Focus Milan – Napoli. Il primo round è rossonero ma gli azzurri restano in corsa. 1-0 al Meazza, decide Bennacer!

Focus Milan – Napoli. Il primo round è rossonero ma gli azzurri restano in corsa. 1-0 al Meazza, decide Bennacer!

Al Meazza è di scena il primo atta dei quarti di finale di Champions tra Milan e Napoli. Ai rossoneri il primo “round” della doppia sfida italiana in Europa, grazie al guizzo vincente di Bennacer, che finalizza un’azione spettacolare firmata Diaz-Leao. Il Napoli crea tanto ma spreca troppo e termmina l’incontro in dieci per l’espulsione di Zambo Anguissa. Al Maradona, insieme al camerunense, sarà assente anche Kim che, ammonito e diffidato, salterà il match del Maradona.


MILANO – Al Milan il primo atto europeo tra i campioni d’Italia in carica e coloro che, tra qualche settimana (con i dovuti auspici) ne erediteranno il titolo. Ma l’enorme distacco maturato in campionato è totalmente azzerato dai centottanta minuti più bollenti della stagione, dove neppure il roboante poker servito dal Milan agli azzurri, poche settimane fa, fa testo.

Il Milan vince, ma il Napoli non sta a guardare il Diavolo anzi, recita la sua parte e fa capire che la sconfitta subita al Maradona è solo una macchia in una stagione che è, e resterà fantastica, a prescindere dall’esito di questo doppio confronto. Resta però un pizzico di rammarico per quanto avvenuto in un match tiratissimo, deciso da un episodio, una giocata del singolo, un’invenzione di Brahim Diaz che, come al Maradona, irridendo Mario Rui e Lobotka inizia l’azione che porterà al gol di Bennacer. Prima e dopo il Napoli gioca una partita più che onorevole, che avrebbe meritato senz’altro almeno il pareggio, considerata la mole di occasioni create e sciupate.

Una sconfitta di misura poteva essere considerata accettabilissima, soprattutto alla vigilia di questo quarto di finale, che il mondo napoletano ha vissuto in fibrillazione per la vicenda Osimhen, in dubbio fino a ieri, ma poi costretto al forfait. Innescato il toto-sostituto, tra le varie soluzioni più o meno discutibili, Spalletti ha tirato fuori dal cilindro un coniglio di Pasqua un po’ fuori tempo, con Elmas “falso nove” chiamato all’impresa temeraria di sostituire il bomber nigeriano contro l’ermetica corazzata rossonera che in Champions ha messo la museruola anche ad un ariete come Harry Kane.

Una scelta strana, che trova poca proseliti visti anche gli scarsi risultati che questa scelta ha prodotto. Volenterosa la prova del macedone che si è fatto apprezzare dal mister per il suo rincorrere spasmodico uomini e palloni, ma non produttiva sotto il profilo della pericolosità in avanti. Elijf non ha i movimenti dell’attaccante che sa giocare spalle alla porta, nè quello dell’attaccante che sa dettare un passaggio o allungare la squadra avversaria giocando sulla profondità; nè tantomeno gli viene bene il dialogo con il Kvara di turno, giocando spalle alla porta. Ecco perchè, alla fine dei conti, questa scelta optata da Spalletti non stata affatto convincente, alla luce del fatto che si poteva puntare su Lozano che, almeno, rispetto al centrocampista macedone, ha un background da attaccante; ultimamente molto ridotto, ma ce l’ha.

Comprensibile, però, la difficoltà dell’allenatore che si è trovato a giocare la partita più importante della stagione senza attaccanti di ruolo, potendo contare solo su una mezz’ora di Raspadori a mezzo servizio e ulteriormante ridimensionato da un Napoli ridotto in dieci per il doppio giallo ad Anguissa, episodio che lo vede immediatamente sparire dal campo nonostante gli azzurri sfiorino il pareggio anche in inferiorità numerica. Ma allora, davvero non si poteva trovare di meglio di Elmas centravanti per sopperire alla carenza di centravanti di cui il Napoli soffre nelle ultime settimane? Forse sì, forse no, ma la cosa indiscutibile è che questa squadra ha un bisogno vitale del suo centravanti, senza il quale non riesce a finalizzare quanto di buono produce.

Lo stesso Kvaratshkelia, senza il nigeriano sembra aver perso un po’ di smalto, sebbene resta il pericolo numero uno per la difesa milanista che lo raddoppia e lo triplica con precisione svizzera. Eppure, il georgiano può cambiare la sorte della sua partita e di quella della squadra dopo neppure un minuto, quando la sua conclusione, a colpo sicuro, sbatte su Krunic, ultimo baluardo di una porta sguarnita anche di uno strepitoso Maignan, che sarà uno dei migliori dei suoi. Poteva essere un episodio che poteva indirizzare la partita a favore dei partenopei, invece l’unica cosa percepibile è un’altra serata grama negli ultimi trenta metri, nei quali il Napoli ci arriva anche abbastanza frequentemente, frutto di un ottimo pressing e feroci recuperi di palla, ma tradotti in un paio di sassate dalla distanza contro le quali il portierone francese fa capire che il vero top-player milanista ha i guantoni e gioca in mezzo ai pali.

Un buon Napoli che poi inizia a smarrire la bussola, facendosi infilare in ripartenza dal Milan che, saggiamente, sa di dover puntare sulle armi che hanno permesso la vittoria per 4-0 al Maradona: l’estro di Diaz e la velocità di Leao. Un paio di imbucate permettono a Leao di presentarsi davanti a Meret per poi graziarlo, poi il gol-partita di Bennacer possono bastare per un Milan che non può contare sull’apporto di Giroud, braccato a vista da Kim, dall’ingenuo Kim, che diffidato, si prende un’ammonizione per proteste, dal discutibile arbitro Kovacs, che gli inibirà il ritorno del Maradona. Un’assenza pesantissima, quella del pilastro coreano, che va a sommarsi a quelle di Simeone e di Zambo Anguissa, espulso da Kovacs per due gialli rimediati nel giro di quattro minuti.

Il Milan può anche recriminare per una traversa colpita da Kjaer sul finale di tempo, ma due gol di scarto, dopo quanto visto nel primo tempo, sarebbero stati un divario troppo ampio ed immeritato per gli azzurri, che giocano un buon secondo tempo, concedendo davvero poco ai padroni di casa, nonostante la squadra di Spalletti perda la testa, collezionando cartellini gialli e rossi in peroccupante serie che, come detto, costerà la squalifica di Kim e Zambo. Altro motivo per cui il recupero di Osimhen diventa requisito indispenabile per cercare di recuperare il gol di svantaggio: giocare senza il nigeriano, Kim ed Anguissa costituirebbe uno scotto da pagare altissimo per una squadra nella quale Spalletti ha ben definito le gerarchie: impossibile sostituire Osimhen, quasi impossibile sostuire Kim, forse qualcosa si può fare al posto del camerunense che, per quanto fatto vedere nelle ultime settimane, è l’unica assenza a cui si può far fronte.

Anche stasera, infatti, il centrocampista è protagonista dell’ennesima prova incolore, al netto dell’espulsione che ne sottolinea uno stato di forma per niente brillante ma che incontra i favori del mister che, praticamente da inizio stagione, non lo cambia mai. Normale il cedimento fisico del camerunense che, forse, nella pausa forzata per la squalifica potrebbe trovarne addirittura giovamento per tentare di recuperare lucidità per il finale di stagione, chissà se arricchito anche dalla semifinale di Champions. Ma servirà un altro Anguissa, non di certo quello di stasera, che ha fatto vedere qualcosa di buono, ma che poi finisce col vanificare con giocate senza senso o che raffinatezze che non appartengono al suo bagaglio. Restano, in mediana, l’onnipresente Lobotka, autore di una buona prova, anche se “macchiata” dal mancato intervento su Diaz: un errore da condividere con Mario Rui con l’aggravante della recidiva di due settimane fa. E poi c’è Zielo, che stasera, in una partita che non attecchisce alle sue caratteristiche, si fa vedere più spesso, chiamando Maignan ad un ottimo intervento. Un buon Zielinski, non eccellente, ma migliore rispetto alle ultime settimane.

Da salvare, insieme a Piotr anche il capitano, attaccante in pectore di stasera, vicino al gol in più di una circostanza, sul quale Maignan si oppone in maniera prodigiosa. Grande partita, in attacco così come in difesa, limitando quanto più possibile le accelerazioni di Leao che avrebbero potuto metterlo in seria difficoltà. Grande prova di coraggio del capitano, simbolo di questo Napoli che comunque non molla un centimetro e non ha mollato un centimetro anche con un uomo in meno, creando paradossalmente qualche pericolo in più, proprio con il capitano e con Olivera, mai come questa volta rimpianto al posto di un Mario Rui forse affaticato, ma sicuramente non più brillante come qualche mese fa, costringendo Spalletti a preferirgli l’uruguagio nelle ultime partite.

Ed ora, archiviata la parentesi europea, si ritorna al campionato che, in molti, stranamente ed ingiustamente, hanno messo in secondo piano, quando invece gli azzurri si preparano a scrivere la storia. Per la Champions nulla è definito: al Maradona sarà ancora una volta battaglia, ma al Napoli servirà grande convinzione di potercela fare, spinta nelle gambe, il coinvolgimento del pubblico e la presenza di Osimhen: mancando uno o più di uno di questi ingredienti, lo step verso la semifinale sarà impossibie. Crediamoci già da adesso, ma prima c’è il Verona.

 

I voti: Meret (5,5); Di Lorenzo (6,5); Rrahmani (6); Kim (5,5); Mario Rui (5); Zambo Anguissa (4,5); Lobotka (6); Zielinski (6); Lozano (5); Elmas (5,5); Kvaratshkelia (5,5)

La panchina: Ndombele (6); Raspadori (5);Politano (6,5); Olivera (6)

Il mister: Spalletti (5,5).

 

 

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