Focus Empoli – Napoli. 2-0 in terra toscana domindando al Castellani. Questa squadra non si ferma più!

Focus Empoli – Napoli. 2-0 in terra toscana domindando al Castellani. Questa squadra non si ferma più!

Altro giro, altra vittoria per la capolista, che si sbarazza senza troppi affanni anche dell’anatema Empoli, squadra storicamente ostica ed invisa agli azzurri. Stavolta poche difficoltà per gli azzurri che espugnano il Castellani con l’autorete di Ismajli e il il solito Osimhen, per il 2-0 finale con il quale il Napoli sistema la pratica-Empoli. Espulso Mario Rui nella ripresa per fallo di reazione. Azurri attualmente a +18 sull’Inter.


EMPOLI – Prima con la testa, poi con i gol. Questo era l’imperativo categorico che il Napoli aveva il dovere di porsi alla vigilia per avere la meglio dell’Empoli. La capolista torna sul luogo del delitto, il Carlo Castellani, laddova la scorsa stagione aveva lasciato le ultime speranze di rincorsa scudetto, contro una squadra che, come ha dichiarato Spalletti, ha rovinato, in due partite un intero anno di lavoro.

Questa è un’altra stagione, con un altro Empoli ma, soprattutto un altro Napoli che, sebbene anche all’andata abbia avuto non poche noie per portare a casa la posta piena contro la formazione di Zanetti, non si lascia intimorire dal passato e, con un secco 2-0 sbriga la pratica toscana nel primo tempo, allungando provvisoriamente il distacco dall’Inter a diciotto punti. Un’enormità, così come lo erano già i quindici punti prima del fischio d’inizio. Un aspetto che non ha dsitratto la capolista, scesa il campo con il piglio delle grandi, con la ferocia e l’avidità di chi non vuole lasciare nulla agli altri, sbattendo ancora una volta la porta in faccia alla dietrologia che, sulla carta, poteva costituire una piccola insidia.

Nulla di più falso, vista anche la formazione che Spalletti presenta in campo, praticamente il Napoli in formazione-tipo, smentendo qualsiasi forma di turnover che, in questa posizione di classifica, sarebbe stata doverosamente presa in considerazione. Non per il mister, che decide di affidarsi alla formazione titolare, quella che ha dominato a Francoforte, con la sola eccezione del ritorno di Mario Rui, nuovamente padrone della fascia sinistra.

E come a Francoforte, il Napoli fa la voce grossa anche con l’Empoli, squadra bene organizzata da Zanetti ma troppo intimorita davanti ad un Napoli dominante e dominatore in ogni zona del campo. Una differenza che viene enfatizzata in modo veemente nel primo tempo, quando il Napoli chiude la contesa nella prima mezz’ora, con l’autorete di Ismajli ed il solito guizzo Osimhen.
Poi, un’ora di gestione di palla, durante il quale gli azzurri sfiorano ripetutamente la terza marcatura, sprecando gol su gol soprattutto da parte del numero nove nigeriano, che manda alle ortiche un paio di occasioni gigantesche, sprecandone altre andando sistematicamente in off-side. Un aspetto che manda Spalletti su tutte le furie, richiamando spesso il nigeriano (e non solo lui) a fare più attenzione. Dettagli, che davanti ai diciannove gol in campionato, alle otto giornate consecutive a bersaglio, perdono tanto valore, perchè anche un Osimhen poco preciso in zona-gol basta e soverchia. Il gol lo segna, facile, grazie al solito Kvicha che apparecchia la tovaglia con il tiro da fuori che Vicario devia proprio sul piede di Osimhen, che davvero non può sbagliare.

Dettagli, in una partita in cui c’è da davvero poco da dire, per la manifesta superiorità in campo di una squadra che, a testimonianza di tale disparità qualitativa, riesce a giocare in inferiorità numerica per oltre mezz’ora (espulsione di Mario Rui), senza che nessuno se ne accorga. Anzi, nell’ultimo terzo di gara, la squadra riesce ad avere ancora più possesso di palla e padronanza di campo contro un Empoli demolito, nella testa più che nelle gambe. Una sciocchezza, quella di Mario Rui, un ingenuità dettata dall’istinto, con il fallo di reazione su Caputo crea i presupposti per un finale di gara nel quale la previsione di un Empoli arrembante è un ipotesi quanto mai realistica, ma che non si materializza praticamente mai, a causa della perfezione con la quale l’organizzazione tattica della squadra e la vigoria fisica degli altri dieci in campo, a sopperire alla mancanza del terzino portoghese.

Chi fa girare i meccanismi di questa squadra è il numero sessantotto e che, ancora una volta si prende applausi a scena aperta dopo l’ennesima prestazione sovradimensionale. Che sia Eintracht o Empoli, la qualità nelle giocate e l’intelligenza tattica resta la medesima. Essenziale in costruzione ma monumentale quando c’è da sporcare le traiettorie dei palloni avversari: Lobo sa sempre dove stare e cosa fare con il pallone tra i piedi. Non si conta un solo pallone sprecato, neppure sotto pressione. Anzi, stasera il play slovacco ha variato più del solito il suo gioco, alternando aperture orizzontali ad improvvise verticalizzazioni. Astuto nel guadagnarsi falli in punti delicati del campo, depressurizzando la metà campo azzurra dalla presenza oprrimente (ma non più di tanto) empolese.

Funziona il reparto arretrato con armoniosa efficacia. L’ennesimo clean-sheet del quasi inoperoso Meret porta il marchio indelebile del sontuoso binomio difensivo kosovo-sudcoreano, autore di una prestazione arcigna, poderosa ed impeccabile. A Kim è mancato solo il gol, che ha sfiorato con il colpo di spalla che ha mandato il pallone a sbattere sulla traversa, che avrebbe chiuso, sul 3-0, una contesa in realtà mai iniziata. In compenso il numero tre alza un muro invalicabile contro il quale Piccoli non riesce a prenderla mai, mentre Satriano più saggiamente converge verso l’esterno per cavare qualche ragno dal buco. Insieme a Min Jae, anche Rrahmani si rende complice di una partita senza sbavature, preciso di testa come in appoggio, ma soprattutto un automatismo sempre più preciso con Kim, per formare una coppia impermeabile ed ermetica, dietro alla quale Meret deve svolgere solo l’ordinaria amministrazione.

Meglio, ed è una buona notizia, la coppia di mezze ali, ai fianchi del comandante Lobotka. Zambo Anguissa dopo un primo tempo sonnolente, vivacchiando in mezzo al campo perdendo una miriade di palloni, fa seguito un secondo tempo più sostanzioso, più vigoroso, più nella partita, tornando finalmente a recitare un ruolo importante nella zona nevralgica, raccattando molti più palloni, trasformandoli rapidamente in azioni offensive. Passi avanti verso lo Zambo Anguissa che siamo abituati ad apprezzare così come qualcosa di meglio lo abbiamo visto da Zielinski, che ha il grosso merito di concretizzare la “vellutata” di Kvicha sul secondo palo, costringendo Ismajli all’autogol del vantaggio azzurro. Si nota, il polacco, in mezzo al campo, nel bene e nel male, ma si nota, che è già un passo avanti all’anonimato nel quale il nostro versa di questi periodi, quasi ogni stagione.

Bene anche Lozano sulla fascia sinistra, della quale si è preso il presidio, scalzando Politano anche oggi tenuto a riposo per tutta la partita. Peccato per i soliti peccati di nervosismo del Chucky, che si prende un giallo per proteste più che evitabile, ma in contesto nel quale Ayroldi stava attuando un metro arbitrale abbastanza discutibile, soprattutto nel fischio dei falli, motivo che ha generato più di un malcontento tra i calciatori azzurri. Ciò non toglie nulla alla prestazione del messicano, continuo nelle prestazioni come a Napoli non è mai stato e a cui manca tanto un gol, importante come quello dell’andata (per intenderci) capace a sbloccarlo anche sotto questo aspetto.

Ed infine, nota di margine (e di merito) anche ai subentrati, che hanno reso possibile il trascorrere tranquillo del cronometro anche in situazione di inferiorità numerica. Elmas e Olivera hanno fatto il loro dovere, ma anche Simeone e Geatano hanno offerto il loro contributo andando a sfiorare il terzo gol, cercandolo con grande avidità, ma negato loro dal solito grande Vicario, che si conferma un portiere di grande affidabilità. Va un encomio a questi ragazzi, che entrano in campo con la stessa voglia di fare bene di chi li ha preceduti, per dimostrare a Spalletti che l’esiguo minutaggio loro concesso è ingeneroso.Ma va bene così, finchè si vince e si portano a casa i tre punti. Lo sanno bene tutti, anche questi ragazzi che giocano meno, ma che si fanno trovare sempre pronti al richiamo del mister; sintomo importante, che testimonia l’armonia che regna nello spogliatoio partenopeo, consapevole che qualcosa di grande sta materializzandosi.

C’è da portare ancora un po’ di pazienza. Le partite da giocare restano quattordici, tanti punti in palio, così come sono tanti i punti di distacco che il Napoli ha sull’Inter, attualmente seconda. Certo, l’ottimismo, nello spogliatoio come in città è tanto (ed altrettanto giustificato), ma adesso gli occhiali da fabbro dovranno guardare verso la Lazio, per il prossimo impegno in campionato. Sarri è l’ennesima insidia sulla strada del Tricolore, ma questo Napoli sta raggiungendo una consapevolezza tale da non dover temere niente e nessuno. Questo è lo spirito che ha permesso agli azzurri di essere dove sono; questo è lo spirirto che li dovrà accompagnare da qui al prossimo Maggio.

 

I voti: Meret (6); Di Lorenzo (6,5); Rrahmani (7); Kim (7); Mario Rui (4,5); Zambo Anguissa (6); Lobotka (7,5); Zielinski (6,5); Lozano (6,5); Osimhen (7); Kvaratshkelia (7)

Dalla panchina: Elmas (6); Simeone (6); Gaetano (6); Olivera (6); Ndombele (sv).

Il mister: Spalletti (6,5)

 

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