Focus Lazio – Napoli. Insigne-Fabian: la notte dell’Olimpico regala la vetta della classifica

Focus Lazio – Napoli. Insigne-Fabian: la notte dell’Olimpico regala la vetta della classifica

Tre punti, emozioni e spettacolo all’Olimpico, con il Napoli che si regala il primato in Serie A, battendo in extremis la Lazio di Sarri, con un gol di Fabian, il cui sinistro fissa il punteggio sul 2-1, grazie ai gol di Insigne e di Pedro.


Insigne festeggia il gol all'Olimpico

ROMA – Stavolta il Napoli non si lascia sfuggire l’occasione concessa da Milan ed Inter, ed espugna l’Olimpico, al termine di una partita spettacolare, aperta ad ogni pronostico fino all’ultimo secondo e, difatti, decisa da un sinistro chirurgico di Fabian (94′), che regala tre punti al Napoli e la vetta della classifica insieme al Milan. Termina 2-1 per gli azzurri, che erano passati in vantaggio con una fotocopia del gol di Fabian, ma con il destro, realizzata da Insigne (62′) e pareggiata da un’altra prelibatezza balistica, griffata Pedro (88′). Azzurri attesi dallo scontro diretto proprio contro il Milan, in un incontro che potrebbe dire molto nella lotta per lo Scudetto.

COSA E’ PIACIUTO
Finalmente l’ardore e la grinta che non si sono visti contro Cagliari e Barcellona, riappaiono come per magia nel secondo tempo dell’Olimpico, nella quale gli azzurri capiscono che si può e si deve fare di più dopo l’ennesimo primo tempo poco ispirato. Complice anche la stanchezza della Lazio e gli accorgimenti che Spalletti applica nella ripresa, la squadra inizia a giocare gradualmente meglio fino a trovare il gol del vantaggio. Buona anche la personalità nella gestione del punteggio, dove gli azzurri sfiorano il raddoppio più di quanto la Lazio faccia per pareggiare. Il gol di Pedro è un gioiello balistico pari a quelli di Insigne e Fabian. Il mancino dello spagnolo è il coniglio dal cilindro che vale tre punti grandi come asteroidi per la corsa allo Scudetto.

Peggiore in campo, o uno dei peggiori per quasi un’ora di gioco, poi Insigne diventa protagonista indiscusso dalla partita, segnando un gol, segnandone un altro, poi annullato dal VAR e consegnando personalmente a Fabian l’invito al raddoppio. Partita a due facce per il numero 24 azzurro che in mezz’ora riscatta la prima parte di gara, abbastanza anonima. Marusic non dave fare grandi cose per arginarlo, poi il destro all’angolino produce la svolta della sua partita e quella del Napoli. Ritrovato stasera e si spera per il finale di stagione.

L’attacco della Lazio è il migliore d’Italia, con Immobile supportato da un Zaccagni in grande spolvero, la fisicità e la capacità di inserirsi di Milinkovic Savic e la creatività di Luis Alberto. I partenopei rispondono con la migliore difesa, e stasera, la coppia di centrali Rrahmani-Koulibaly lascia poco e niente al centravanti napoletano, che mai riesce ad essere davvero pericoloso in area di rigore. Il merito è in gran parte del senegalese, che in questo genere di contese si esalta, anche se, storicamente, Immobile è sempre stato un cliente scomodo.

Prendersi la responsabilità di quel tiro, all’ultimo secondo, non è da tutti, ma Fabian ha caricato il suo sinistro e ha centrato l’angolo basso alla destra di Strakosha con una conclusione di rara precisione. L’arcobaleno prodotto dal suo tiro andrebbe rivisto più volte per quanto è bello, ma più che altro per la pesantezza di una rete che potrebbe rivelarsi decisiva in questo finale di campionato. Il gol è un fiore all’occhiello di una gara in crescendo, non esaltante, nella quale nei panni di play-maker non sempre si trova a suo agio. Il gol cambia il maniera radicale il giudizio sulla sua partita.

L’ingresso di Elmas segna il momento esatto nel quale gli equlibri si spostano appannaggio del Napoli. L’ingresso del macedone, al posto di un Zielinski a fasi alterne, ha il potere di dare brio e freschezza atletica nel momento cruciale della gara, ossia quando la Lazio iniziava a sentire la stanchezza nelle gambe dopo le fatiche di coppa. Il numero sette entra in tutte le azioni decisive del Napoli, rubando palla e creando i presupposti del gol di Insigne; nel gol annullato allo stesso Insigne, è lui che fa da “velo” per Osimhen; nel gol di Fabian è lui che porta palla fino al limite dell’area per cederla al capitano: al resto penserà Fabian. Anche lui decisivo.

Stavolta Spalletti legge bene la partita inserendo al momento giusto un elemento fresco come Elmas, tirando fuori uno Zielinski in evidente calo atletico. Buona anche la mossa Lobotka, portando il Napoli ad un 4-3-3 più congeniale alle caratteristiche dei calciatori in campo, cercando di limitare al minimo la spinta della Lazio alla ricerca del pareggio (che troverà con Pedro, ma solo su calcio da fermo). Resta da capire come mai questa squadra è così incolore nei primi tempi, salvo poi uscire alla distanza, come a Cagliari e stasera.

COSA NON E’ PIACIUTO
Il primo tempo in tendenza con le ultime uscite, contro Cagliari e Barcellona: ritmi blandi e squadra messa sotto dalle proprietà di palleggio della Lazio. Solo l’imprecisione degli attaccanti bianco-celesti evitano la capitolazione dopo pochi minuti e, soprattutto, nei primi venti la squadra di Spalletti era in evidente difficoltà, denotando sempre i soliti problemi: poco pressing e centrocampo saltato con facilità. Solo un paio di guizzi di Zielinski ed Osimhen ma l’impressione di una squadra atleticamente fiacca e piena di timore, dopo le ultime deludenti prestazioni è stata davvero forte.

Non si gioca mai su Osimhen, poche volte sul corto, quasi mai sul lungo. Pochissime volte si cerca di sfruttare le caratteristiche fisiche del nigeriano che, dal canto suo, ci mette tanta generosità ma producendosi in errori davvero macroscopici. Il fattore più preoccupante avvertito stasera, più che in altre circostanze, è l’ignorare quasi sistematicamente il numero nove in situazioni a lui favorevoli (almeno ipoteticamente): Politano divora il raddoppio preferendo calciare su Strakosha invece di darla ad Osimhen che, a porta vuota, avrebbe segnato; Elmas, in occasione dell’azione del secondo gol, non lo guarda mai, nel suo movimento sulla destra, optando per Insigne (per fortuna). Di suo, Victor ci mette qualche conclusione verso la porta, tutte con lo stesso fattore comune: mancanza di cattiveria in area di rigore.
Un grosso problema che dovrà risolvere, insieme a molti altri.

Fiacca anche la partita di Zielinski, dal quale ci si aspetta sempre quel qualcosa in più, che purtroppo arriva raramente negli ultimi tempi. Da un punto di vista fisico, è sempre uno dei primi ad alzare bandiera bianca: sembra quasi svanire dopo un’ora di gioco; tatticamente non influisce più di tanto in una gara nella quale era partito discretamente, andando anche vicino al gol del vantaggio, ma spegnendosi come una fiammella chiusa in un bicchiere. Inevitabile la sostituzione, che segna l’inizio di una nuova partita.

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