Napoli, tre scudetti e tre diverse partenze: tutte le prime 5 giornate da campioni in carica

Napoli, tre scudetti e tre diverse partenze: tutte le prime 5 giornate da campioni in carica

Dal sogno ad occhi aperti del 1987 all’euforia, spentasi presto, del 1990 alle tante domande che i tifosi si fanno adesso


NAPOLI – L’avvio del Napoli di questa stagione è storia recente. Due vittorie nelle prime due giornate di campionato, contro Frosinone e Sassuolo, nel complesso convincenti, una sconfitta contro la Lazio, con un secondo tempo molto negativo, un pareggio preso per i capelli a Genova ed infine una partita accettabile nel gioco, meno nella produzione di palle gol e nel risultato, a Bologna. In mezzo anche l’esordio in Champions contro il Braga. Vittoria per 2 a 1, in terra portoghese, ma gioco tutt’altro che convincente. Garcia, insomma, è già sulla graticola ma ipotizzare un esonero con due anni di contratto, ed opzione per il terzo, è esercizio, in questo momento, difficile.

Il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto matematicamente lo scorso 4 maggio. Dunque, per la terza volta, il Napoli ha esordito da campione d’Italia. Ma come andarono le due precedenti partenze da scudettati per gli azzurri. Facciamo un tuffo nel passato.

Stagione 1987/88: l’euforia dopo la prima volta, poi la delusione finale

Un anno solare intero con il Napoli in testa alla classifica. Accadde nell’irripetibile 1987. Il 10 maggio di quell’anno, il Napoli vinse il suo primo scudetto con 42 punti (la vittoria ne valeva 2, fu così fino alla stagione 1994/95) con una giornata di anticipo, pareggiando 1 a 1 contro la Fiorentina. L’estate fu piena d’entusiasmo, non solo per la storica impresa, ma anche per l’arrivo di due grandi acquisti, che si andarono ad aggiungere ad una squadra già forte con elementi di altissimo livello come Giordano, Romano, Bagni, De Napoli e Ferrara, oltre naturalmente al fuoriclasse e principale artefice dei trionfi azzurri Diego Armando Maradona. In azzurro approdarono Antonio Careca, bomber del San Paolo e della nazionale brasiliana, e Giovanni Francini, terzino sinistro, artefice di ottime stagioni al Torino. La prima giornata del campionato 1987/88 vide il Napoli soffrire ma vincere, per uno a zero, sul campo del Cesena. Di Salvatore Bagni, cuore e polmoni di quella squadra, la rete decisiva, dopo pochi minuti. Il Cesena, però, allenato dal futuro tecnico azzurro, Alberto Bigon, non demeritò affatto, rendendo la vita difficile, con due pali, ai campioni d’Italia. Quel Napoli, nelle prime 5 giornate di campionato, ottenne 5 vittorie su 5 partite. La terza, però, fu un in realtà una sconfitta per uno a zero, convertita in 0-2 a tavolino (con le regole dell’epoca), per un oggetto che colpì il libero azzurro Renica alla testa. La partenza sprint di quel Napoli vide anche la buona prestazione, che non evitò l’eliminazione, nella doppia sfida di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid. Nonostante le tante occasioni create, gli azzurri non riuscirono a superare i quotati Blancos al primo turno (all’epoca non c’erano i gironi della futura Champions League ma si cominciava subito ad eliminazione diretta, dai sedicesimi). A Madrid fino 2 a 0, a Napoli 1 a 1. All’andata Maradona e compagni furono battuti da un’autorete ed un rigore, al ritorno, dopo il gol lampo di Francini ed il 2 a 0 divorato in un paio di occasioni, fu “El Buitre” Butragueno a spegnere i sogni di gloria a fine primo tempo. Il campionato finì  con il Milan che riuscì a sorpassare il Napoli vincendo 3 a 2 al San Paolo alla terz’ultima giornata, cucendosi il tricolore sul petto.

Stagione 1990/91: i problemi di Diego e la fine dei grandi sogni

Il duello punto a punto con il Milan conclusasi con la vittoria del secondo scudetto il 29 aprile 1990. Dopo la Coppa Uefa conquistata nella stagione 1988/89, l’anno dopo il Napoli di Maradona conquistò anche il secondo scudetto. Alla guida tecnica non c’era più Ottavio Bianchi ma Alberto (“Albertino”) Bigon. Dopo il secondo tricolore ci furono i Mondiali, con l’eliminazione dell’Italia ad opera dell’Argentina ed i fischi alla nazionale del Pibe De Oro a Roma, in occasione della finale. A vincere fu la Germania, 1 a 0, con un rigore molto dubbio. Diego, che 2 anni prima aveva chiesto al presidente di essere ceduto al Marsiglia perchè non reggeva più le pressioni del calcio italiano, si presentò ai nastri di partenza della stagione con grandi motivazioni. Questo, almeno, lasciava intendere. La stagione 1990/91 cominciò subito con un trionfo per gli azzurri. Cinque a uno, al San Paolo, contro la Juventus di Maifredi. Non c’era più Carnevale, al suo posto Silenzi, capocannoniere della Serie B, ed Incocciati. In campionato, all’esordio, scialba prestazione e zero a zero in quel di Lecce, prima di due sconfitte consecutive. I campioni d’Italia caddero infatti in casa contro il Cagliari (decisive un po’ di sfortuna e l’assenza di Maradona) e in casa del neopromosso Parma di Nevio Scala (che qualche anno dopo fece incetta di trofei, scudetto e Champions a parte). Poi una vittoria al 90esimo contro il Pisa ed un pareggio in casa del Genoa portarono gli azzurri alla quinta giornata con un magro bottino. La squadra andava male, era discontinua, e non vinse mai scontri diretti. Maradona era l’ombra di sè stesso, tranne in rare occasioni. La Coppa dei Campioni si interruppe agli ottavi, ai calci di rigore, contro lo Spartak Mosca (doppio 0 a 0 tra andata e ritorno), la Coppa Italia finì in semifinale contro la Samp di Vialli e Mancini (che vinse lo scudetto). Fu l’ultima stagione di Diego a Napoli. Il fuoriclasse andò via dopo la positività riscontrata in Napoli-Bari del 17 marzo 1991. Seguirono anni mediocri, poi sempre più difficili, fino alla Serie B e al fallimento. I sogni di gloria sembravano dover restare solo lontani ricordi.

Stagione 2023/24: la partenza non entusiasma ma il futuro è tutto da scrivere

Il Napoli vince il suo terzo scudetto nella stagione 2022/2023, dimostrando strapotere fisico e tecnico e conquistando matematicamente il tricolore con ben 5 giornate di anticipo, record eguagliato. A fine anno, però, Spalletti lascia ufficialmente per “restare un anno fermo” ma in realtà per raccogliere l’eredità di Mancini in Nazionale. Al suo posto Rudi Garcia, ex Roma e Lione, ma reduce da un’esperienza non esaltante in Arabia, esonerato dall’Al-Nassr. E lascia anche Kim, sostituito da un Natan ieri esordiente a Bologna ma ancora da scoprire. Il resto è storia recente. Due vittorie convincenti, a tratti, contro Frosinone e Sassuolo, una sconfitta con la Lazio con un brutto secondo tempo, un pareggio in casa del Genoa con i soli 20 minuti finali apprezzabili ed un altro con il pallino del gioco ma senza concretizzare, lo 0 a 0 di Bologna. In mezzo l’esordio in Champions, con una vittoria ai punti meritata ma frutto comunque di imprecisione ed errori altrui, quella in casa del Braga, risolta da un autogol dei padroni di casa. Il futuro è tutto da scrivere augurandoci che ci sarà unità d’intenti tra allenatore, giocatori e società. Pensare ad un esonero adesso è altamente improbabile: il francese ha 2 anni di contratto con opzione per il terzo. De Laurentiis non agirà facilmente in tal senso.