Focus Napoli – Roma. Anche il Mour-inho di gomma cade sotto i colpi della capolista. Ed ora sono +13 sulla seconda!

Focus Napoli – Roma. Anche il Mour-inho di gomma cade sotto i colpi della capolista. Ed ora sono +13 sulla seconda!

Il Napoli apre il girone di ritorno con la preziosa vittoria, ottenuta al Maradona, contro la spigolosa Roma di Mourinho. Il 2-1 finale porta la firma del solitio Osimhen del provvidenziale Simeone, entrato al suo posto. Per i giallorossi, momentaneo pareggio di El Shaarawy. Azzurri adesso a +13 sull’Inter.


NAPOLI – Anche il guru Mourinho deve arrendersi alla legge della capolista, che apre il suo girone di ritorno esattamente come ha chiuso quello di andata: vincendo. Tre punti che valgono tantissimo, perchè permettono agli azzurri di allungare di un’altra lunghezza sull’insgeuitrice più prossima (adesso l’Inter), ottenuti in una vera e propria battaglia, come quasi sempre accade contro la Roma, stasera più agguerrita che mai, accompagnata dalla fiducia di una striscia di risultati che la vedeva ancora imbattuta nel 2023.

Il Napoli la vince dopo quasi cento minuti di partita carica di agonismo, di duelli fisici, di ruvidità, di ritmi altissimi, ingredienti che non si trovano più nell’odierna Serie A e che avrebbero potuto favorire, per certi aspetti, proprio la formazione di Mourinho, che sulla fisicità e l’agonismo concentra gran parte del suo stile di gioco, puntando quasi esclusivamente sull’estro di Dybala, unico vero diversivo alla ricerca del gol su palla da fermo, sulle quali i giallorossi hanno spesso dimostrato di essere temibilissimi.

Stasera, dunque, l’imperativo categorico era quello di cercare il risultato attraverso la qualità di gioco e a limitare le giocate dell’argentino. Missione compiuta per il 2-1 finale con il quale gli azzurri escono vincitori dal Maradona, sfoderando una prestazione buona sotto l’aspetto qualitativo, non esente da difetti, e altrettanto valida sul piano atletico, controbattendo colpo su colpo il maggiore vigore atletico che normalmente caratterizza i giallorossi.

Perchè così ha iniziato la Roma: coltello tra i denti e pressing asfissiante sui portatori di palla azzurri, che per un buon quarto d’ora di gioco sortisce qualche esito, poichè vanno registrati a carico della squadra di Spalletti ripetuti e quanto mai insoliti errori in uscita e un malinteso Kim-Meret che quasi manda la Roma in vantaggio, la prima vera risposta romanista al guizzo iniziale di Kvaratshkelia che fa capire a Rui Patricio quanto sarà dura la sua serata, scaldandogli i guantoni.

Partita ruvida, alimentata dalla conduzione di gara di Orsato, poco dedito al fischio, ma molto incline a far proseguire il gioco, anche davanti ad interventi al limite del fallo (se non oltre). Poco spazio per le giocate individuali, ma quando il Napoli accende l’interruttore sulla fascia sinistra, per la Roma inizia invece il black-out. Il piacevole leit-motiv a cui siamo abituati è sempre lo stesso, Rui e Kvarat lavorano ai fianchi la difesa avversaria; l’invito del giorgiano ad Osimhen è di quelli che non si rifiutano, ma il nigeriano decide di impreziosire ed onorare l’egregio lavoro del collega, trasformando quel pallone nel gol più bello mai segnato dal nigeriano in carriera. Stop di petto, controllo di ginocchio e randellata terrificante sotto la traversa, senza mai far toccare terra il pallone.

Una rete spaventosamente bella, che rispecchia fedelmente il periodo aureo di forma del capocannoniere azzurro, che trasforma in oro (o meglio, in gol) ogni pallone che tocca. Ma l’Osimhen di stasera (e degli ultimi tempi) si segnala non solo per i numeri, ma anche per come sa stare meglio in campo, dialogare con i compagni di squadra, diversificare le sue giocate, restare calmo contro le ruvidezze del roccioso Smalling, aspetti che lo rendono centravanti sempre più imprevedibile.

La squadra di Spalletti non è solo Osimhen, perchè contro la Roma di stasera, probabilmente la migliore Roma stagionale, occorreva giocare da squadra e restare sempre sul pezzo, tenendo altissima la soglia della concentrazione. Dopo l’incertezza iniziale, Kim non sbaglia più un intervento su Abraham che tocca un numero esiguo di palloni, limitando, di conseguenza anche l’operato di Dybala, suo fido compare di attacco, ma scollegato, stasera dal gioco giallorosso.

Monumentale anche Lobotka, che si porta a spasso sia il pallone, smistando a destra e manca a piacimento, sia Pellegrini, che come un cagnolino alla ricerca della crocchetta in mano al padrone, lo rincorre a perdifiato senza mai ottenere riscontro, tra l’altro. Lo slovacco è il Sole attorno al quale orbitano i suoi pianeti, alcuni bene, alcuni meno. Zielinski griffa la sua, altrimenti anonima, partita, con il pallone che Simeone scaraventa in rete; Zambo Anguissa non gioca malissimo ma sembra essersi imborghesito: molto (fin troppo) partecipe alla manovra offensiva, pochi palloni recuperati in fase di non possesso e l’abuso dei colpi di tacco che quasi mai sortiscono effetti benefici: anzi.

Anche Meret fa la sua parte in questa partita: male in un paio di uscite, indeciso, soprattutto nelle fasi iniziali, con il pallone tra i piedi, ma tremendamente efficace quando c’è da mettere i guantoni sui palloni che gli arrivano. Spinazzola nel primo tempo, Cristante nel secondo tentano di scalfirlo, ma Alex c’è, superato solo dal solito el Shaarawy, che a Napoli ama giocare a fare il fenomeno, per l’effimero pareggio giallorosso, che però è una precisa responsabilità di Lozano, che perde la marcatura del “faraone” permettendogli la battuta a rete.

Il Chucky, croce e delizia di questa stagione, l’eterno incompiuto di questa squadra nella quale non riesce ad inserirsi completamente. “Vorrei ma non riesco” è il suo motto, perchè le potenzialità di fare meglio di quanto propone ci sono tutte, e stasera macchia uan prestazione altrimenti pienamente sufficiente con un paio di errori da matita rossa: la conduzione del contropiede tre-contro-due, al termine del quale preferisce la gloria personale piuttosto di un comodo passaggio a Kvara molto meglio piazzato e, appunto, l’errore in marcatura su el Shaarawy, che favorisce il pareggio romanista. Prima, due-tre spunti davvero interessanti per il messicano, a cui però manca la giocata importante e decisiva per potere essere considerato davvero determinante.

Una qualità che non manca a Simeone, che ancora una volta entra e cambia volto alla partita, mandando in crisi Smalling con una finta e piazzando la sfera sotto l’incrocio dei pali, per il gol-vittoria che riscalda i cuori degli oltri 50.000 spettatori, gelati dal freddo e dall’imprevisto pareggio della Roma. Che gran gol quello dell’argentino, altro simbolo di questo Napoli che riesce a trovare risorse nella sua folta e qualitativamente validissima panchina. Bravissimo Spalletti a buttarlo nella mischia, rinunciando ad Osimhen, stanco e malconcio dopo una partita intera passata a prendere botte del trio difensivo più cattivo del campionato. Bravo il “cholito” a farsi trovare pronto, pur consapevole del suo “ranking” alle spalle dell’intoccabile Osimhen, e sfruttare le occasioni che Spalletti gli concede.

Perchè è così che Spalletti vuole la sua squadra, perchè è così che sta plasmando i suoi ragazzi, tenendoli sempre in alta tensione, facendoli sentire protagonisti e partecipi di un progetto potenzialmente vincente. E’ così che il Napoli ha vinto stasera, abbattendo uno degli ostacoli, in questo momento, più ruvidi del campionato, contro una squadra come quella di Mourinho, con uomini in fiducia, con una striscia di risultati a favore, con rinnovata consapevolezza nei propri mezzi, con un obiettivo Champions ritornato alla portata, grazie al disastro Juventus ed all’harakiri delle avversarie dirette; un’avversaria che avrebbe meritato anche qualcosa in più, almeno per la caparbietà con la quale hanno cercato il pareggio, ottenuto in un frangente di gioco nella quale il Napoli stava accusando i primi sintomi di stanchezza, lasciando il centrocampo ai giallorossi. Nonostante tutto, il pur buon operato dei capitolini non è bastato contro la capolista che, abbatte il Mou-rinho di Gomma, allestito dal portoghese, mette un mattone, anzi una colonna portante fondamentale per il completamento del “progetto”. Ci piace chiamarlo così.
Ed ora, testa allo Spezia.

I voti: Meret (6,5); Di Lorenzo (6,5); Rrahmani (6,5); Kim (6,5); Mario Rui (6,5); Zambo Anguissa (6); Lobotka (7); Zielinski (6,5); Lozano (6); Osimhen (7,5); Kvaratshkelia (6,5).

Dalla panchina: Simeone (7,5); Elmas (6); Olivera (6,5); Raspadori (6); Ndombele (sv)
Il mister: Spalletti (7)

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