Focus Napoli – Atalanta. Il gioiello di Kvicha e l’incornata di Amir: i tasselli decisivi del mosaico

Focus Napoli – Atalanta. Il gioiello di Kvicha e l’incornata di Amir: i tasselli decisivi del mosaico

Riprende la marcia trionfale della capolista che, dopo lo stop imposto dalla Lazio di Sarri, porta a casa l’intera posta in palo contro l’ostica Atalanta guidata da Gasperini. Si decide tutto nella ripresa, quando lo splendiso slalom di Kvaratshkelia porta in vantaggio gli azzurri; Rrahmani, di testa, fissa il risultato sul 2-0 finale. Adesso testa al Francoforte con l’incognita Kim, uscito anzitempo per un fastidio muscolare.


NAPOLI – Un tassello decisivo, probabilmente, verso la conquista del terzo tricolore. Dopo la sconfitta contro la Lazio era d’obbligo, per il Napoli, un’immediata risposta sul campo per dimostrare che quello contro la squadra di Sarri è stato un incidente di percorso, che può capitare anche ad una squadra che sta schiacciando e dominando il campionato con qualità e superiorità. Ma al Maradona arrivava un avversario ostico, rognoso e che contro il Napoli è, da sempre, abituato a mettere un quid in più contro la compagine partenopea, alla quale, negli ultimi anni ha procurato non pochi fastidi, soprattutto all’obra del Vesuvio.

Ma stasera non era quella giusta, per gli orobici per sperare di fare la voce grossa, perchè tanta, troppa la voglia era quella del Napoli di riprendere la marcia trionfale interrotta la scorsa settimana. Inoltre, a rendere il piatto più appetitoso ha contribuito la debacle dell’Inter che, probabilmente distratta dall’imminente incontro di Champions contro il Porto, lascia tre punti nell’inaspettata sconfitta al Picco di La Spezia. Gli azzurri di Spalletti, anche loro chiamati all’importante match di ritorno contro l’Eintracht Francoforte, al contrario dei nerazzurri, tengono alta la soglia della concentrazione, mettendo una bella “X” sul calendario degli impegni europei, previsto per il prossimo Mercoledì, dedicandosi esclusivamente al confronto contro l’Atalanta, che, come tradizione vuole, al Napoli non ha mai regalato nulla.

Ed è stata, quella del Maradona, in effetti una partita accesa, dai ritmi altissimi, tra due formazioni che, chi più chi meno, hanno provato a giocare così come la propria identità impone, Ed il Napoli ci ha messo tanto della sua nella vittoria per 2-0 che proietta la squadra di Spalletti nuovamente a diciotto punti sull’Inter, in attesa della Lazio che, vincendo a Bologna, potrebbe insediarsi al secondo posto. Problemi che ai partenopei non competono, poichè il dovere da capolista è stato espletato, giocando l’ennesima, grande, partita di questa stagione, con una prestazione gagliarda perchè ottenuta non sooo con la solita qualità, ma con un ardore agonistico che, aumentendo con trascorrere dei minuti, ha prima sfiancato l’Atalanta, notoriamente squadra che fa del ritmo altissimo uno dei suoi capisaldo, e poi schiantato con le reti di Kvaratshkelia e di Rrahmani.

Una vittoria indiscutibile, che porta il marchio di qualità del giorgiano autore di una partita, così come quella della squadra, in crescendo, esplodendo in un fragore agonistico contro il quale l’Atalanta nulla ha potuto opporre. Il gol del numero settantasette è l’ennesimo capolavoro di una stagione sin qui trionfale e che ancora non conosce fine; un’altra giocata da fuoriclasse, mettendo a sedere mezza difesa bergamasca a suon di finte e controfinte prima di scagliare il pallone sotto la traversa difesa di Musso. Una giocata che vale il prezzo del biglietto, ma soprattutto dà il là agli azzurri per portare a casa la vittoria, permettendo di sbloccare una partita che, dopo un’ora di gioco sembrava essere una fotocopia di quella contro la Lazio.

La vera differenza, rispetto alla scorsa uscita, è che il gioiello balistico è di Kvicha e non degli avversari, una differenza non da poco in una partita che, a lungo andare, avrebbe potuto portare tante insidie al Napoli, soprattutto se il risultato si fosse stabilizzato su un equilibrio molto labile. Poi, il raddoppio di Rrahmani, arrivato al momento più opportuno, quando l’Atalanta iniziava ad alzare il baricentro di gioco e Gasperini inseriva tutta la batteria di attaccanti e centrocampisti offensivi, alla ricerca di un ipotetico pareggio, alla luce anche dell’infortunio di Kim, uscito solo pochi minuti prima del compagno di reparto, fino a quel punto protagonista di una partita perfetta.

Proprio l’infortunio del gifante sudcoreano , si può dire sia l’unica vera nota dolente di una serata trionfale: l’infortunio al polpaccio, lo stesso infortunato al Mondiale, è motivo di preoccupazione. La speranza è che lo stop sia ristretto alla mezz’ora finale di questa partita e non si protragga oltremodo: troppo importante la presenza del numero tre nell’equilibrio e nell’economia di questa squadra della quale è sempre più leader. Anche oggi prestazione mostruosa, mettendo il bavaglio a Zapata e Hojlund, che pur non avendo giocato una bruttissima partita, hanno potuto operare molto lontani dalla porta e quasi sempre dandole di spalle a causa della dirompenza del centrale azzurro che non lascia mai tempo e spazio per far sì che la velocità di Hojlund che la prestanza fisica del colombiano potessero prevalere. Monumentale Min Jae, anche grazie alla coadiuvazione del suo collega di reparto con il quale gli automatismi rasentano quasi la perfezione. Non solo il gol, importantissimo, fondamentale ai fini del risultato, per Rrahmani, ma anche uan ottima quantità di interventi risolutori abbinata a una discreta pulizia in fase di impostazione. Con la sua presenza anche Gollini, chiamato alla difesa della porta azzurra all’ultimo secondo, al posto dell’infortunio di Meret, e Juan Jesus, subentrato a Kim, hanno recitato la loro parte giocando in modo sicuro e autorevole, giovandosi della presenza rassicurante di Amir, mai così gladiatorio come stasera.

Serata dispendiosa per i due terzini d’assalto: l’assenza di Mario Rui in queste due partite si è sentita, inutile girarci intorno; nulla toglie alla prestazione diligente di Olivera che il suo lavoro sporco lo ha ben eseguito, anche se in qualche frangente avrebbe potuto sfruttare meglio gli spazi offerti dall’Atalanta sulle corsie laterali, soprattutto sul versante sinistro, ma l’uruguagio ha preferito salvaguardare la retroguardia, contribuendo al raddoppio su Zapata e Hojlund che il più delle volte si rivolgevano sulla sua zona. Minimo sindacale anche per il capitano, che ha spinto meno del solito, anche lui molto più votato alla difesa che all’offesa, anche se, nella ripresa, l’ingresso di Muriel gli crea qualche preoccupazione di troppo: le uniche situazioni nelle quali Gollini deve giustificare la presenza in campo giungono dal colombiano e da Ruggeri, orbitanti proprio nella zona di centro-destra. Per il resto, normale amministrazione in una partita sicuramente positiva, ci mancherebbe altro.

Linea mediana tra luci e ombre. La prima fonte di illuminazione, neppure a dirlo e Stanislav di Slovacchia, ormai eletto monarca del centrocampo azzurro, imperiale in mezzo al campo, leggero come una piuma quando si sposta in orizzontale ed in verticale tra una metà campo e l’altra; detta i tempio della manovra a piacimento e della presunta marcatura di Pasalic si fa beffe, mettendo il croato nell’imbarazzante posizione di non essere nè un ottimo schermo ma neppure un abile incursore. Merito di Stan che gli scompare in un lampo per poi materializzarsi lontano da lui quanto basta per prendersi il pallone e farne ciò che vuole. Le ombre appartengono ai due “braccetti” del centrocampo a tre: Zambo Anguissa in mezzo al campo sembra andare al piccolo trotto. Almeno, nel secondo tempo il suo rendimento cresce, una volta prese debitamente le misure ad Ederson, il suo “specchio” ed aumentando i giri del motore ed è proprio a lui che si deve l’avvio dell’azione che sblocca la contesa, andando a recuperare un pallone a centrocampo, lanciando Osimhen; di Zielinski restano poche tracce in questa partita: qualche piroetta, qualche pallone giocato ma nessuno squillo di tromba per il polacco che conferma di essere tra i meno in forma in questa squadra, ma che gode della fiducia, chissà fino a quando, di Spalletti che continua a preferirlo nell’undici titolare, ricevendo in cambio prestazioni inversamente proporzionali al rendimento globale della squadra. Ndombeè, al suo posto, ha un buon impatto, mettendoci la grinta che contro una squadra fisica come l’Atalanta è più efficace rispetto al ritmo compassato che Piotr riesce ad offrire.

E in avanti, oltre al capolavoro di Kvicha, va sottolineata la prova gagliarda di Osimhen, che non va a segno ma ci mette l’anima in ogni pallone che tocca. Stasera non preciso ma, anzi, goffo in molti suoi interventi, nel momento che necessitava di maggiore lucidità, serve Kvarashkelia non lasciandosi ingolosire dalla possibilità di gloria personale. Un paio di volte vicino al gol: se avesse insaccato la “bicicleta” su imbeccata di Politano, il Maradona sarebbe venuto giù prima della(ipotetica) festa-Scudetto, mettendo a segno un gol ancora più bello e spettacolare di quello, meraviglioso, contro la Roma, sempre nella stessa porta. Ciò non toglie che la sua partita sia stata dispendiosa ed altrettanto generoso sotto il profilo del sacrificio, così come piace a Spalletti. Il nigeriano è stanco indubbiamente, vittima della titolarità a pieno regime che Spalletti gli conferisce, ma che non trova collaborazione, soprattutto nel primo tempo, da parte dei suoi compagni di squadra, in particolar modo quando, allargandosi a destra, aprendo spazi al centro, nessuno dei centrocampisti accompagna l’azione, trasformando l’azione del nigeriano da opportunità per poter far male ad inutile dispendio di energie. Inoltre, l’asse Politano-Osimhen che si va a creare a destra è assai leggibile da Scalvini e Djimsiti, operanti in prima e seconda battuta sul numero nove azzurro, mentre l’asse Kvara-Osimhen è invece tarato meno bene rispetto alle altre occasioni, con cross inprecisi di Kvicha, poco chiamato in causa nel primo tempo, per poi esplodere nella ripresa, con lo strappo che decide il match. Buono anche l’innesto di Politano che, nel primo tempo, è l’unico che riesce a dare l’idea di pericolosità in zona gol, anche se quell’idea andrebbe accompagnata con il senso pratico del gol, che almeno in un un’occasione è stato mancato più per demeriti del laterale romano che per bravura di Musso.

In fin dei conti, partita vinta più che meritatamente, contro un avversario gagliardo e che, come ci si aspettava, non ha regalato niente. La squadra azzurra l’ha vinta con una carica mentale da grande squadra, consapevole che questa partita sarebbe stata il definitivo trampolino di lancio verso la leggenda. Spalletti ancora una volta si affida al suo blocco di titolari, riluttante anche in quest’occasione al turnover, sebbene possa contare su calciatori di buonissima qualità. Anche oggi la scelta ha pagato, sperando che la tenuta fisica di alcuni calciatori, ultra-sollecitati in questo periodo, non presenti il conto nelle prossime settimane, con un calendario fitto di impegni, tra campionato e (si spera) Champions League. Fantastico vedere questa squadra che, a dieci minuti dalla fine, con la partita ed il risultato in mano, vanno a pressare ferocemente i portatori di palla avversari, nemmeno fossimo al ventesimo, sul risultato di parità o di svantaggio. Mente focalizzata e consapevolezza della propria forza, a dimostrazione e conferma che la sconfitta contro la Lazio va derubricata a sfortunato episodio. Adesso si può pensare all’Eintracht, ma senza voli pindarici: il patrimonio costruito all’andata non va sperperato al Maradona dandosi arie di superiorità che in questa competizione non è dato permettersi e che, come visto, ha già fatto vittime illustri. Ci vuole questo Napoli, con questa voglia e questa mentalità: così è lecito sperare e continuare a sognare.

 

I voti: Gollini (6,5); Di Lorenzo (6); Rrahmani (7,5); Kim (7,5); Olivera (6); Zambo Anguissa (6,5); Lobotka (7); Zielinski (5,5); Politano (6,5); Osimhen (6,5); Kvaratshkelia (7,5)

Dalla panchina: Ndombele (6,5); Elmas (6); Zerbin (sv); Simeone (sv); Juan Jesus (6).

Il mister: Spalletti (7)

 

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