione e se la forma fisica lo aiuta.

La diga centrale Fabian-Lobotka poteva essere uno dei punti deboli del Napoli, data la fase di stanca dello spagnolo, la mancanza di ritmo dello slovacco e l’assenza di Anguissa, invece la vittoria partenopea ha origine proprio dalla straordinaria del duo di centrocampo, supportato da Zielinski prima ed Elmas dopo, nell’opera di distruzione dell’azione laziale e cosenguente ripartenza veloce. Il gol di Fabian è il giusto premio per una regia di livello, sempre lucida ed efficace e nel vivo del gioco: il Fabian di due mesi fa, in poche parole. Ma anche Lobotka va rimarcato, perchè è il fulcro centrale della mediana, che all’occorrenza scambia i compiti di regia ed interdizione con lo stesso Fabian, con risultati più che apprezzabili, perchè si prende la responsabilità di andare a prendere il pallone anche in zone calde del campo, smistandolo con velocità e sufficiente precisione, ispirando la fiducia dei compagni che lo cercano con continuità. In generale, prova di grandissimo livello.

Bella prova anche dell’apparato difensivo. Ospina è pronto su Luis Alberto e rimane, questo, l’unico intervento degno di mensione in una serata tranquilla, soprattutto per merito della colonna centrale, Rrahmani-Koulibaly che non danno mai modo e tempo ad Immobile per far male. Niente di meglio ottengono Pedro e Felipe Anderson, contro i quali Di Lorenzo e Mario Rui hanno vita facile, così facile da potersi dedicare con maggior costanza e dedizione alla fase propulsiva dell’aziona partenopea. Dopo qualche partita di affanni, la retroguardia azzurra ritrova le sicurezze smarrite: buone notizie in vista del calendario, irto di ostacoli, che attende la capolista.

COSA NON E’ PIACIUTO

In una serata del genere difficile da trovare qualcosa fuori posto. Forse, ad un anno di distanza, c’è ancora una forte malinconia per l’addio del più grande che abbia calcato l’erba di Fuorigrotta. Stasera si sarebbe divertito anche lui, e avrebbe apprezzato il “suo” Napoli triturare l’avversario di turno. Resta la statua, resta l’immagine stampata sulle maglie, ma Diego mancherà sempre e comunque.

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