Focus Napoli – Eintracht Francoforte. Laddove neppure Diego era mai arrivato. Azzurri ai quarti di finale di Champions!

Focus Napoli – Eintracht Francoforte. Laddove neppure Diego era mai arrivato. Azzurri ai quarti di finale di Champions!

Il Napoli conclude l’opera iniziata a Francoorte il mese scorso: dopo il 2-0 in Germania, arriva il 3-0 al Maradona, che certifica lo storico passaggio ai quarti di Champions League. La doppietta di Osimhen e il penalty di Zielinski proiettano la squadra nell’Olimpo delle grandi d’Europa, cancellando, almeno parzialmente, una vigilia di guerriglia urbana, carica di tensione.


NAPOLI – “Peccato”. la prima parola, stranamente, che viene in mente in una serata di gloria, l’ennesima, del Napoli di questa stagione. Ma gli episodi di guerriglia urbana verificatisi nell’immediata vigilia del match opacizzano, in un certo qual modo, l’aura di memorabibilità che permeava questa partita. Storie che con il tifo e la passione per il calcio e per lo sport non hanno nulla a che vedere e che, per l’ennesima volta, mettono a nudo, in modo imbarazzante, l’incapacità ed inettitudine che vige in seno a chi governa nel calcio e nelle istituzioni. Episodi che lasciano sgomenti e che, purtroppo, non saranno gli ultimi a cui assisteremo.

Ma la guerriglia urbana a cui si è, nostro malgrado, assistito, non devono, in modo assoluto, cancellare il bello di questa serata, che per il Napoli ha un valore storico, in una partita che segna il superamento di un confine, laddove neanche sua Maestà Diego era mai riuscito. I quarti di finale di Champions League sono finalmente realtà ed il Napoli è tra le prime otto in Europa, non attraverso riconoscimenti ed attestati di stima da parte degli addetti ai lavori, ma con dati certi, partite sfavillanti, prestazioni sontuose, ultima quella di stasera, allorquando gli azzurri sbrigano la pratica Eintracht, che dura solo un tempo, per poi cedere di schianto contro l’onda d’urto partenopeo che, in Europa, riesce ad essere ancora più devastante che in campionato.

Proprio quell’Eintracht che nella stagione 1994-1995 fu l’ultima avversaria europea degli azzurri prima di avviarsi verso un repentino ed inserosabile declino che culminò nel fallimento dei primi anni 2000. Proprio l’Eintracht chiude il cerchio, porgendo al Napoli il lasciapassare per i quarti, un portone chiuso negli anni di gloria di Diego e di Ferlaino dall’ultimo grande Real Madrid di metà anni ottanta, prima e dalla neve dello stadio Lenin di Mosca, successivamente. Quel portone stasera si schiude, accogliendo il Napoli nel gotha dei grandi del calcio, con la speranza che il percorso possa proseguire oltre.

Nulla ha potuto la squadra di Glasner che, nonostante il pesante svantaggio patito all’andata, ha cercato di rimettersi in gioco attraverso una condotta di gara, almeno nel primo tempo, sufficientemente aggressiva da permettersi qualche piccola velleità nella metà-campo azzurra ma che, quasi mai, si è tradotta in pericoli veri per Meret. Paradossalmente, è stato Trapp a dover salvare in più di una circostanza sulle sortite di Kvara che quando entra in azione crea subbuglio e panico nella difesa tedesca. E poi c’è Osimhen che sceglie il momento forse topico per chiudere la contesa con un colpo di testa, potente e preciso, ma fantastico nel gesto tecnico che lo vede librarsi in aria e rimanere lassù per un tempo indefinito, ma sufficiente per andare a raccogliere lo splendido invito aereo firmato Politano e portare il Napoli avanti.

Per i tedeschi, il gol di Osi, segna la fine di un calvario durato quasi un mese, durante il quale sia Glasner che i suoi ragazzi ci credevano davvero poco ad un miracolo calcistico, se così avessimo potuto definire una sconfitta interna degli azzurri con tre gol di scarto ed è così che i rossoneri entrano in campo nel secondo tempo, con poco ardore, meno mordente del primo tempo, consapevoli che le ultime cartucce da sparare contro una delle squadre, attualmente più ingiocabili d’Europa, erano state facilmente evitate dagli azzurri che, da fischio d’inizio del secondo tempo, hanno iniziato una seconda partita, impostata sindalle prime battute su ritmi e canoni abituali, contro i quali il povero Eintracht ha dovuto solo subire senza opporre resistenza.

Perchè il Napoli di stasera è una squadra che ha in mano il suo destino e quello del suo avversario: sa che deve scoprirsi e che lacerà spazi invitanti per poter colpire; c’è solo da scegliere il momento giusto e come operare. Con Lobotka in crescendo, dopo un primo tempo non in sofferenza, sarebbe una definizione esagerata, ma oscurato in qualche modo dalla solita gabbia ordita dal mister avversario di turno, la squadra guadagni metri importanti con il passare dei minuti, stabilendosiin maniera sempre più accentuata nella metà campo tedesca; una pressione che diventa insostenibile e che si conclude con il raddoppio di Osimhen, che fotocopia il gol dell’andata, depositando a porta vuota l’assist di un infaticabile Di Lorenzo, il capitano, tra i migliori in campo.

Il raddoppio chiude praticamente l’incontro, anche perchè il discorso qualificazione era già stato archiviato con il primo gol di Osimhen, se non prima, in Germania. Ma il Napoli è una squadra che si ama da solo guardandosi giocare, ed il bello che crea diventa altrettanto letale per gli avversari. Stasera, a completare la festa si presenta anche un redivivo Zielinski, autore della sua miglior prestazione del 2023 (e non ci voleva troppo) e che conferma quanto la vetrina continentale sia maggiormente d’ispirazione alla mezz’ala polacca, che ha offerto il miglior repertorio di se stesso soprattutto in Champions: ben venga se questo porterà frutti inaspettati nel proseguo del cammino europeo. Piotr, stasera è più vivo che mai, illuminante nelle giocate, padrone della sua zona di campo, insomma, una spina nel fianco di un Eintracht che aveva già le sue patate bollenti. Zielo si procura abilmente il penalty che lui stesso trasforma, ritornando sul dischetto dopo il doppio errore di Ibrox, in casa dei Rangers: stavolta una botta centrale spazza via tutte le preoccupazioni ed anche lui può finalmente sorridere.

La fredda cronaca può finire, senza incorrere di perdersi qualcosa di importante, dopo il terzo gol. Qualche incursione di Kamada crea giusto qualche grattacapo alla retroguardia azzurra, che anche stasera gioca alla sua maniera, concedendo poco o nulla all’Eintracht, guidata dal solito Kim, che avrebbe meritato il gol al termine di un incursione personale, iniziata con un anticipo imperioso ma conclusasi con un sinistro fiacco. Il gol non è il suo mestiere e ci si accontenta (si fa per dire) della solita prestazione d’acciaio; Borrè, sostituto di Kolo Muani, espulso all’andata, non riesce mai ad andare al tiro e questo lo si deve, in larga misura, alla bravura di Min Jae, come sempre coadiuvato da un diligente, ma meno visivo Rrahmani e dal rientrante Mario Rui che sulla fascia destra non strafà ma niente concede.

Nota di merito anche per Politano, autore di una buonissima ora di gioco, nella quale confeziona, oltre alla pennellata sulla testa di Osimhen anche altre giocate, non solo di natura offensiva, che lo portano ad essere tra i migliori in campo. Gli subentra Lozano, subito pimpante ma poco concreto, anche perchè la partita non ha più nulla da dire ed è un prezzo che pagano anche gli altri subentrati, Juan Jesus, Ndombele, Elmas e Simeone, che possono dire o fare poco o nulla nell’equilibrio di un match già bello e concluso. Forse Spalletti dovrebbe reinserirli di più nel vivo del gioco, come accadeva nello scorso autunno, quando molti di questi calciatori hanno dato un eccellente contributo nel portare il Napoli dove si trova adesso ed ora sono semplicemente deputati a “far rifiatare” gli intoccabili.

Ed ora l’urna di Nyon, che deciderà la sorte del Napoli nei quarti di finale. Le milanesi possono rappresentare un ostacolo duro, per l’interpretazione “all’italiana” che attuerebbero in caso di doppio confronto con gli azzurri; il fascino del Real Madrid e un nuovo vis-a-vis con l’ex Ancelotti; il colosso Guardiola e lo spauracchio Haaland, in una sfida nella sfida a suon di gol contro Osimhen, ma soprattutto un confronto tra le due squadre, verosimilmente, più spettacolari d’Europa; poi c’è il Bayern, solido e sulle ali dell’entusiasmo dopo aver sbattuto fuori, e con merito, il PSG degli sceicchi; infine le incognite Benfica e Chelsea: i portoghesi giocano un gran calcio e nella fase a gironi hanno umiliato la Juventus sia a Torino che a Lisbona, il Chelsea è, forse, l’unica più in difficoltà rispetto alle altre, ma contro il Dortmund ha fatto comunque capire che quando vuole, a calcio ci sa ancora giocare.

Sfide ricche di fascino che non devono intimorire il Napoli che, piuttosto, deve acquisire ancora più fiducia nei propri mezzi dopo il doppio confronto con l’Eintracht, dal quale è uscito da dominatore indiscusso, facendo sua la contesa con mentalità da squadra di esperienza navigata in questa competizione. Adesso, che il traguardo storico è stato raggiunto, nulla è precluso: l’appagamento non è un sentimento che si addice a questa squadra, che più vince più vuole vincere: virtù che hanno in dote solo le grandi squadre ed il Napoli da stasera, tre le prime otto d’Europa, lo è diventata ufficialmente.

I voti: Meret (6); Di Lorenzo (7,5); Rrahmani (6); Kim (7); Mario Rui (6,5); Zambo Anguissa (6); Lobotka (7); Zielinski (7,5); Politano (7); Osimhen (8); Kvaratshkelia (6,5).

Dalla panchina: Juan Jesus (6); Elmas (sv); Ndombele (sv); Lozano (6); Simeone (sv).

Il mister: Spalletti (7).
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