Focus Lazio – Napoli. La coppia di “K” è la mano vincente per sbancare l’Olimpico. Kim più Kvara, uguale tre punti

Focus Lazio – Napoli. La coppia di “K” è la mano vincente per sbancare l’Olimpico. Kim più Kvara, uguale tre punti

Dopo il flop casalingo contro il Lecce, i ragazzi di Spalletti tornano alla vittoria, conquistando tre punti nella difficile trasferta dell’Olimpico. Allo svantaggio iniziale, firmato Zaccagni, i partenopei rispondono con Kim e Kvaratshkelia, per il 2-1 finale al termine di una prestazione di ottimo livello che proietta, almeno per una notte, gli azzurri al comando della classifica.


ROMA – La mano vincente è la coppia di “K”, quella che sbanca l’Olimpica e rilancia il Napoli dirandando le nubi e i primi approcci polemici dopo il pareggio-flop contro il Lecce. Se il rendimento degli azzurri sembrerebbe essere lo stesso tra le mura amiche, lo stesso si può dire per quello esterno, dove il Napoli è la solita sentenza: tre punti contro una squadra organizzata come quella di Sarri, andati in svantaggio dopo soli quattro minuti e rimontando il risultato. salendo esponenzialmente nel rendimento dei singoli e nella qualità del gioco. Gli azzurri passano 2-1, un risultato che va anche stretto per quanto fatto vedere nell’arco dei novanta minuti, dove Spalletti (7) ritorna al 4-3-3 che, fino al pari contro il Lecce, è stato la chiave vincente di questo Napoli. Bene l’aspetto caratteriale, nel quale gli azzurri dimostrano una certa fermezza mentale, sebbene l’avvio sia traumatico, conquistando metri di campo, spingendo la Lazio nella propria metà-campo. Discutibile, forse, la scelta delle sostituzioni, andando a scoprirsi (in situazione di Vantaggio) con l’inserimento di Elmas e Raspadori in 4-2-3-1 opportunamente commutato in un 4-3-3 con il macedone mezz’ala e l’ex-Sassuolo largo a sinistra.

Il platonico trofeo di migliore in campo è nuovamente di Kvaratshkelia (8), tornato a livelli altissimi dopo un paio di passaggi a (semi)vuoto. Dicevano che era in dubbio perchè fuori condizione, non immaginiamo cosa avrebbe fatto se fosse stato al top della forma. Il georgiano inizia in sordina, ma quando aumenta i giri ed entra in mezzo al campo con maggiore frequenza fa un male da morire. Si inventa giocate pazzesche, e fosse entrato il suo tracciante di destro, che va a spaccare il palo alla destra di Provedel, dopo aver irriso un paio di calciatori laziali (Luis Alberto e Felipe Anderson) con una “ruleta”, il voto sarebbe bastato solo per quella giocata, ma lui decide di proporre anche altro materiale del suo repertorio, sia come assist man poi come match-winner, aggiustando la mira del suo destro sull’invito di Anguissa e, stavolta, Provedel non può fare niente.

Imprescindibile il georgiano, imprescindibile come Lobotka (7), che offre un’altra prestazione sontuosa, manovrando il pallone a piacimento in mezzo alle maglie laziali, che non lo prendono mai. E lui non perde mai il pallone, non perde mai la palla, anche quando la situazione sembra essere delicata trova sempre una linea di passaggio che taglia fuori mezza linea mediana laziale. Non sbaglia mai un movimento ed il primo passaggio sbagliato arriva a tre-quarti di partita. Se Kvaratshlekia è l’estro, la fantasia e la sregolatezza, lo slovacco è l’equilbrio che compensa il tutto.

Letale nel gioco aereo, sia nella sua area che in quella avversaria, Kim (7) compie passi da gigante partita dopo partita. Deve migliorare negli appoggi, alcuni dei quali mettono più di un brivido, ma quando Immobile prova a fare qualcosa di buono, diventa un argine invalicabile per il bomber di Torre Annunziata. Poi, dall’altra parte del campo, trova il suo secondo gol stagionale, decisamente più importante rispetto a quello contro il Monza, che apre ai partenopei la strada verso i tre punti. Altra buona prestazione in un ottimo avvio di stagione. Insieme al sud-coreano troneggia anche Rrahmani (6,5), anche lui autore di una prestazione pulita, solida ed essenziale in alcuni interventi decisivi quanto un gol. L’asse con Kim è solido ed Immobile trova terreno arido anche dalle sue parti, impedendogli qualsivoglia velleità in area di rigore. E non era facile.

Sul gol è esente da colpe, perchè la rasoiata di Zaccagni era imprendibile ma Meret (6,5) fa il suo egregio dovere quando c’è da lavorare con i guantoni e non con i piedi: toglie il pallone dall’angolino sulla pettinata di testa di Felipe Anderson, che è quanto di più pericoloso la Lazio riesca a creare nel secondo tempo. Con i piedi non fa disgrazie e, a differenza delle prime partite, viene cercato più spesso dai compagni nella prima impostazione, sintomo di fiducia che, dopo il tanto dire di quest’estate, che va via via ritrovandosi. A sinistra Mario Rui (6) deve vedersela con un cliente scomodo come Felipe Anderson, accompagnato dalle proiezioni (forse anche più pericolose) di Lazzari ed il due contro uno è, per lui, una condizione di sofferenza dalla quale riesce, comunque, a cavarsela. Ingenuità quasi fatale, quando si fa prendere la posizione da Lazzari, steso da una sorta di gomitata, bordeline da calcio di rigore. L’avesse fischiato, Sozza, non avrebbe dato scandalo. Nel finale, spazio anche ad Olivera (sv) per rubare qualche secondo in attesa del fischio finale. Meglio, dall’altro lato Di Lorenzo (6) che inizia malissimo, rendendo a Zaccagni la vita comodissima per potere battere Meret, per poi riprendersi col passare dei minuti, soprattutto con l’ingresso di Politano, con il quale sembra avere più alchimia rispetto a Lozano, il predominio del settore destro, uscendo vincitore da situazioni caotiche, grazie anche ai provvidenziali raddoppi dhe giungono soprattutto da Zambo Anguissa (7).

Quest’ultimo gioca dal primo all’ultimo minuto con la stessa lucidità nelle giocate e stesso vigore atletico, pagando dazio solo quando il Napoli passa ad un centrocampo a due (per una manciata di minuti) e nel finale, quando davvero le gambe gli vengono meno. Ma quanti palloni riesce a recuperare? Se ne perde il conto ed ha anche il merito (enorme) di azionare il destro vincente di Kvaratshkelia. Anche lui, come Lobotka è una presenza di cui il Napoli non può fare a meno. Poi c’è lo zampino di Zielinski (6,5), più vivace del solito e nel cuore del gioco, il suo, buono a mandare in crisi il centrocampo della Lazio con le sue oscillazioni tra centrocampo e area di rigore. Da un suo corner Kim insacca il gol del pareggio, poi va vicino al raddoppio con un colpo di testa su cui Provedel compie uno dei suoi tanti interventi prodigiosi.

Buono l’ingresso di Elmas (6,5) che con il suo movimento non offre punti di riferimento, partendo prima largo a sinistra, poi passando in mezzo ed infine indietreggiando di una decina di metri, scambiando spesso posizione con Raspadori (5,5), quest’ultimo meno incisivo rispetto ad altri suoi compagni subentrati dalla panchina, poichè non ancora entrato nei meccanismi di squadra, forse alla ricerca di un ruolo o di una posizione che attualmente ancora non ha. A proposito di subentrati, Ndombele (sv) entra e si presenta con una ciabattata di cinquanta metri, nel vuoto, non essendo marcato o pressato. Non il miglior biglietto da visita per lui, sul quale c’è da lavorare un bel po’ per portarlo ad una condizione almeno accettabile.

E, sempre a proposito di subentrati, finalmente Politano (6,5) offre una buona prestazione, fatta di scatti e progressioni senza sosta. Dal momento del suo ingresso inizia una serata di passione per il povero Marusic, che fino all’impatto con il povero Lozano, passava una serata senza grosse preoccupazioni. Invece, l’ex-Sassuolo macina metri, propone giocate, trascina dietro di se anche Di Lorenzo, fino a quel momento in una serata in penombra. La fascia destra diventa di dominio azzurro e da quelle parti che, nella ripresa, sfonda con continuità ed efficacia. A fare le spese dell’ingresso di Politano è, come detto, il povero Chucky Lozano (5,5), infortunatosi seriamente in uno scontro aereo con Marusic. Prima dell’episodio incriminato non è che il messicano brillava di luce propria, anzi, andava in scena la solita partita senza acuti, nella quale mancano l’intesa con Osimhen, la fluidità della catena di destra con Di Lorenzo e la ormai endemica sofferenza in zona gol. Speriamo l’infortunio sia di lieve entità. Buona fortuna Chucky.

Chiudiamo con Osimhen (6,5) che va vicino al gol in un paio di occasioni, nelle quali prima il palo poi Provedel gli negano il gol che manca dalla partita contro il Monza. Ma la sua è una prestazione gagliarda, al netto dei soliti errori di caratura tecnica (che vanno messi in preventivo) che ne limitano l’efficacia sia in area di rigore, sia come uomo di raccordo tra il centrocampo e gli attaccanti esterni. Però, con la sua dirompenza tiene sotto scacco l’asse Patric-Romagnoli, che hanno il loro da fare nel contenere l’impeto del nigeriano, sebbene non riesca quasi mai ad attivarsi in progressione, ma quando riesce a puntare Provedel, sono guai seri.

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