Tardini amaro per gli azzurri. Il Napoli va K.O nel “penalty-day” di Parma

Tardini amaro per gli azzurri. Il Napoli va K.O nel “penalty-day” di Parma

La via Emilia lascia ancora amaro in bocca alla squadra di Gattuso, che soccombe al Parma in virtù di due calci di rigore, siglati da Caprari e Kulusevski, che rendono effimera la trasformazione dal dischetto di Insigne


Parma amara per il Napoli

PARMA – Il Napoli lascia altri tre punti in terra emiliana. A beneficiare della generosità di questo Napoli di fine stagione è il Parma di D’Aversa, che nel penalty-day del Tardini vince 2:1 una partita tra due squadre praticamente in vacanza o con la testa altrove.

La spuntano i ducali che, a differenza degli azzurri sfruttano al meglio le poche occasioni che hanno saputo crearsi, ovvero trasformare i due calci di rigore, a firma di Caprari e Kulusevski, più “fischiabile” il primo, più discutibile il secondo, ma niente di scandaloso.

Neppure il rigore del Napoli è così luminoso, in virtù di un regolamento che sui falli di mano andrebbe almeno ridiscusso, quello di Grassi, con il chiaro intento di proteggersi dalla sassata da distanza ravvicinata di Fabian, è punibile della massima punizione, a firma di Insigne.

In mezzo ai rigori, una partita dai ritmi lenti, da fine stagione (appunto), nella quale il Napoli ha esercitato un marcato predominio territoriale ma, purtroppo, fine a se stesso. Da questo punto di vista davvero non si può chiedere di più ai ragazzi di Gattuso, complice anche il caldo e l’umidità di un Luglio torrido come non mai e le assenze in attacco, dove il Napoli, senza Milik e (soprattutto) Mertens non punge e non fa male alle difese avversarie.

Infatti, al Napoli visto al Tardini (e non solo al Tardini) è mancato tantissimo il movimento senza palla di Mertens e la presenza di un uomo d’area come Milik. Non ce ne voglia Lozano, chiamato giocoforza a vestire i panni, per lui scomodi, della punta centrale, ma non è fare il centravanti non è nelle sue corde e oggi si è visto. Il messicano s’impegna, indubbiamente, ma giocare di sponda e in prevalenza spalle alla porta lo rendono un calciatore “appena sufficiente” e forse neppure quello. Ma non era colpa sua: le esigenze di formazione hanno obbligato Gattuso all’unica scelta possibile e a cui va aggiunto che il messicano è stato mal servito: mai un pallone giocabile per lui, tranne un guizzo nel secondo tempo, ma davvero poco.

Lozano paga anche la leziosità di una manovra lenta e prevedibile, fatta di passaggini e passaggetti che mai hanno prodotto pericoli in casa parmense. Mai un’imbucata o una verticalizzazione atta a prendere d’infilata la retroguardia ducale, che non era composta da fulmini di guerra o fuoriclasse del settore. In quest’ottica la partita sembrava mettersi diversamente con una buona trama offensiva che ha portato alla conclusione Politano, respinta da Sepe, che poi si è rivelata una fugace scarica di adrenalina nata e finita lì.

Insomma, l’andazzo della partita era abbastanza chiaro: di giocare questa partita c’era poca voglia, poca testa e poche gambe. I calci di punizione del limite calciati da Mario Rui ed Insigne sono, in questo caso, simbolici a testimonianza di come la squadra di Gattuso stia tirando i remi in barca e pensando ad altro.

Ma se Atene piange, Sparta non ride, nel senso che se in attacco il Napoli ha accusato importanti lacune, in difesa non è andata meglio. Per la cronaca e la statistica: nelle 17 partite di campionato giocate dal Napoli sotto la gestione Gattuso solo in due circostanze il Napoli non ha subito gol (a Cagliari e Verona). I rigori regalati al Parma sono due grosse ingenuità, come la follia di Allan che, nel primo tempo, innesca Karamoh in una potenziale azione da rete. Errori marchiani, commessi da calciatori esperti: sintomo che la soglia della concentrazione è davvero bassa in queste ultime settimane.

Situazioni che vanno biasimate, ma fino ad un certo punto poichè le circostanze sono quelle che sono, il momento storico è particolare così come lo è stata tutta la stagione del Napoli fino ad oggi. Davvero, non si può chiedere tantissimo a Gattuso a cui vanno dati pieni meriti per aver recuperato mentalmente e tatticamente una squadra allo sbando. Cercare di limare qualche difettuccio qua e là, in vista del Barcelona, almeno quello si potrebbe (tentare di) fare. Intanto la classifica langue: partenopei sono settimi in solitaria, fotografia quanto mai fedele di un campionato nel quale ha recitato il ruolo di attore non protagonista.

Siamo ottimisti: verranno tempi migliori. Nel frattempo lasciamoci trascinare in questo anonimo finale di torneo, in attesa della Champions e della prossima stagione non lontanissima, dove ci aspetteremo un Napoli diverso da quello di Parma e di queste ultime gare.

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