Il (mio) racconto di un sogno diventato quasi realtà

Ero troppo piccolo quando Diego ed i suoi uomini scrivevano la storia del Napoli.

Troppo piccolo per capire l’importanza e soprattutto la gioia che quel ragazzo venuto da Barcellona aveva regalato ad un popolo intero.

Erano anni duri per la città. Anni in cui Napoli era paese dal quale scappare e non città di approdo per scrivere pagine di storia bellissime.

Ora è un altro Napoli. Un altro club, una città diversa. Ed io ho la maturità per vivere appieno questo Sogno.

Un coreano, un georgiano ed un nigeriano, circondati da uomini e campioni, guidati da un toscannaccio rude, ma in fondo fragile. È l’inizio di una storia magica che nonostante sia ormai giunta quasi al lieto fine faccio ancora fatica a crederla vera.

Devo essere onesto: ho sempre pensato che questa gioia non l’avrei mai vissuta. Sempre pensato che battere l’egemonia del nord fosse stata cosa utopistica.

Talmente convinto che ciò non potesse mai accadere da promettere un tatuaggio (odio gli aghi) in caso di vittoria dello Scudetto.

Scudetto, solo a scriverla sta parola crea emozioni. Accostarla al Napoli mette brividi. Quei brividi che da ieri sera non mi abbandonano. Brividi che, già so, si trasformeranno in lacrime il giorno della matematica.

La festa è già esplosa. Domenica potrebbe essere la manifestazione più grande della gioia azzurra. Vecchie generazioni pronte a rivivere quella goduria, le nuove a scoprire, finalmente, il gusto della grande vittoria.

33 anni dall’ultimo Scudetto. 19 anni per strappare il tricolore dalle maglie degli strisciati.

Basta questo per far capire l’impresa che hanno compiuto questi uomini.

Il countdown è partito, ora, davvero, non ci resta che attendere.