Choc in Campania, neonato in crisi d’astinenza: i genitori gli davano il metadone

Choc in Campania, neonato in crisi d’astinenza: i genitori gli davano il metadone

Il neonato fu salvato in extremis


BATTIPAGLIA (SALERNO) – Lo portarono in condizioni disperate all’ospedale Santa Maria della Speranza di Battipaglia, nel salernitano perche la madre, tossicodipendente, gli aveva somministrato del metadone di fronte alle crisi di astinenza del piccolo. Era l’estate 2019 e il piccolo aveva appena 50 giorni: a distanza di quattro anni, quella vicenda per la quale il bambino è prima finito in una struttura e poi è stato affidato ad una famiglia, sta cominciando a chiarirsi davanti ai giudici.

Il processo a carico dei genitori, un 35enne marocchino e una 37enne georgiana da anni residenti a Battipaglia accusati entrambi di aver somministrato al figlioletto sostanze oppiacee, secondo quanto riporta Il Mattino, è entrato nel vivo con la testimonianza di un medico del dipartimento dipendenze patologiche dell’ospedale di Battipaglia che fu consultato in occasione del ricovero del bambino.

Il dottore ha confermato la presenza del metadone nel sangue del neonato, come riscontrato in seguito alle analisi effettuate. Ha inoltre sostenuto che, in generale, quando un bambino assorbe sostanze stupefacenti dal feto materno, alla nascita può avere crisi di astinenza.

«In questi casi – ha spiegato il medico – proprio per far fronte alle crisi di astinenza è prevista dopo la nascita la somministrazione di piccole dosi di metadone, da diminuire gradualmente nel tempo». Il professionista ha però precisato che «tale somministrazione deve avvenire su precisa indicazione medica e sotto attento controllo specialistico». Non può cioè essere demandata all’iniziativa arbitraria dei genitori come è invece avvenuto in questo caso.

In ospedale proprio la madre, spiegò ai medici di aver somministrato al figlio del metadone per calmare le sue crisi di astinenza. Il neonato fu salvato in extremis e, immediatamente, la Procura aprì un fascicolo, uno presso il tribunale ordinario, l’altro presso il tribunale per i minorenni, per far luce su tutti gli aspetti della vicenda. Le indagini permisero subito di accertare che la madre del bambino, affetta da gravi problemi di tossicodipendenza, aveva partorito circa due mesi prima in casa anche perché era priva del permesso di soggiorno e dei regolari documenti.