Stadio (Teatro) Maradona, il parere degli esperti

Stadio (Teatro) Maradona, il parere degli esperti

Dopo la sconfitta di venerdì scorso contro la Lazio, il Napoli, alle 18 torna in campo per affrontare l’Atalanta. In questi giorni, però, più che parlare di campo si è parlato soprattutto della situazione legata allo Stadio Maradona. La nostra redazione ha contatto diversi colleghi per chiedere un loro parere su quanto sta accadendo.


Dopo la sconfitta di venerdì scorso contro la Lazio, il Napoli, alle 18 torna in campo per affrontare l’Atalanta. In questi giorni, però, più che parlare della sconfitta contro gli uomini di Sarri e del prossimo match contro la Dea, si è parlato soprattutto della situazione legata allo Stadio Maradona.

Stadio in cui vige un regolamento d’uso molto rigido, con addirittura l’impossibilità di introdurre all’interno bandiere e tamburi.

Divieti che stanno trasformando lo stadio in un teatro, più che un tempio del tifo, con gli ultras partenopei, infatti, in silenzio per tutta la partita proprio per protestare contro le restrizioni vigenti. Una situazione surreale che va ormai avanti da diverso tempo e che ‘macchia’ una stagione che potrebbe diventare storica per il club azzurro.

La Redazione de Il Meridiano News ha contatto diversi colleghi per chiedere un loro parere sulla situazione legata, appunto, allo Stadio Maradona:

Ciro Troise (IamNaples.it): “Bisogna trovare un punto d’incontro tra il rispetto delle regole e la voglia di tifare. Questo è ormai un problema che ci portiamo dietro da molti anni. I risultati positivi in questa stagione fin ora perfetta, stanno ‘nascondendo’ il problema, ma alle prime difficoltà, vedi post sconfitta Lazio, il tutto torna a far discutere e potrebbe portare a problemi ancora più grandi. Io penso che bisognerebbe seguire il modello tedesco con rapporti chiari e non equivoci tra i rappresentati del tifo e la società e la creazione di standing zone per quella parte di tifo che vuole godersi la partita all’impiedi. Ciò ovviamente non deve portare all’esaltazione del tifo organizzato, ma allo stesso tempo non lo si può neanche condannare e attaccare. Tutto questo può portare solo altri problemi e nessuna soluzione”.

Giuseppe Annarumma (Dazn News): “Per me lo stadio è un posto sacro e vederlo spogliato di bandiere e colori è un colpo al cuore. Io sono un romantico del calcio, mi sono innamorato di questo sport grazie anche ai canti, alle coreografie e allo spettacolo in generale che si vede sugli spalti. Allo stadio, ovviamente, si può andare in diversi modi: con la propria famiglia, semplicemente stando seduti e godersi la partita dal vivo, vivendo delle emozioni che ovviamente in tv non si possono vivere, ma si può andare anche a sostenere, cantare e creare spettacolo come fanno gli ultras. Il divieto di bandiere, tamburi e altro allo stadio è una cosa che sinceramente non comprendo. Soprattutto quando nella stessa partita entrano bombe carte e petardi nel settore ospiti. Io penso che serva un po’ di buon senso per risolvere tutto ciò. Ovviamente non sta a me trovare soluzioni, anche se penso che la fan zone possa esserne una. Ma uno stadio come visto in Napoli – Lazio, totalmente differente da uno stadio, come si è visto ad esempio in Roma – Juventus, non è sicuramente uno spettacolo ‘piacevole’. 

Alessia Bartiromo (CasaNapoli.net) “La questione “Maradona silente” fa estremamente male a tutte le parti chiamate in causa: ai tifosi che non possono esprimere la loro passione in toto e liberamente, ancor più in questo momento sportivamente stupendo ma soprattutto allo stesso Napoli che ha sempre goduto dello stadio come dodicesimo uomo in campo, come elemento che ha fatto la differenza nelle gare difficili e nei momenti in salita. L’unica soluzione credo sia quella diplomatica: un incontro quanto prima tra tutte le parti coinvolte e in causa per trovare una sorta di compromesso che possa andar bene per tutti e soprattutto, ridonare sin da subito alla squadra di Spalletti la magia del tifo colorato, rumoroso e passionale della sua gente”.

Luca Cerchione (1 Station Radio): “Allo Stadio Maradona siamo passati da un estremo all’altro. Dai gruppi che imponevano a chi non ne faceva parte di spostarsi dalla “loro” area nella curva, alla totale assenza di tifo organizzato. Dal timore incusso nei confronti degli avversari – celebri le dichiarazioni di Yaya Tourè dopo un match di Champions League – a quello provato dai nostri concittadini di fronte a tifoserie ospiti armate di bombe carta. Come sempre, la verità sta nel mezzo: è – forse – giusto accettare di perdere il folklore delle bandiere più grandi di un metro quadro in nome di una visione più agevole per tutti, ma non credo sia giusto privare gli “animatori” delle curve di strumenti atti a sostenere il nostro Napoli, quali tamburi e megafoni. La strada giusta è incontrarsi in nome di un sogno che culliamo da trentatré anni, quantomeno fino alla fine della stagione, per poi tornare a parlare di regolamento a campionato fermo”.

Guido Gaglione (Il Partenopeo): “Definirlo paradosso è, ovviamente, un eufemismo. Squadra che straccia il campionato che gioca in un Tempio, il proprio, silente. Non prendiamoci in giro, non è un silenzio inspiegabile.
Ancora una volta – questa città – non è capace di remare unita affinchè si raggiungano risultati comuni.
Individualismi, egoismi, convincimenti arcaici e peccaminosi, purtroppo, la fanno ancora da padrona.
Brutto. Brutto assai. Per noi, ma anche per chi, gongolante, ci osserva.
L’auspicio è una soluzione. Immediata. Pure tampone. Ma immediata. Priva di qualsiasi tipo di strascico.
Il Maradona non può, in una fase storica idilliaca, non essere degno del nome che porta”.

Giovanni Ibello (calcionapoli1926.it): “Difficile esprimere un parere compiuto perché i fenomeni sono complessi vanno studiati dal di dentro. Il rischio di dire sciocchezze è alto. Posso pertanto esprimere un parere sommario: credo che i tifosi del Napoli abbiano tutto il diritto di poter tifare come si tifa in qualsiasi altro stadio d’Europa. Credo che a un’affermazione del genere non siano concesse controrepliche. L’assessore Ferrante dice che i motivi delle restrizioni sono studiati, e che ci sono ragioni profonde che hanno portato a queste decisioni. Alzo le mani, per carità. Ma forse è giusto entrare nel merito e capire ciò che ignoriamo visto che il Napoli è un bene collettivo. Più in generale però, vorrei porre l’attenzione sull’esperienza stadio tout court. La piaga dei parcheggi, degli abusivi, del trasporto pubblico poco efficiente… Questa è la cartina di tornasole di una città che vede nel club gestido da Aurelio De Laurentiis un’isola felice in un contesto di desolazione, privazione e, a tratti, anche di inciviltà”.