Focus Napoli – Milan. Rossoneri in semifinale pareggiando al Maradona. Grazie lo stesso, ragazzi!

Focus Napoli – Milan. Rossoneri in semifinale pareggiando al Maradona. Grazie lo stesso, ragazzi!

Sarà il Milan ad andare avanti in Champions e giocarsi la semifinale, al termine di una partita durissima terminata in parità. Al Maradona è 1-1 con il vantaggio degli ospiti con Giroud nel primo tempo ed il pari, a tempo scaduto, di Osimhen. Pareggio anche nel conto dei rigori sbagliati: Giroud si fa ipnotizzare da Meret sullo 0-0; Kvara sbaglia a dieci minuti dalla fine. Politano e Mario Rui fuori per infortunio prima dell’intervallo.


NAPOLI – Finisce con un pareggio la straordinaria avventura europea del Napoli, che nel Milan sbatte nel più duro degli ostacoli che la storia recente ricordi. Alla squadra di Spalletti vanno fatti gli applausi per quanto ha fatto vedere in questo cammino in giro per l’Europa, che s’interrompe forse sul più bello, con la netta sensazione, e rammarico, che nel doppio scontro diretto gli azzurri avrebbero potuto fare qualcosa di più. Decontestualizzando questo incontro dal resto della stagione, appare assai evidente la differenza tra le due squadre che si avvertita sul piano del cinismo: in un confronto ad eliminazione diretta, i dettagli e gli episodi fanno la differenza, ed il Milan, in questi due incontri, è riuscito a concretizzare al massimo le poche circostanze favorevoli, mentre il Napoli, che indubbiamente si è lasciato preferire, nell’arco del doppio confronto, sul piano del gioco, ha pagato l’enorme imprecisione sotto la porta di Maignan.

Non è bastato il rientro di Osimhen a capovolgere la situazione: il nigeriano ha sicuramente incusso più paura e timore ai rossoneri di quanto abbia fatto Elmas al Meazza, ed è riuscito anche a trovare la testa dell’inutile pareggio ottenuto a pochi secondi dal fischio finale di Marciniak, ma la sua partita è stata di enorme sofferenza, lì, da solo, in area di rigore a battagliare contro la coppia centrale Kjaer-Tomori, l’unica capace di mettere il bavaglio al centravanti partenopeo, che il pallone non lo vede praticamente mai e non solo per demerito proprio; se il nigeriano non riesce a far brecce nel cuore della difesa (ottimamente organizzata) lo si deve principalmente alla scarsissima affluenza di palloni che vengono recapitati in area di rigore; il dialogo palla a terra è quasi impossibile da tentare: troppo intasate le vie centrali per cercare l’uno-due con Victor che, tra l’altro, non è un attaccante che predilige il gioco spalle alla porta; dalle fasce c’è grossa penuria di cross, poichà Kvara è braccato costantemente da i soliti due-tre uomini, dall’altro lato, Politano (uscito per infortunio) prima, Lozano dopo, mai sono riusciti a centrare la testa del centravanti, troppo solo e troppo facile come riferimento da tenere sotto controllo.

In generale, la partita di stasera certifica ancora una volta quanto il Napoli soffra a trovare la via della rete avversaria. Dalla rientro dalla sosta solo due gol a Lecce (con un autogol) ed uno stasera, il magro bottino ottenuto in cinque partite, che appare ancora più misero se messo in relazione alla quantità di tiri che produce la squadra. Stasera, almeno venti tiri verso la rete avversaria ma pochi davvero pericolosi verso la porta di Magnan tra i quali il gol di Osimhen ed il penalty sbagliato da Kvicha, il secondo consecutivo in Champions League. Per il resto, tentativi senza troppa convinzione eseguiti da piedi anche abbastanza decenti come quelli di Zielinski, Lozano e Politano, due colpi di testa di Olivera, a porta spalancata, qualche sortita di Ndombelè; lo stesso Kvara che, prima del rigore sbagliato, aveva fallito un’altra chance da ottima posizione ed alla fine, il merito di aver costruito innumerevoli palle-gol si trasforma in demerito se poi non le si sfrutta. E’ il duro prezzo da pagare in partite così tirate come quelle di stasera.

Il Milan, più furbo del Napoli sotto quest’aspetto, potendo contare su un gol di vantaggio e la qualità migliore del suo uomo di punta, Leao, la velocità, che in partite impostate su ripartenze veloci si rivela fondamentale, non deve fare altro che contenere l’onda d’urto iniziale del Napoli, la montagna che partorisce un topolino, per poi approfittare delle ingenuità che gli azzurri hanno pagato stasera come all’andata: Mario Rui (anche lui fuori per infortunio prima dell’intervallo), abbatte ingenuamente Leao in area di rigore, ma Giroud grazia Meret dal dischetto, ripetendosi qualche minuto dopo, sbagliando a tre metri dal portiere azzurro, dopo un errore del Napoli in uscita. Al terzo tentativo, però, il francese non perdona, ma era davvero difficile sbagliare a porta vuota, dopo il lavoro sublime svolto da Leao che, uno a uno, salta come birilli Ndombele, Di Lorenzo e Rrahmani prima di invitare il numero nove al comodo tap-in. Gol milanista nato da un pallone perso da Ndombele, raccolto dal portoghese che, in velocità, salta mezza difesa. Uno smacco, perchè il gol arriva a pochi minuti dall’intervallo e in qualche modo demoralizza la squadra, sebbene il secondo tempo segua la stessa traccia del primo, con gli azzurri arrembanti ma superficiali ed il Milan, forte di due gol di vantaggio, attendeista e sornione, pronto a capitalizzare ogni errore di marca azzurra.

Di gioco offensivo, sul fronte milanista, c’è davvero poco, ma la pietra tombale sulla qualificazione la appone Kvaratshkelia, con il penalty, sventato da Maignan, che a dieci minuti dalla fine, avrebbe regalato nuovo slancio e linfa vitale verso una rimonta che, incredibilmente e inaspettatamente, avrebbe ripreso corpo. L’urlo strozzato del Maradona, i respiri che si fermano sulla battuta del giorgiano, una “telefonata” a Maignan che non si fa pregare e va a prendere il pallone alla sua destra, un tiro lento e poco preciso, assai peggiore che lo stesso Kvara sbagliò a Francoforte ma che non aveva lo stesso peso ed importanza. Il rigore di Kvara è stata la sliding door della sua partita: segnandolo avrebbe svoltato una prestazione fino a quel momento disastrosa, la peggiore della sua fantastica stagione, nella quale una condizione fisica non brillante non lo ha aiutato nel duello contro un Calabria praticamente perfetto, aiutato dai suoi compagni di squadra nel raddoppiare il georgiano, sempre e costantemente nel mirino dei difensori avversari. Un disastro Kvara perchè mai è riuscito in quello che la testa gli chiedeva di fare, le gambe rispondevano nella solita giocata, il dribbling a rientrare, facilmente leggibile dalla difesa avversaria che ne ha immediatamente limitato l’efficacia, riducendo quasi a zero la pericolosità di Kvara sia nella giocata personale che nel dialogo con Osimhen, stasera praticamente inesistente. Kvicha ha sbagliato partita ed ha “scelto” la peggiore da sbagliare.

Poco impattante anche l’out di destra, dove Politano si è dannato l’anima fino all’infortunio, prima del quale aveva cercato di impensierire Maignan dalla solita posizione, partendo da destra tagliando verso il centro, ma mancando di potenza e precisione. Quanto fumo, il romano e Lozano, poi subentratogli, che corrono e si dimenano ma che raccolgono davvero pochi frutti rispetto al lavoro che svolgono. Pochi i gol dei due coinquilini della fascia destra, uno dei pochi fattori negativi di questa stagione del Napoli troppo dipendente dai gol e le giocate di Osi e Kvicha. Su Lozano pesa comunque un potenziale penalty non concesso da Marciniak sul risultato di 0-0: Leao sembre prendere prima il piede del messicano poi il pallone, ma non per l’arbitro polacco, che non si avvale neppure del VAR per constatare la ragionevolezza delle proteste degli azzurri.

Così come mancano i gol dei centrocampisti, altro fattore di cui tenere conto. Zambo Anguissa mancava ma Ndombeè, almeno fino al “buco” che ha generato il vantaggio del Milan stava giocando discretamente bene e in mezzo al campo, seppur con le sue movenze goffe, dava quelle accelerazioni che a questo Napoli servivano come l’aria e che il compassato Anguissa di questi mesi non era più capace di garantire. Poi, la sliding door sbatte anche sul muso del francese ed il contropiede che innesca con il suo liscio sarà fatale. Di Zielinski avete avuto notizie? Un tiro in porta che da un piede sufficientemente educato come il suo, sarebbe stato lecito aspettarsi di più, ma per tutto il resto della partita è il solito vagabondo tra centrocampo e tre-quarti avversaria, per la serie nè carne, nè pesce. Ma dunque, che sapore ha Piotr? Stasera, aria fritta, con l’amaro retrogusto dell’ennesima occasione sciupata per un calciatore di cui sembra davvero strana l’imprescindibilità ed il non poterne fare a meno. Discorso non applicabile a Lobotka, della cui utilità a questa squadra è visibile ma stasera opacizzata dalla solita prova nerboruta di Bennacer, ormai suo aguzzino designato, autore di un’altra prova di gran livello contro lo slovacco che ha provato fino all’ultimo a mettere ordine in mezzo al campo. Anche per lui la sensazione di essere a corto di carburante è abbastanza lampante. Più freschi sicuramente sono Elmas e Raspadori, ultime armi a disposizione di Spalletti, ma la freschezza fine a se stessa, a questi livelli, non è sufficiente.

La retroguardia vive momenti di terrore puro quando il Milan riesce a ripartire in velocità con Leao. Come all’andata, il portoghese gioca da fenomeno e se ne ricorda solo quando gioca contro la squadra di Spalletti. Palla al piede è imprendibile, Di Lorenzo è autore di una prestazione, come sempre, generosa la sua prova, ma nel momento-clou del match si fa saltare come un birillo da Leao in smisurata progressione. Rrahmani-Leao è un mismatch già vissuto in campionato e dopo poche settimane i valori assoluti dei due contendenti resta sempre a netto vantaggio del portoghese che, sulla velocità ha pochi rivali in Europa e non può essere certo il kosovaro il più efficace deterrente per contrastarne l’efficacia. I risultati sono scontati come lo era il cambio Juan Jesus-Kim con il brasiliano che non gioca una brutta partita ma sul gol di Giroud preferisce andare a difendere la porta piuttosto che cercare di contrastare la comoda battuta a porta vuota del francese: decisione discutibile in un’azione che ricorda molto quella del famoso Napoli – Milan 2-3, che segnò il passaggio di consegne dello Scudetto da Napoli al Milan, con il terzo gol di Van Basten che, a porta vuota, deposita in rete l’invito a nozze servitogli da Gullit, autore di una galoppata di settanta metri.

E poi il duetto di sinistra, Mario Rui prima, Olivera dopo, autori di disastri in entrambe le aree di rigore: il portoghese si occupa dei disastri difensivi, provocando il rigore con l’ingenuo fallo su Leao, che Giroud si fa parare da Meret, poi l’infortunio che lascia spazio all’uruguagio, che si occupa, diversamente dal suo collega, dei disastri offensivi. Due colpi di testa, da distanza ravvicinata, che avrebbero meritato sorte migliore, ma soprattutto una testa migliore, non quella del generoso Mathias che, con quello dell’andata, è riuscito a vanificare tre occasioni più che buone, ed altrettanto determinanti ai fini della qualificazione. Anche qui, mancanza di determinazione e di personalità in partite di questo calibro fanno la differenza. Quella che invece mostra di avere Alex Meret, migliore in campo tra gli azzurri, straordinario nel tenere a galla il discorso qualificazione con due parate su Giroud mentre nulla può sul terzo face-to-face con il francese che insacca a porta vuota. Quando il Milan bussa, si fa trovare pronto, con una prestazione che dovrebbe bilanciare l’indecisione sul gol di Bennacer dell’andata, ma a chi importa se poi queste parate non valgono, comunque, la semifinale di Champions?

Parole e discorsi che il vento del calcio si porta via, nel quale conta chi vince. Si spengono i riflettori sul Napoli in versione europea che, comunque, ha regalato enormi soddisfazioni ai propri tifosi e a chi, almeno un po’, riesce ad apprezzare il calcio indipendentemente dal risultato. Al Milan la semifinale, al Napoli la consapevolezza di essere comunque uscito a testa altissima dalla competizione; fondamentale, adesso, recuperare dalla delusione che si accumulerà in queste ore successive ad un’eliminazione così cocente e che dovrà immediatamente essere convertita in energia positiva per riprendere la marcia in campionato che ancora non vede ancora certezze aritmetiche. All’orizzonte c’è una Juventus agguerrita, che attende il verdetto della Camera di Consiglio del CONI, che si giocherà una semifinale di Europa League e che vorrà vendicarsi dell’1-5 inflittole dalla capolista. Sarà dura, con una squadra stanca nelle gambe e pesante nella testa, ma per Spalletti e i ragazzi è già tempo di ripartire. Non c’è tempo per piangere e rimpiangere. Detto questo, grazie per questa magnifica esperienza dove, ricordiamolo tutti, il Napoli aveva già fatto e scritto la sua storia in Champions, a prescindere da stasera .

 

 

I voti: Meret (7,5); Mario Rui (4,5); Rrahmani (5,5); Juan Jesus (5,5); Di Lorenzo (6); Ndombele (5,5) Lobotka (6); Zielinski (5); Politano (6); Osimhen (6); Kvaratshkelia (4).

Dalla panchina: Elmas (6); Lozano (6); Ostigard (sv); Raspadori (6); Olivera (5).

Il mister: Spalletti (5,5).

 

 

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