Focus Sporting Braga – Napoli. Di Lorenzo e un autogol fanno felice Garcia. Tre punti ma ancora tanto da lavorare

Focus Sporting Braga – Napoli. Di Lorenzo e un autogol fanno felice Garcia. Tre punti ma ancora tanto da lavorare

Inizia con una vittoria esterna l’avventuta europea del Napoli di Garcia, che s’impone al Municipal di Braga con il punteggio di 2-1, in una partita caratterizzata dal botta-risposta finale: vantaggio partenopeo con Di Lorenzo prima dell’intervallo; nella ripresa, pareggio di Bruma a tre minuti dalla fine, poi l’autogol di Niakatè, pochi minuti dopo, a sancire la vittoria azzurra in Portogallo. Infortunio per Rrahmani dopo pochi minuti ed esordio di Natan nel finale.


BRAGA – Belli e  poco cinici un tempo, orribili e fortunati l’altro: ingredienti sufficienti a portare a casa i primi tre punti della nuova avventura europea del Napoli. Al Municipal di Braga, i partenopei passano solo nel finale, dopo aver sprecato davvero tanto nel primo tempo, grazie all’autorete di Niakatè, decisiva nel fissare il punteggio finale, dopo il vantaggio iniziale di Di Lorenzo, allo scadere del primo tempo ed il pareggio di Bruma, solo pochi minuti prima della suddetta autorete. Un colpo di fortuna, nel momento del bisogno, che salva il Napoli dalla terza non-vittoria consecutiva, ma che conferma una volta di più quanto la squadra di Garcia sia ancora lontana da uno status non solo mentale ma anche tecnico-tattico, almeno accettabile.

Incredibile la metamorfosi degli azzurri, che passano dall’essere una squadra cha all’intervallo meriterebbero almeno due gol di vantaggio ad un’altra, messa in seria difficoltà da una squadra modesta come il Braga, che nel finale ha anche l’occasione per pareggiare la partita, salvati solo dal palo ad evitare la beffa finale. Nella prima frazione, la bravura di Matheus, una traversa ed un macroscopico errore di Osimhen a tu-per-tu con l’estremo difensore lusitano, impediscono che si arrivasse all’intervallo con una goleada di vantaggio per gli azzurri, che riescono a trovare la via della rete grazie al solito capitan Di Lorenzo, al suo secondo gol stagionale, ormai abile ed arruolato più nella batteria degli attaccanti che dei difensori, risorsa aggiunta di una manovra offensiva che, altrimenti, di idee ne avrebbe davvero poche.

Si, perchè al Municipal va in onda l’ennesima punta della serie ” Chi ha visto Kvara”, nella quale, il protagonista delle puntate precedenti, un calciatore georgiano che del pallone e degli avversari ne faceva ciò che voleva si è persa traccia. Sulla fascia sinistra agisce invece un ragazzo con la testa quasi sempre bassa, intristito ed amareggiato per chissà quali motivi, che da mesi cerca invano la via della rete o di una giocata ad effetto, di quelle che l’anno scorso lo hanno consacrato all’altare del grande calcio. A Braga, Kvicha è un faro semi-spento, che s’illumina ad intermittenza ma non abbastanza da irradiare la scena con la sua luce. Anche se un pelino meglio rispetto a Genova, Garcia gli condona solo un’ora abbondante di partita, richiamandolo in panchina e stavolta senza cenni polemici da parte del georgiano. Inutile dire che uno come Kvicha va recuperato, prima mentalmente e poi tatticamente, perchè gran parte della qualità dell’azione offensiva del Napoli passa dai suoi piedi e dal suo talento: Stasera la conferma che con questo Kvara, il Napoli qualcosina riesce a crearla, senza Kvara è quasi privo di idee.

“Quasi” perchè dall’altra parte, Politano cerca di contribuire con qualche idea affidata al suo sinistro, ma la sua sciabolata di prima intenzione non sortisce gli effetti desiderati ma, rispetto a Kvaratshkelia, ha la fortuna di avere come collaboratore di fascia uno come Di Lorenzo e di questi tempi non è poca cosa, giocando contro Bruma, tra l’altro, uno dei migliori tra i portoghesi. In mezzo, Osimhen è costretto a fare il solito lavoro sporco, a giocare a sportellate contro il non irresistibile José Fonte. Il gol che sbaglia dopo pochi minuti lo condiziona abbastanza da renderlo anche nervosetto, al punto di prendersi l’ammonizione per proteste, dejà-vu del primo Osimhen, quello fumantino (lo è anche adesso, anche se in misura ridotta) che  ai primi falli non fischiati iniziava a perdere il controllo di se stesso. Indubbiamente il gol manca ad uno come lui, ma se in altre circostanze, come nella traversa colpita nel primo tempo, c’è da prendersela con la sfortuna o con la bravura di Matheus, che gli toglie dalla porta un colpo di testa a colpo di sicuro, quell’occasione buttata al vento, dopo pochi minuti, solo davanti al portiere è da addebitare totalmente sul conto del nigeriano, un gol che avrebbe sbloccato subito la partita e portarla a casa in maniera più comoda. Capita.

Garcia lo tiene in campo per tutto il match anche quando era evidente che il bomber azzurro aveva dato tutto quello che poteva e la soluzione lancio-lungo su di lui non sembrava un modello di efficacia. Magari il mister cercava di farlo segnare ad ogni costo, ma non è forse un male anteporre il bene di uno a scapito di quello della squadra? Probabilmente si, e l’ingresso di Simeone, in tal senso, avrebbe potuto portare quella freschezza atletica che Victor non poteva più garantire. Invece al Cholito (che forse si è allenato meglio in questi giorni) arrivano in premio i cinque minuti di recupero, nei quali la squadra patisce enormi sofferenze e quasi ci rimette due punti, non fosse stato per il palo, colpito da Pizzi all’ultimo secondo. Gestione abbastanza enigmatica quella dell’attaccante argentino, che nonostante un ottimo precampionato, nel quale ha segnato con estrema regolarità, in partite ufficiale è sparito dal radar di Garcia, sulla scia di quanto accadde nel finale della scorsa stagione, con l’argentino quasi mai considerato, nonostante uno Scudetto già acquisito, immolato sull’altare della classifica marcatori di Osimhen.

Una mezz’oretta viene concessa a Raspadori ed Elmas, chiamati da Garcia a ridare brillantezza sugli esterni, a ruoli invertiti rispetto al solito, con il macedone in versione vice-Kvara e l’ex-Sassuolo a destra. Due cambi che, invece danno fiducia al Braga, fino a quel momento incapace di portare azioni pericolose dalle parti di Meret, intorpiditi dal palleggio, neppure tanto bello a vedersi, del Napoli che, consapevolmente o meno, punta tutto sull’amministrare l’unico gol di vantaggio, in un secondo tempo brutto, a ritmi da calcio d’estate e senza squilli di tromba da ambo le parti. Il Braga inizia a crederci quando gli azzurri arretrano il raggio d’azione di almeno trenta metri, con un centrocampo ormai scoppiato ma oliato con i crismi dell’intoccabilità per tutti i suoi interpreti. Zambo Anguissa è quasi un caso: drammatica l’involuzione del camerunense che, da gladatorio qual era con la sua presenza e prestanza fisica, capace di reggere da solo l’intero reparto, anche stasera, salvo rari momenti, sembrava in gita in montagna anche qui in Portogallo. Una giocata di fioretto gli fa perdere il pallone e prendere un giallo che ne condiziona il rendimento per quasi tutto il match; sull’ultimo pallone lascia spazio e pallone a Pizzi che spacca il palo. Chiosa disastrosa di una partita ancora una volta lontana dagli standard per Zambo, costretto a giocare tutti i novanta minuti anche per l’assenza dell’ultimo minuto, di Cajuste, unico per caratteristiche capace di espletare le funzioni di mediano di quantità.

Per la qualità, infatti, ci sarebbero Lobotka e Zielinski. Il primo ci mette il solito indiscutibile impegno ed ingegno del cercare di tenere saldi i reparti. Più che della costruzione, le sue mansioni sono diventate di manovalanza, incentrate quasi esclusivamente sul recupero palla per quello che è uno spreco di talento e di risorse, forse il più grave nel quale il Napoli può incappare. Senza lo slovacco in cabina di regia, chi si occupa dello smistamento dei palloni e di dare un minimo di ordine tattico alla squadra? Nessuno. Ed infatti, le prime difficoltà della squadra partenopea nascono dalla quasi impossibilità di uscire palla al piede dalla propria metà campo senza abusare della solita ciabattata a cercare Osimhen. L’impostazione lasciata ai centrali, come a Genova, è un azzardo che porta con se tanti “contro” e pochi “pro”, soprattutto quando la linea difensiva resta orfana del suo leader attuale, Rrahmani, uscito per problemi fisici dopo una decina di minuti, ed i risultati si vedono. Zielinski invece continua nel suo buon stato di forma e nel suo momento di buona vena, che lo porta, nuovamente, alla giocata decisiva negli ultimi minuti. A Genova fu Politano ad impreziosire enormemente la buona intuizione del polacco; stasera Niakatè si veste da bomber-involontario, trasformando in (auto)gol un cross del numero 20 azzurro altrimenti destinato al vuoto. Va bene lo stesso, ci mancherebbe altro, se si considera che tutto ciò proviene dai piedi di un fenomeno di discontinuità come Zielo che stasera, a differenza di altre occasioni, resta quasi sempre ancorato alla partita, aiutato dai ritmi bassissimi con i quali la partita si trascinava stancamente avanti.

Problemi a centrocampo, che si riflettono poi su una fase difensiva ancora tutta da registrare e ridefinire. Detto di Rrahmani costretto al forfeit dopo pochi minuti, Ostigard sta sprecando con prestazioni poco efficaci queste occasioni che gli si stanno materializzando: un finale da horror d’estate per il norvegese, che ci mette tanto di suo sul gol del pareggio portoghese, perdendo un pallone in maniera grottesca, in uscita, cercando gloria palla al piede in mezzo a tre maglie avversarie, creando un vuoto nel quale il Braga si lancia a capofitto, approfittandone con il colpo di testa di Bruma (in collaborazione con Juan Jesus), ma anche dopo il copione non cambia, con un disimpegno svagato che avvia una potenziale azione per il pareggio. Malissimo lui, malissimo Juan Jesus con il quale forma un tandem difensivo che metterebbe i brividi anche a portieri-fenomeni, figurarsi Meret che, per uno strano paradosso, non subisce più di tanto dallo spuntato attacco del modesto Braga, di cui il più pericoloso in zona-gol è stato Bruma, una discreta mezz’ala sufficiente a creare un panico ingiustificato. Juan Jesus è un altro semi-disastro di serata, bruciato proprio da Bruma sul gol del pareggio ed autore di altre uscite non troppo autorizzate. Tre indizi fanno una prova (Lazio, Genoa, Braga), tre partite largamente insufficienti del brasiliano, in chiara confusione, hanno finalmente indotto Garcia a togliere dalla naftalina Natan, non al posto del centrale ex-Roma ed Inter ma insieme, formando una linea difensiva a cinque per contrastare l’estro di Abel Ruiz, Pizzi e Zalazar. E quasi non bastava. Da risolvere anche il rebus out-sinistro, laddove la scorsa stagione Mario Rui e Olivera si contendevano il posto a suon di prestazioni di spessore oggi, chi gioca riesce a far più danni dell’altro: l’uruguagio stasera viene messo spesso in difficoltà da Djalò che spesso sfugge al suo controllo ed in avanti non riesce mai ad accompagnare l’azione di Kvara, lasciato quasi sempre in balia di uno, due avversari. Anche il terzino è in un periodo di appannamento che, in difesa, non sta risparmiando nessuno. Non resta che confidare in Natan, sperando che anche questa volta lo scouting partenopeo abbia fatto centro così come fu per Kim, perchè questo Napoli ha un disperato bisogno di trovare le sue certezze difensive. In avanti qualità su cui lavorare ce n’è in abbondanza, in difesa molto di meno e l’infortunio di Rrahmani non ci voleva davvero perchè riduce notevolmente il range di scelte a disposizione di Garcia, a questo punto “costretto” ad optare per il brasiliano B (Natan), non potendo continuare a girarsi dall’altra parte dopo un’altra prestazione incolore della coppia centrale “di riserva”, composta da Leo e Juan.

Resta comunque un Napoli che ha dimostrato, come a Genova, una buonissima capacità di reazione, a dispetto di due prove in chiaro-scuro. Manca la continuità e la cattiveria agonistica nel aggredire l’avversario sin dai primi minuti, recuperando palla e facendo male negli ultimi sedici metri. C’è da correggere qualcosa nella gestione dei cambi e nell’ottimizzazione delle risorse a disposizione di Garcia. A che serve una rosa lunga se poi ragazzi come Simeone, Lindstroem e Natan sono ospiti fissi della panchina anche quando un loro ingresso sarebbe opportuno, date le difficoltà del momento? Interrogativo che troverà risposte nelle prossime partite. Al contempo, prendiamo questi tre punti preziosi ai fini della qualificazione perchè, a prescindere dal gioco, la Champions non permette tanti passi falsi e pareggiare (o perdere) contro una squadra ampiamente alla portata come il Braga sarebbe stato uno spreco che avrebbe costretto gli azzurri a giocare le altre cinque partite come piccole finali. E questo Napoli, con i problemi che deve affrontare e risolvere con se stesso, non può ancora permetterselo.

 

I voti: Meret (6); Di Lorenzo (6,5); Rrahmani (sv); Juan Jesus (5); Olivera (5,5); Zambo Anguissa (5); Lobotka (6); Zielinski (6,5); Politano (6); Osimhen (6); Kvaratshkelia (5,5)

Dalla panchina: Ostigard (4,5); Raspadori (5,5); Elmas (5); Simeone (sv); Natan (sv)

Il mister: Garcia (5)

 

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