Pieni di invidia

Pieni di invidia

Quando il bello prevale ci si alza in piedi e si battono le mani. Quando chi commette errori viene condannato, paga e si rialza imparando dagli stessi.


Ennesima vittoria di un Napoli schiaccia sassi. Ennesima casella convalidata verso una marcia che sembra trionfale, ma che può riservare ancora troppe sorprese.

Lo sanno tutti. Lo sa una città non abituata a vincere sempre, possiamo anche solo dire non abituata a vincere spesso altro che sempre. Lo sanno anche le formiche molto probabilmente, che un possibile scudetto a Napoli avrebbe il sapore di un’impresa mondiale. Tutti lo sanno, eppure c’è chi nonostante tutto, prova un’invidia accecante, quasi come se si avesse a che fare con dei veterani.

La Pro Vercelli ha più scudetti del Napoli“: una delle tante frasi dette e che ogni tifosi partenopeo sommamente deve incassare, quasi come un colpo da ko tecnico senza possibilità di risposta adeguata. In un’epoca social come la nostra, dove i nuovi “bar dello sport” sono le piattaforme virtuali, si riescono a scovare molto più di prima, anche quei pensieri immaginabili ma che erano lontani dagli occhi e quindi lontani dal cuore.

In quei bar, reali, che oggi esistono ancora per carità ma che ormai non sono più i soli luoghi per fare il punto della situazione dal lunedì post campionato, il tifoso incontrava l’amico di città, con il quale poter scambiare due chiacchiere in armonia.

Oggi i social ci danno un’immagine più globale. I salotti sono pieni di varietà, ed a noi personalmente lasciano anche a bocca aperta per quello che riescono a regalare. Una squadra come quella messa in piedi da Adl, Giuntoli ed il suo staff, e sapientemente capitanata da mister Spalletti, dovrebbe essere un vanto anche per i più incalliti anti sportivi.

Oggi, una squadra che al di là delle penalizzazioni altrui, sta dimostrando sul campo il suo valore corale, capace di vincere diciotto partire su ventuno, con una sola sconfitta, non basta per convincere tutti.

Certo, è pur vero che il fare vittimismo è una delle qualità intrinseche all’essere umano, e su questo nessuno può dire nulla, aimé siamo fatti un po’ male molti di noi. Ma l’invidia è pressoché sconcertante.

C’è chi addirittura definisce questo campionato falsato, farlocco, senza senso, solo perché la squadra per la quale tiene ha subito delle penalizzazioni in classifica.

Nessuna può permettersi di ostacolare la marcia napoletana, c’è l’aiuto “esterno”, a molti piace pensarla così. Però viene da chiedersi se scesi in campo, a giocare a questo bellissimo gioco del pallone, siano stati eventualmente gli organi federali o gli uomini che vestono le casacche delle loro squadre. Perché è lì poi come sempre, che il giudice decreta la sua sentenza, sul rettangolo verde.

Ora non sapremo cosa accadrà da qui ai prossimi mesi. Nessuno può sapere con estrema certezza, se dalle parti di Napoli il numero TRE sarà quello più utilizzato tra i vicoli dei quartieri della città alle falde del Vesuvio, ma una cosa però è certa: se così dovesse essere, sarebbe il coronamento di un progetto, spesso criticato e bistrattato, quasi sfiduciato durante la scorsa estate, e che invece sta raccogliendo i frutti più dolci e squisiti dell’intero giardino.

È difficile comprenderlo per chi prova così tanta invidia e gelosia, ma lo sport è anche aggregazione, rispetto dell’avversario, rivalsa sana e non accecata da odio e sciocchi complottismi. Quando il bello prevale ci si alza in piedi e si battono le mani. Quando chi commette errori viene condannato, paga e si rialza imparando dagli stessi.

Il Napoli di oggi è un vanto aziendale e sportivo tutto italiano, e per gentile concessione, possono goderne tutti, anche quelli che proprio non lo accettano: peggio per loro.