Michele accoltellato a scuola a Miano, il racconto: “Il giorno prima avevamo litigato, lui si sentiva con mia sorella”

Michele accoltellato a scuola a Miano, il racconto: “Il giorno prima avevamo litigato, lui si sentiva con mia sorella”

“Mi sento meglio fisicamente, ma voglio guardare avanti, voglio solo pensare a stare bene”, ha detto la vittima


NAPOLI – Sono circa le 11. M., 17 anni, cammina per il corridoio del terzo piano della succursale dell’alberghiero “Duca di Buonvicino” a Miano, periferia nord di Napoli. “Stavo entrando in classe per il corso di cucina – racconta dal letto di ospedale dove è ricoverato – Ho sentito prima un colpo alle spalle, poi ai fianchi, poi su altre parti del corpo”. Sette coltellate.

L’aggressore che lo coglie di sorpresa, A., è un suo coetaneo e frequenta un’altra classe dello stesso istituto: “Si sentiva con mia sorella”, continua M. Individuato poche ore dopo, A. ha confessato di aver accoltellato il compagno di scuola. Ora è in stato di fermo in attesa di convalida.

Due bravi ragazzi, li descrivono tutti, di buone famiglie, finiti in una storia di incomprensioni, passione e possessività tra adolescenti degenerata in violenza: “Mi sento meglio fisicamente, ma voglio guardare avanti, voglio solo pensare a stare bene”, aggiunge M. che rimarrà al Cardarelli per altri due o tre giorni. La mamma è sempre stata al suo fianco: “La sera prima, fuori scuola, tra me ed A. c’era stato un litigio. Ma per me era finita là. Non so cos’altro dire, non avevo nessun tipo di problema con lui, nemmeno di gelosia per mia sorella”, aggiunge. Dopo la lite, A. cova però risentimento e il mattino seguente si presenta a scuola con un coltello in tasca.

“Quando ho visto mio cugino mi sono spaventata, era scioccato, aveva tutto il corpo ricoperto di sangue”, racconta una parente di M., studentessa all’alberghiero. Dopo essere stato colpito, il ragazzo è andato verso la sua classe. I primi a vederlo sono stati i suoi compagni, assieme ad alcuni collaboratori scolastici: “Avevamo sentito delle urla, pensavamo a un bisticcio, mai a un accoltellamento – spiega un bidello – Abbiamo portato il ragazzo in un’aula per soccorrerlo: che impressione vederlo senza la maglietta, tutte quelle ferite”.

Docenti e studenti rimangono con lui: “Gli abbiamo tamponato i tagli con della carta in attesa dell’ambulanza”. M. perde sangue, ma rimane cosciente. Verrà trasportato al Cardarelli dal 118: “Devo ringraziare i miei compagni e tutti quelli che mi hanno soccorso, non vedo l’ora di rivederli”, aggiunge il diciassettenne.

A scuola arrivano tre volanti dell’Ufficio prevenzione generale. Rilievi e interrogatori, nell’immediato gli alunni non possono lasciare la scuola. Vengono ascoltati la preside Carmela Musello e i testimoni. I genitori dell’aggressore sono apparsi entrambi disperati per l’accaduto, sin dal primo momento: “Il padre era in lacrime per il figlio”, dirà la dirigente scolastica. La Procura per i minorenni individua l’aggressore nel giro di poche ore e ne dispone l’arresto. Interrogato dalla pm Emilia Galante Sorrentino, il diciassettenne confessa.per gli inquirenti il movente sarebbe proprio il rancore esistente tra i due perché la vittima non voleva che l’aggressore frequentasse sua sorella, con la quale aveva avuto una relazione. I docenti lasciano la scuola in silenzio.

La preside Musello aggiunge di non conoscere le motivazioni dell’accaduto: “Un fatto gravissimo – si limita a dire – Sono due bravi ragazzi, famiglie perbene, due diciassettenni che non hanno mai dato segni di aggressività. Ci dispiace per tutti e due”. L’aggressore frequentava da un anno quell’istituto, proveniva da una scuola paritaria. La succursale del “Duca di Buonvicino” è in un quartiere difficile, case popolari e rifiuti abbandonati accanto all’istituto: “Mai accaduti episodi del genere in questa scuola”, ricorda un bidello. “Ci dispiace molto, abitiamo tutti da queste parti, siamo tutti amici. Ma adesso, chi lo sa”, aggiungono alcuni studenti all’esterno della succursale. Oggi si torna a scuola. Nel cortile sono rimasti lo scooter di M. e quello di A. Quest’ultimo è stato danneggiato da ignoti dopo l’aggressione. La preside e i docenti dovranno parlare alla scolaresca.

FONTE: REPUBBLICA.IT