Focus Lecce – Napoli. Poker servito anche al Via del Mare: i campioni adesso fanno sul serio

Focus Lecce – Napoli. Poker servito anche al Via del Mare: i campioni adesso fanno sul serio

Al Via del Mare gli azzurri di Garcia danno seguito e conferme alla buona prestazione infrasettimanale, liquidando il Lecce riservandogli lo stesso trattamento dell’Udinese. Quattro gol e partita in ghiacciaia con i gol di Ostigard nel primo tempo, Osimhen, Gaetano e Politano (su rigore) nella ripresa, Adesso, spazio alla Champions League, con il big-match contro il Real Madrid.


LECCE – E’ un Napoli che inizia a piacere per davvero, non solo per le vittorie ed il buon livello di gioco, ma soprattutto per i continui segnali di crescita che la squadra di Garcia emette da una settimana a questa parte. Le ombre di Bologna si diradano lasciando spazio a raggi di sole sempre più luminosi, eppure parliamo della scorsa domenica, ma sembra una vita.
“Osimhen in crisi, Osimhen deriso e dileggiato dalla sua stessa società”, si raccontava in ogni angolo della città dopo il rigore sbagliato a Bologna e la polemica-social da esso derivata; oggi il nigeriano è la sintesi perfetta della trasformazione che sta avvenendo in seno alla squadra di Garcia: da squadra sciupona quanto poco produttiva a spietata macchina da gol, capace di concretizzare al meglio quanto di buono produce dalla metà-campo in su.

E’ quanto emerge da questo Lecce – Napoli, un dominio totale dei campioni d’Italia contro una delle squadri attualmente più in forma del torneo e rivelazione di questo inizio di campionato. Una vittoria, netta e limpida, per 4-0 contro i pur generosi salentini, che nulla hanno potuto contro lo strapotere tecnico degli azzurri, che iniziato bene e finito ancora meglio una partita sempre saldamente in mano, salvo qualche circostanza dove ancora si registrano alcune disattenzioni, ma che stasera passano in cavalleria davanti ad una prestazione di ottimo livello, contro una squadra indubbiamente inferiore per caratura tecnica ma che, con merito, sta occupando le prime posizioni della classifica.

La vittoria di Lecce è una risposta importante proprio perchè ottenuta contro una squadra che, a differenza di un Udinese in netta crisi di gioco e risultati, giocava col vento in poppa, trainata da qualche buona individualità e una buona intelaiatura di gioco, purtroppo insufficienti per giocare alla pari con i campioni d’Italia. Oggi, il Napoli ha giocato da campione d’Italia, mettendo in campo non solo la forza ma anche la personalità, da parte di chi è partito nell’undici titolare come da chi è poi subentrato, che occorrono per vincere partite non semplici come quella del Via del Mare.

A dispetto della difficoltà dell’impegno, infatti, Garcia opta per un mini-turnover che interessa esclusivamente l’attacco: Osimhen e Politano inizialmente in panchina e spazio, dal primo minuto, per Simeone e Lindstrom. Un’occasione per vedere all’opera l’esterno svedese, finora un corpo oscuro ed il centravanti argentino che, finalmente, poteva dimostrare che giocare senza Osimhen ed essere comunque produttivi in zona-gol può essere un’impresa attuabile. In chiaroscuro la prova dello svedese, la cui voglia di fare e farsi vedere è evidente come alcuni errori dettati proprio dalla fretta e dalla tensione di effettuare la giocata giusta. Va anche vicino al gol, ma l’esterno sinistro con il quale conclude verso Falcone è inguardabile, ma resta l’unica nota di rilievo insieme a qualche strappo interessante sulla destra senza grandi riscontri. Più vicino al gol ci va il Cholito, ma nella sua unica conclusione a rete spedisce il pallone a pochi centimetri dal palo; più che apprezzabile il suo gioco di sponda, spalle alla porta, così come va sottolineata la protezione del pallone a favorire la creazione di varchi utili agli inserimenti dei centrocampisti.

La partita dell’argentino dura giusto un tempo, chissà se per una staffetta con Osimhen concordata a tavolino oppure figlia dell’ammonizione ricevuta dall’attaccante nei primi minuti. Fatto è che Osimhen entra in campo nella ripresa e per il Lecce iniziano problemi ancor più seri. Questo Osimhen è un’altra cosa rispetto alla scorsa settimana, meno nervoso e più pulito nelle giocate. Tanti palloni difesi a centrocampo, sulla falsariga del lavoro eseguito da Simeone nel primo tempo; numerosi palloni gestiti spostandosi verso le fasce laterali, lasciando vuoti immensi nel cuore della difesa salentina nei quali il Napoli può entrare e colpire a piacimento. Grave l’errore del Lecce di lasciargli gli spazi per girarsi e lasciarlo partire in progressione, fatale concedergli anche un solo metro in area di rigore. Un’amara lezione che apprende anche un difensore esperto come Baschirotto, bruciato sul tempo da Victor che, di testa, timbra il quinto gol stagionale e, per il Napoli, il gol del raddoppio che conferisce quella sicurezza che permette al Napoli di giocare in scioltezza. Primo gol di testa per il numero nove, perfettamente servito al tavolo del gol dalla gemma balistica di Kvara.

Gran partita quella del georgiano, non allo stesso livello di quella dell’Udinese ma assolutamente buona per forma e contenuti. Basta l’assist ad Osimhen, da solo, a giustificare un voto in pagella più che sufficiente: un arcobaleno d’incanto, una parabola disegnata ad arte, che porta il pallone direttamente sulla testa di Osimhen. Un capolavoro di geomentria “made in Georgia” che ricorda alcune giocate effettuate da Kvicha lo scorso anno e che in questo campionato non avevamo ancora potuto apprezzare. C’è più sicurezza, infatti, nella mente e nei piedi del numero 77 azzurro, grazie anche ad una condizione fisica in netta crescita che lo porta a giocare con estrema lucidità in avanti nonostante alcune importanti collaborazioni difensive in soccorso ad Olivera in difficoltà. Fa quasi tristezza vederlo accucciato sulla linea laterale, ma anche così tremendamente defilato, dal suo immenso talento nascono giocate a favore dei compagni che mandano in crisi difesa e centrocampo del Lecce. Saggia, la scelta di Garcia di risparmiargli mezz’ora di gioco e preservarlo per il Real Madrid, dove Kvicha sarà un fattore determinante per il buon esito del match contro i “blancos”. E con questo Kvara, vincere non è un miraggio. Al suo posto Raspadori, proposto, sull’out di sinistra che è forse la soluzione migliore, attualmente, per estrarre dal ex-Sassuolo qualche buona giocata. Il ragazzo è presente nella manovra azzurra, complice anche un Lecce ormai conscio della sconfitta e senza grosse motivazioni, se non quella di evitare l’imbarcata, cosa che purtroppo non riesce granchè anche per la complicità del nostro, che assiste Gaetano nell’azione del terzo gol.

Gaetano, in dieci minuti diventa “hombre do partido”, entrando al posto di Lobotka, realizzando lo splendido terzo gol con un fendente che Falcone può solo ammirare senza neppure tentare la parata e conquistando il calcio di rigore, trasformato da Politano, a fissare il 4-0 finale. Per la serie “come massimizzare al meglio pochi spiccioli di partita”, l’esperienza di Gianluca, protagonista della puntata, racconta di un ragazzo finora mai preso in considerazione dal suo allenatore ma che, dopo un exploit di questo genere, potrebbe godere di una considerazione maggiore nelle gerarchie azzurre. La tecnica non manca al ragazzo, ma è evidente che gli spazi per lui sono incredibilmente stretti e difficilmente la sua presenza potrebbe essere più costante, nonostante la buona parentesi odierna. Certo è che potrebbe rappresentare una risorsa importante al posto di Lobotka, che può prendere un po’ di respiro quando la partita è in cassaforte come oggi pomeriggio.

Come detto, dall’azione di Gaetano nasce l’azione del rigore che Politano trasforma per il poker finale. Altro cambio di battitore dagli undici metri ma, per fortuna, con esiti positivi. Difficile capire quanto sia redditizia la rotazione dei rigoristi, ma per il momento il dato sicuro è che Osimhen sta prendendo le distanze dagli undici metri lasciando l’incombenza ai suoi compagni. L’errore di Bologna brucia ancora ed è giusto e corretto favorire un compagno se non si è sicuri di andare sul dischetto. Politano si prende oneri e onori, mettendo il sigillo finale su una gara mai in discussione, portando già a tre il suo score personale. Eccellente.

Ma, a sbloccare il punteggio è un difensore. Leo Ostigard non è un novizio del gol e quando l’opportunità è golosa, il norvegese non si fa pregare e si fa apprezzare in quello che è il piatto forte della casa: il cross al bacio di Zielinski chiede null’altro di essere indirizzato verso la porta di Falcone ed il centrale azzurro, colpevolmente libero di agire, non ha molta difficoltà nel bucare Falcone. Un gol bello ed importante, cui fa seguito una partita senza grossi errori, limitando con la sua ficicità un attaccante nient’affatto semplice da controllare, come Krstovic, che di testa non sembra essere l’ultimo arrivato ma che oggi mastica pane durissimo, servitogli a tavola dall’ex-Genoa che si produce in una partita di grande concretezza ed attenzione anche sul piano difensivo, entrando sempre più sintonia con Natan, anche lui autore di una prestazione senza sbagli, con il quale il Napoli sembrerebbe aver alzato un muro abbastanza complesso da abbattere. Un gol, ininfluente, nelle ultime tre partite subite dagli azzurri e non è una coincidenza che la bontà dei numeri trova riscontro nell’ingresso di Natan in pianta pressochè stabile nell’undici titolare. La presenza del brasiliano giova all’intera linea difensiva, per la sua presenza fissa sulla linea a quattro, evitando sganciamenti palla al piede rischiosi e controproducenti lasciando la zona di competenza. Lo stesso Meret trae vantaggio dalla circostanza, dovendo sbrigare il minimo sindacale ma, allo stesso tempo, facendosi trovare sempre pronto all’azione, come quando, nel primo tempo, deve disinnescare l’unico atto di presenza davvero degno di nota di Krstovic, andato a cercar fortuna dall’area di rigore con un fendente ben controllato dell’estremo difensore azzurro.

Anche capitan Di Lorenzo contribuisce, con la sua maggior presenza nella sua metà campo, a tenere chiusi i cordoni della difesa partenopea. Primo tempo guardingo, molto più attento nella sorveglianza della sua zona che impegnato nelle proverbiali proiezioni offensive, diventate ormai un marchio di fabbrica. Solo nel finale di gara, a risultato abbastanza acquisito e consolidato, si concede qualche visita in più oltre la linea di centrocampo, quando il Lecce, almeno dal suo lato, ha alzato bandiera bianca con l’uscita di Strefezza, autore del momentaneo gol dell’1-2, ma annullato dal VAR per un fallo di mano sugli sviluppi dell’azione. Olivera esce alla distanza, dopo un primo tempo non semplice, costretto spesse volte alla rincorsa affannosa della coppia Gendrey-Almqvist. Spesso in inferiorità numerica sul suo versante, l’uruguagio è costretto a ricorrere all’assistenza di Kvaratshkelia, che scende sulla linea difesa in azioni di ripiego lunghe almeno 60-70 metri ma utilissime a disinnescare il pericoloso ordigno presente sull’out di destra del Lecce, composto dal terzino francese e dall’esterno svedese. Comunque Mathias cresce col passare dei minuti, autore di alcune buone diagonali difensive ed un andamento, alla lunga, senza grossi affanni.

Bene anche la zona mediana, dove Zambo Anguissa gioca a livelli consoni per un calciatore come lui, confermando le buone impressioni riscontrate contro l’Udinese. Tatticamente prezioso, sia nella costruzione che in copertura (e questa è una notizia), soprattutto quando va a prendere sistematicamente il centrocampista leccese che s’inserisce tra Natan e Olivera, garantendo quel filtro necessario a ripulire la tre-quarti azzurra dalla pericolosa presenza di maglie giallo-rosse. Partita di sostanza ma anche di presenza nello sviluppo dell’azione del Napoli, che comporta uno scorrimento di palla più che discreto. Qualche errore di supponenza nel finale, con palloni persi banalmente nel tentativo, troppo forzato, di giocare il pallone in eleganza e raffinatezza. Richiesta troppo esosa per i suoi piedi, invece molto più utili in altre circostanze. La raffinatezza è ricercata invece in casa-Zielinski che, al Via del Mare porta in dote il prezioso e calibrato assist per il colpo di testa vincente di Ostigard, poi la sua presenza diventa occulta ma non per questo meno pericolosa. Sull’asse Zielo-Olivera-Kvara il Napoli gode di spazi interessanti e attraverso i suoi piedi passano tanti palloni che il polacco smista con precisione. Buona anche la prestazione di Lobotka che, non più nelle vesti di fulcro del gioco, si rende decisamente utile in fase di non possesso andando a recuperare tanti palloni e soprattutto andando a chiudere preventivamente le falle che si aprono su eventuali palloni persi. Lo trovi in ogni angolo del campo, a dimostrazione della duttilità dello slovacco e della sua capacità di reinventarsi in un ruolo, anzi nei compiti, non propriamente adatti al suo modo di giocare. Se questo è quanto Garcia gli chiede, comunque, lo esegue in maniera più che dignitosa. Spazio anche per Cajuste, che il suo lo fa sempre, mettendo al servizio della squadra dinamismo e freschezza atletica, per spegnere sul nascere le ultime velleità leccesi di rientrare in una partita ormai chiusa a doppia mandata.

Ottima, dunque, la prestazione del Napoli e va dato merito a Garcia di aver proposto, oggi, una squadra concentrata e ben messa in campo. Il Real Madrid non ha offuscato la mente dei calciatori azzurri, impegnati solo ed esclusivamente alla conquista di questi tre punti che proiettano gli azzurri verso le zone alte della classifica. Importante aver ritrovato le giocate di Kvara, la solidità difensiva, la fisicità di Zambo ed il gol dalla panchina. Il mini-turnover attuato da Garcia è redditizio e, a queste condizioni, può essere proposto anche in altre occasioni. Da rivedere Lindostrom, ma è stata buona la scelta di farlo partire titolare e saggiarne l’affiatamento con i compagni di reparto e con il resto della squadra. Ancora rivedibile lo svedese, unica ombra in una giornata praticamente perfetta. Quello che ci voleva per chiudere una settimana iniziata in maniera disastrosa e per affacciarsi con serenità alla prima grande partita della stagione. Il Real Madrid è la storia della Champions: batterlo (o fare punti) vorrebbe dire mettere già un’importante ipoteca sul passaggio del turno.

 

I voti: Meret (6,5); Di Lorenzo (6,5); Ostigard (7); Natan (6,5); Olivera (6); Zambo Anguissa (6,5); Lobotka (6,5); Zielinski (6,5); Lindstroem (5,5); Simeone (6); Kvaratshkelia (6,5)

Dalla panchina: Osimhen (7); Politano (6,5); Raspadori (6,5); Gaetano (7); Cajuste (6)

Il mister: Garcia (7,5)

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