Focus Napoli – Ajax. Non è ancora tempo di svegliarsi: il sogno europeo continua con il poker-qualificazione ai lancieri

Focus Napoli – Ajax. Non è ancora tempo di svegliarsi: il sogno europeo continua con il poker-qualificazione ai lancieri

Quarto appuntamento con la Champions League ed il Napoli continua con la sua marcia trionfale, demolendo, anche al Maradona, il malcapitato Ajax. Finisce 4-2 a Fuorigrotta, con le reti di Lozano, Raspadori, Kvaratshkelia ed il rientro e ritorno al gol di Osimhen. Per le statistiche, i gol di Klaassen e il rigore di Bergwijn. Napoli matematicamente qualificato agli ottavi. Infortunio muscolare per Zambo Anguissa.


NAPOLI – Non è ancora tempo di destarsi. Questo Napoli da sogno continua a incantare e chi pensava ad una squadra sazia, che questo pomeriggio giocasse col freno a mano tirato, alla ricerca mirata del punticino per garantirsi la qualificazione, beh, è rimasta delusa. Questa squadra diverte, si diverte ed ama far divertire le persone accorse al Maradona, per gustarsi un’ora e mezza di calcio spettacolare.
Chi ha pagato il biglietto (o il mini-abbonamento) non è rimasto deluso, neppure oggi, della pietanza calcistica offerta dagli azzurri: gustosa e prelibata, per palati raffinati, ma indigesta ai malcapitati olandesi, scesi a Napoli ancora schiumanti di rabbia dopo le sberle dell’andata e vogliosi di rimediare alla figuraccia casalinga. In fondo, ai ragazzi di Schreuder è andata leggermente meglio rispetto alla scorsa settimana (peggio sarebbe stato davvero difficile), portando a casa un dignitoso 2-4, giocando, quanto meno, un discreto secondo tempo, che ha concesso loro di restare in partita fino all’ultimo minuto.

Il vero problema (per l’Ajax) è il trovarsi di fronte un Napoli, di questi tempi, tra le squadre più ingiocabili d’Europa. Difficile, per gli olandesi, giocare per buona parte del match a rincorrere il pallone e gli avversari, loro, che storicamente il gioco del calcio lo insegnano e lo predicano attraverso la genuinità dei loro talenti, nati e cresciuti ad Amsterdam, che hanno scritto la storia del calcio.

Oggi, una pagina di storia, la scrive il Napoli, questo Napoli che si qualifica per gli ottavi di Champions League con due giornate di anticipo, guidando il Gruppo A a punteggio pieno a suon di prestazioni che per bellezza, efficacia e praticità somigliano, se non superano, al contemplato Napoli di Sarri. Stasera, al Maradona, quarto atto di quest’impressionante cavalcata europea, nella quale gli azzurri fanno capire di non essere scesi in campo paghi delle tre vittorie consecutive, ma anzi, con la volontà di stupire ed entusiasmare.

E ci riesce benissimo, perché dopo meno di venti minuti, la squadra di Spalletti è già al doppio vantaggio. La sblocca Lozano (7,5), che stavolta sul “bacetto” di Zielinski decide di mirare sul secondo palo, impallinando il povero Pasveer, destinato ad una nuova serata da incubo. Come cambiano le cose: solo la settimana scorsa il messicano era uno degli “oggetti misteriosi”, uno dei pochi insoddisfatti ed insoddisfacenti in questo strepitoso inizio di stagione: è bastato un gol facile facile a Cremona a far rigirare gli astri ed ecco che il Chucky ridiventa una scheggia impazzita che porta a spasso gli avversari. Praticamente imprendibile per tutta la partita, è uno dei fattori a far cadere immediatamente il fragile castello di sabbia creato da Schreuder. Rischia, come a Cremona, di fare doppietta, ma Pasveer ricorda, almeno per una volta, lo scopo per cui si trova in mezzo ai pali, negando la seconda gioia personale al numero undici messicano. Politano (5,5) gli subentra nei minuti finali, facendosi ammonire scioccamente, fermando un’azione dell’Ajax, con un fallo di mano volontario, nella tre-quarti olandese. Leggerezza evitabile.

Se, da un lato, quello destro, Lozano crea scompiglio facendo impazzire Bassey, dal lato opposto c’è il numero settantasette che manda fuori giri non solo Sanchez, oggi a prendersi la sua razione di dribbling al posto di Rensch, ma l’intero Ajax posto a mansioni difensive. Kvaratshkelia (8) gioca l’ennesima partita di qualità elevatissima: prova sempre la giocata e quasi sempre riesce in dribbling, finte, veli, veroniche; vince rimpalli mettendoci la forza fisica e non solo la tecnica; si trascina letteralmente avversari a gruppi di due-tre elementi, vanamente sulle sue tracce, e solo su quelle. Non accontentandosi di ridurre a brandelli il settore di competenza, lo si vede anche spostarsi a destra, affettando la tre-quarti olandese e terrorizzando anche lo stesso Bassey, che aveva il suo bel da fare con la versione pimpante di Lozano, senza dimenticare il solito assist che manda in gol Raspadori e un sorprendente lavoro difensivo anche nella sua area di rigore. E siccome alla deliziosa torta, che era stata la sua partita, mancava la decorazione finale, si appropria del calcio di rigore, strappandolo ad Osimhen che non vedeva l’ora di gonfiare la rete, e segnando il 3-1, scaraventando il pallone alle spalle di Pasveer con un destro potente e preciso a mezz’altezza. Straordinario e fuori da questa dimensione. Al suo posto, Elmas (sv) che tenta di emulare il georgiano con qualche giocata funambolica, ma fumosa.

Raspadori (7), anche lui in forma strepitosa, un nome che quelli dell’Ajax ricorderanno a lungo: due partite, tre gol, nonostante le difficoltà nel ruolo e nei compiti che Spalletti gli richiede. Spalle alla porta non riesce ad essere determinante come alla Crujiff Arena, anche perché la difesa dell’Ajax è più attenta a non lasciare tanto campo dietro la linea; ciò non toglie che Jack fa male quando, invece, ha una visuale pulita della porta difesa da Pasveer e alla prima occasione non si lascia pregare, scaraventando un sinistro letale sul primo palo, in quello che sta diventando la sua personale specialità. Dopo, tanto movimento, tanti movimenti ma meno fluidità e meno alchimia con i centrocampisti, anche a causa del centrocampo dell’Ajax meno morbido rispetto all’andata. Nella ripresa, Spalletti gli concede il rifiato e la meritata standing ovation, per lasciare spazio ad Osimhen (6,5), rientrante dopo l’infortunio ed animato da una voglia selvaggia di fare gol. Che arriva, dopo molti tentativi e tantissimi off-sides, negli ultimi minuti di gioco, sradicando a Blind un pallone destinato ad un comodo alleggerimento a Pasveer, che diventa invece il viatico per il trionfo partenopeo, il 4-2, suggello finale ad un match che, dopo il penalty di Bergwijn, poteva regalare un finale inatteso. La perseveranza del nigeriano viene premiata da un gol, importantissimo per lui, già in ansia di prestazione e innervosito da un gol che non arrivava e dal penalty che Kvaratshkelia non gli lascia calciare. Come sempre, ha da migliorare sul senso della posizione e nella “lettura” della linea di difesa avversaria, che gli costa almeno tre occasioni pulite per segnare già prima del novantesimo.

Si rischia di essere ripetitivi, ma questo Napoli deve le sue fortune alla vena geometrica di Stan Lobotka (7), che si rende protagonista dell’ennesima partita che rasenta la perfezione. Difficile trovare ulteriori aggettivi per questo ragazzo che, con il suo modo di giocare, fa sembrare semplici cose che, in realtà, sono complesse per grandissima parte dei suoi colleghi. Schreuder gli piazza Klaassen a mò di sentinella, ma il moto perpetuo in mezzo al campo dello slovacco ne fa perdere le sue tracce, andando a prendersi e smistare palloni anche in zone più decentrate. Gioca sul lungo e sul corto, imbucando in verticale, aprendo sulle corsie laterali oppure, semplicemente, appoggiando su Meret: il tutto ha sempre un suo preciso scopo tattico. . A fianco allo slovacco, Zambo Anguissa (6), si rende protagonista dell’unica nota davvero stonata di una serata memorabile, accusando un malessere muscolare dopo un’ora d gioco circa. Non il brillantissimo Zambo di qualche settimana fa, ma le avvisaglie di incombente stop si erano registrare già a Cremona, con il mediano camerunense sulle gambe dopo un’ora di gioco; stasera, bene ma non benissimo: la sua presenza si sente, come sempre, ma il dinamismo che siamo abituati ad apprezzare è opacizzato dalla stanchezza che anche un mostro di atletismo come Zambo accusa, dopo un inizio di stagione che lo ha visto tra gli indiscussi protagonisti. Nella speranza che il suo infortunio sia di poco conto, ne può approfittare Ndombele (6) per accumulare minutaggio e recuperare un buono stato di forma. Il francese entra bene e con decisione in mezzo al campo, fiero partecipe della fitta densità di popolazione che si annida nella zona nevralgica. Il penalty del 3-1 è frutto di un destro fermato dal braccio di Timber, ma anche prima riesce a rendersi pericoloso con un tiro a lato. Sembra essere molto più a suo agio in Champions che in campionato.

Buonissima prestazione anche per il terzo moschettiere del centrocampo a tre di Spalletti, Zielinski (6,5), autore di primo tempo spumeggiante, comandando nella sua zona di competenza e mandando in porta Lozano, chiudendo l’uno-due con un tocco di rara delicatezza. Si accende ad intermittenza, ma è parte del suo essere Zielinski, per poi calare alla distanza, un altro suo tratto caratteristico. Al suo posto, nei minuti finali, passerella per Gaetano (sv).

Luci ed ombre dal reparto difensivo: sufficiente le prestazioni dei due laterali. Di Lorenzo (6) ci mette il solito impegno in copertura e l’altrettanto solito encomiabile contributo alla spinta offensiva sul lato destro. Qualche problema di alchimia con Kim, insieme al quale lascia qualche varco di troppo a Bergwijn, sicuramente l’uomo più pericoloso tra i lancieri di Amsterdam. Il capitano si guadagna la sufficienza con qualche galoppata a tutta fascia, creando superiorità numerica insieme all’ispirato Lozano. Dall’altro lato Olivera (6), il laterale di coppa, che fa il suo onesto dovere, soprattutto a proteggere l’estro di Kvaratshkelia e contenere Berghuis, che gira da quelle parti. Sul gol di Klaassen è l’uomo più vicino al biondo trequartista olandese, ma non può farci nulla, in ritardo sullo stacco aereo dell’olandese, troppo libero in area (con Anguissa praticamente fermo per infortunio muscolare, in attesa del cambio). In mezzo alla difesa, il dopo Rrahmani si chiama Kim (5,5), spostato sul centro destra il sudcoreano sembra essere improvvisamente fuori posto, lasciandosi andare ad errori di misura per lui inconsueti. Tanti passaggi sbagliati in uscita, soprattutto nel primo tempo; spesso fuori posizione sulle imbucate improvvise di Bergwijn; meglio nella ripresa, quando gli vengono risparmiati compiti di impostazione. Prova incerta anche per il suo compagno di reparto Juan Jesus (5,5) che rovina una partita più che buona con il rigore (generosamente concesso da Zwayer) procurato per fallo su Brobbey e un’ammonizione rimediata pochi minuti dopo. Niente di particolarmente grave: si tratta di smaltire le scorie a causa dello scarso minutaggio. L’infortunio d Rrahmani dovrebbe risolvere il problema.

In porta Meret (6,5) si dimostra il portiere affidabile di questo inizio di stagione. Ci mette il guantone sul tiro di Bergwijn, deviato da Di Lorenzo, in quella che potrebbe essere una parata semplice, ma che non lo è stata affatto. Si disimpegna bene anche con i piedi, così, giusto per accontentare i fautori della finezza estetica applicata al pallone. Sui gol può fare davvero poco, anche se riesce a toccare, ma non a respingere il potente colpo di testa di Klasseen; così sul rigore di Bergwijn, su cui non arriva per questione di centimetri. Ma c’era.

Promosso anche mister Spalletti (7), che porta il suo Napoli al traguardo degli ottavi con due giornate di anticipo. La squadra è un visibilio: bella e pratica ed è principalmente merito suo, che tiene alta la soglia dell’attenzione dei suoi, che si giochi contro l’Ajax o contro la Cremonese. Non convince, però, la scelta di Kim come vice-Rrahmani, così come la scelta iniziale di non concedere un po’ di riposo a Zambo Anguissa, infortunatosi a partita in corso. Per il resto, niente da appuntare: la squadra gira alla grande, fa punti, incanta dal punto di vista del gioco, che esalta sia il singolo che il collettivo. E’ anche meglio del Napoli dell’inizio della scorsa stagione; speriamo non si verifichi lo stesso contraccolpo autunnale. Ma ora si può pensare più serenamente alle vicende di campionato ora che è stata archiviata la pratica europea (ma c’è da vincere il girone).

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