Napoli, manca poco

Napoli, manca poco

Non ci resta che attendere ancora un po’. Cosa saranno mai sessanta ore per un popolo che ha atteso più di trent’anni?


È ancora Venerdì.

Si, ancora. Perché questa settimana sembra non passare mai. Il tempo sembra aver deciso di farci gustare ancora di più questi momenti, sapendo, che li attendevamo da 33 anni.

L’ansia sale. L’emozione è tanta. Ovunque si posano, i nostri occhi vedono azzurro. Sui balconi, sugli alberi, sui muri e su nel cielo. Un azzurro intenso, avvolto, spesso, da tricolori che per la prima volta suscitano emozione anche a chi quei tre colori messi uno dietro l’altro spesso dan fastidio.

La città sembra avvolta da una bolla. Come quelle palline di vetro dove tutto è immobile, perfetto, in attesa che qualcuno la smuova per renderla animata. Ciò potrebbe succedere a breve e ancora non sembra vero. Nonostante tutto intorno a noi ci parla di Storia, di Sogno realizzato.

In un attimo ti passa davanti agli occhi la storia del Napoli post Maradona. Quella Coppa Italia persa contro il Vicenza, il fallimento, lo stadio pieno che sognava Gaucci, poi arriva lui, l’uomo venuto dal cinema. L’uomo che con la sua gestione imprenditoriale ha creato un modello da studiare al MIT. Odiato, amato, offeso, idolatrato, l’uomo che ha diviso, ma che quest’anno ha messo una ciliegina, una Carmen, su una torta meravigliosa.

Ci siamo, ci siamo quasi. Mettere nero su bianco le emozioni che il popolo azzurro sta vivendo in queste ore è impossibile. In tanti ci stanno provando, me compreso, ma queste sono sensazioni che bisogna solo viverle per comprenderle fino in fondo.

E allora non ci resta che attendere ancora un po’. Cosa saranno mai sessanta ore per un popolo che ha atteso più di trent’anni?