Focus Monza – Napoli. La squadra di Palladino impone lo stop ai campioni: Mota-Petagna mettono k.o. la capolista

Focus Monza – Napoli. La squadra di Palladino impone lo stop ai campioni: Mota-Petagna mettono k.o. la capolista

Passa per Monza la passerella del Napoli in questo finale di stagione senza grosse preoccupazioni. Allo U-Power Stadium l’ottima squadra di Palladino si dimostra avversario ostico da superare per le “big”. I neo-Campioni d’Italia cedono la contesa ai padroni di casa, molto più freschi nelle gambe e vogliosi di conquistare i tre punti degli azzurri. Un gol per tempo a fissare il 2-0 finale, con Dany Mota e l’ex-Petagna a mettere il sigillo finale. Il record di punti di Sarri un po’ più lontano: adesso tre vittorie su tre per centrare il platonico obiettivo.


MONZA – Sulla schedina sarebbe stata una partita “da tripla”, senza risultato, senza pronostico, tra due squadre che a questo campionato hanno dato e ricevuto tutto quello che potevano e anche di più. Come posta in gioco, oggi allo U-Power Stadium c’erano tre punti buoni per entrambe ad alimentare una classifica già eccellente ma necessari a raggiungere quegli obiettivi “platonici” atti a giustificare questo finale di stagione davvero soft, sia per i brianzoli, protagonisti di una stagione fantastica, la prima in Serie A ma desiderosi di giocare l’ennesimo tiro mancino alla big di turno che passa da quelle parti; sia per il Napoli, dominatori del torneo ma alla ricerca dei tre punti necessari al raggiungimento della “quota-Sarri”, ossia i 91 punti con i quali gli azzurri non riuscirono a portare a casa il titolo della stagione 2017-2018 e dunque certificare, attraverso i freddi numeri, la superiorità, nel gioco, nei numeri e nei risultati del Napoli di matrice-Spalletti.

Era una partita importante per Victor Osimhen, alla ricerca del suo primo titolo di capo-cannoniere in Serie A, mai stato in discussione fino ad un mese ma, attualmente, messo nel mirino anche da Lautaro Martinez, pericolosamente vicino al nigeriano, a soli tre gol di distanza. Purtroppo, i tre punti non arrivano e neppure i gol di Osimhen, nella sconfitta per 2-0 che i neo-Campioni d’Italia rimediano in terra lombarda, in una partita che il Monza merita di vincere poichè la sua voglia di vincere  sul piatto della bilancia, pesa molto di più rispetto a quella degli azzurri, ormai stanchi nelle gambe e svuotati nella mente, a dispetto delle motivazioni di cui sopra.

Era una partita nella quale Spalletti ha dato, giustamente, spazio a qualche calciatore poco utilizzato durante gli ultimi mesi e dunque spazio a Bereszynski e Zerbin dall’inizio per dare respiro all’immarcescibile Di Lorenzo e a Kvara che, come contro la Fiorentina, parte dalla panchina. Spazio anche a Juan Jesus, stavolta in sostituzione di Kim, anche lui finalmente a riposo dopo le innumerevoli battaglie stagionali. Ebbene, la scelte di Spalletti non pagano: nè Zerbin, né Bereszynski e neppure l’esperienza di Juan Jesus risparmiano al Napoli la quarta sconfitta stagionale; indolore, indubbiamente, ma pur sempre una sconfitta, che va contestualmente analizzata.

In primis: la difesa arranca paurosamente, soprattutto nel primo tempo quando il Monza, più fresco nelle gambe e armonioso tatticamente mette in ambasce gli azzurro, soprattutto sulle corsie laterali, laddove Ciurria da una parte, Carlos Augusto dall’altro mettono in crisi Olivera e Bereszynski. Il polacco certifica l’intoccabilità di Di Lorenzo sul versante destro della difesa azzurra, messo in crisi dagli strappi continui ed estenuanti del laterale brasiliano, una forza della natura, uno dei migliori laterali sinistri, almeno in fase di spinta offensiva, non solo del campionato ma, oseremmo dire, anche a livello europeo. Bartosz esce con le ossa rotte dal confronto con il laterale brianzolo. Stesso discorso per Olivera che, rispetto al suo collega, soffre meno l’arrembante Ciurria, ma ha le sue difficoltà che cerca di compensare con qualche sortita offensiva, tra le quali il palo che, nel secondo tempo, potrebbe riaprire il match. L’uruguagio ci mette la grinta, come sempre, ma anche lui inizia a soffrire il sovradosaggio di partita a cui Spalletti lo sta sottoponendo, al posto di Mario Rui. In mezzo, stessa solfa, con Juan Jesus non all’altezza, facendosi trovare fuori posizione su entrambe la marcature del Monza, per la cronaca, di Mota nel primo tempo, dell’ex-azzurro Petagna nel secondo, così come Rrahmani che barcolla clamorosamente soprattutto quando il pallone viaggia sul terreno di gioco e non per via aeree, laddove il centrale kosovaro si trova più a suo agio. Anche Gollini non appare molto reattivo, soprattutto sul secondo gol del Monza, respingendo goffamente la conclusione di Dany Mota, che brucia nell’uno-contro-uno proprio Rrahmani. Il vice-Meret si rifà poco dopo sullo scatenato Dany Mota, con una super parata che evita il crollo definitivo degli azzurri.

Un impianto difensivo messo a dura prova dagli attaccanti del Monza, ottimi nelle uscita palla al piede, ma poco ostacolati dalla linea mediana che esercita un filtro davvero blando. Il solo Lobotka, uno dei pochi a portarsi la “pagnotta” a casa, non può bastare a fare da argine slle scorribande monzesi orchestrate dal piede di Pessina e dai polmoni di Rovella, nettamente vincitori di gran parte dei duelli di metè-campo. Zambo Anguissa è cotto a puntino, confermando uno stato di forma abbastanza basso, dimostrato e certificato dai numerosi palloni sbagliati in appoggio che, in tempi buoni, non sbaglierebbe mai, dal passo cadenzato in mezzo al campo e dal drammatico rapporto con la porta avversaria, cercata con un paio di conclusioni che avrebbero meritato un epilogo migliore. Il camerunense è già in vacanza da un pezzo, mentre Zielo dimostra qualcosa di più, forse motivato dalla fascia di capitano che indossa per la prima volta in stagione: la sua posizione ibrida, tra l’essere una mezz’ala e una mezza punta è uno dei fattori meno gestibili dal Monza, che soffre i suoi attacchi dietro i centrocampisti, senza però far realmente male. Il polacco perde, anche lui tantissimi palloni ma, almeno ha il merito di accendersi all’improvviso e tentare o il tiro verso Di Gregorio e qualche suggerimento in avanti, finendo a giocar da mediano nel Napoli più offensivo che la storia recente ricordi: due punte centrali (Osimhen, Simeone), due punte esterne (Kvara, Politano), due trequartisti (Raspadori, Zielinski) e un terzino di spinta (Di Lorenzo). Nessun risultato se non tanta confusione, qualche tiro in porta senza grossa convizione e determinazione e il rischio di prendere un’imbarcata più che mai concreto.

Niente da fare, come detto, in avanti, dove Osimhen non riesce a trovare spazi per poter partire in progressione ma neanche per via aerea, cercato si, ma senza precisione, anche se, in qualche circostanza, il nigeriano, colpendo palla di testa, toglie l’occasione ad un compagno meglio piazzato. Per il resto, grande sofferenza per il centravanti che nelle ultime tre partite dovrà difendere il titolo del re dei bomber dall’assalto di Lautaro, sempre più vicino e pericoloso. Lungi dal volere essere critici nei confronti di Osimhen, un calo di rendimento, a questo punto della stagione, è comprensibile e fisiologico, a maggior ragione quando il numero nove azzurro è stato uno degli indiscussi protagonisti della stagione trionfale del Napoli, dunque una partita sottotono che andava messa in preventivo e che non costituisce un capo di accusa, ed è un discorso estensibile anche agli altri componenti della squadra (i titolari, soprattutto) che hanno tirato la carretta e trainato il Napoli fino al terzo Scudetto.

Poca cosa anche Zerbin, forse ancora poco acerbo per poter giocare ad un livello così alto, troppo timido nell’osare qualcosa di più rispetto a quanto non chieda Spalletti. Dall’altra parte, Elmas ha quell’esperienza in più che oggi però non si vede, anche lui messo in difficoltà da un inarrestabile Carlos Augusto. Neppure i subentrati nella ripresa hanno avuto modo di sovvertire l’esito dell’incontro, mandati in campo da Spalletti senza un criterio logico, ma semplicemente in campo per la vocazione offensiva che li accompagnava. Un Napoli mai visto, con quattro punte, due mezze punte ed un terzino sguainato a tutta fascia per non ottenere nulla in cambio, se non un assedio che il Monza riesce a fronteggiare con grinta e ardore e qualche tiro in porta facilmente gestito da un ottimo Di Gregorio. E’ chiaro che Spalletti, per quanto possa impegnarsi durante la settimana nel preparare la squadra, non solo tatticamente ma anche psicologicamante, non può aspettarsi risposte diverse di quelle ottenute nelle ultime partite, anche perchè le circostanze raccontano di un Napoli che ha speso le ultime risorse psicofische nella doppia sfida con il Milan, vivendo di rendita sull’enorme vantaggio accumulato in campionato. Un vantaggio ottenuto con meriti indiscutibili, da un Napoli mordace e sul pezzo, che non ha mollato niente fino a quando la distanza sulle inseguitrici diveniva siderale, partita dopo partita. Ergo, il momento di rilassamento è più che mai plausibile e la sconfitta di Monza non intacca minimamente ciò che il Napoli ha raccontato in questa stagione.

Per finire, nota di demerito per l’arbitro Cosso: almeno tre episodi dubbi nell’area del Monza, di cui almeno due passibi, quantomeno, di una visione al monitor; almeno uno, il fallo di Pessina su Osimhen, passibile della massima sanzione senza passare attraverso l’aiuto della VAR. In nessuno dei casi, l’arbitro decide per il penalty. Un arbitraggio così, lascia comunque tanti dubbi, e meno male che il Napoli non avesse un bisogno vitale di punti, qui allo U-Power Stadium, se non per la ricorsa alla fatidica corsa ai 91 punti. E se non dovesse arrivare il record dei punti, allora pazienza. Mancano ancora tre partite, nelle quali il Napoli non può più sbagliare, ma l’impressione è di una squadra alle prese con un festeggiamento ancora in essere e, insieme a loro, una tifoseria che accetterebbe mille di queste sconfitte. Adesso, appuntamento contro l’ultimo big-match di stagione, contro l’Inter, in quella che sarebbe potuta essere anche una semifinale-Champions, ma il latte versato è stato adeguatamente coperto dalle lacrime, ma quelle di gioia. Per quest’anno basta e avanza. Ci mancherebbe.

 

I voti: Gollini (6); Bereszynski (4,5); Rrahmani (5); Juan Jesus (4,5); Olivera (5,5); Zambo Anguissa (4,5); Lobotka (6); Zielinski (6); Elmas (5); Osimhen (5); Zerbin (4,5).

Dalla panchina: Kvaratshkelia (6); Di Lorenzo (6); Raspadori (5,5); Simeone (6); Politano (5,5)

Il mister: Spalletti (5).

 

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